venerdì 5 novembre 2021

Dobbiamo evitare le affermazioni generiche e apodittiche.


Si deve documentare tutto.

 

Un esempio: c’è chi sostiene che le donne greche erano chiuse in casa. Non lo erano le Spartane

 

In effetti denunciano tale reclusione Medea nella tragedia di Euripide e l’Ateniese Cleonice nella Lisistrata di Aristofane

Sentiamole

Cleonice lamenta questa clausura:"calephv toi gunaikw'n e[xodo" (16) è difficile per noi donne uscire.

Infatti, spiega, una di noi deve stare china sul marito, l'altra deve svegliare lo schiavo, l'altra mettere a letto il bambino, l’altra lavarlo, l'altra imboccarlo (Lisistrata, vv. 17-20).

 

 La Medea di Euripide lamenta la condizione della donna. Questa donna veniva dalla Colchide e nella tragedia si trova a Corinto, ma il teatro dove recita l'attrice è in Atene e dunque il prersonaggio di Euripide parla agli Ateniesi, come la Cleonice di Aristofane una ventina di anni più tardi

"Se  mentre ci affatichiamo nella vita coniugale abbiamo successo,

e lo sposo convive con noi, sopportando il giogo non per forza,

 la vita è invidiabile; se no, bisogna morire.

 Un uomo , quando gli pesa stare insieme a quelli di casa,

 uscito fuori, depone la noia dal cuore

volgendosi a un amico o a un coetaneo;

 per noi al contrario è necessario mirare su una sola persona (Medea, 241-247).

 

Assai diversa era la condizione della donna spartana

Aristotele scrive che “il legislatore ha regolato la vita degli uomini ma non quella delle donne le quali vivono dissolutamente e lascivamente, dedite a ogni licenziosità”. Quindi: le donne hanno il predominio come avviene nella maggior parte delle stirpi militaresche e guerriere, eccezion fatta per i Celti (Politica, 1269b).

Quindi bisogna sempre precisare e astenersi dalle affermazioni generiche di ogni tipo.

 

Bologna 5 novembre 2021 ore 9, 23

giovanni ghiselli

p. s

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