Si deve documentare tutto.
Un esempio: c’è chi sostiene che le donne greche erano
chiuse in casa. Non lo erano le Spartane
In effetti denunciano tale reclusione Medea nella
tragedia di Euripide e l’Ateniese Cleonice nella Lisistrata di Aristofane
Sentiamole
Cleonice lamenta questa
clausura:"calephv
toi gunaikw'n e[xodo"” (16) è difficile per noi donne uscire.
Infatti, spiega, una di noi deve
stare china sul marito, l'altra deve svegliare lo schiavo, l'altra mettere a
letto il bambino, l’altra lavarlo, l'altra imboccarlo (Lisistrata, vv. 17-20).
La Medea di Euripide lamenta la condizione
della donna. Questa donna veniva dalla Colchide e nella tragedia si trova a
Corinto, ma il teatro dove recita l'attrice è in Atene e dunque il prersonaggio
di Euripide parla agli Ateniesi, come la Cleonice di Aristofane una ventina di
anni più tardi
"Se mentre ci affatichiamo nella vita coniugale
abbiamo successo,
e lo sposo convive con noi,
sopportando il giogo non per forza,
la vita è invidiabile; se no, bisogna morire.
Un uomo , quando gli pesa stare insieme a
quelli di casa,
uscito fuori, depone la noia dal cuore
volgendosi a un amico o a un coetaneo;
per noi al contrario è necessario mirare su
una sola persona (Medea, 241-247).
Assai diversa era la condizione della
donna spartana
Aristotele scrive che “il
legislatore ha regolato la vita degli uomini ma non quella delle donne le quali
vivono dissolutamente e lascivamente, dedite a ogni licenziosità”. Quindi: le donne hanno il
predominio come avviene nella maggior parte delle stirpi militaresche e
guerriere, eccezion fatta per i Celti (Politica, 1269b).
Quindi bisogna sempre precisare e astenersi dalle affermazioni generiche di ogni tipo.
Bologna 5 novembre 2021 ore 9, 23
giovanni ghiselli
p. s
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