lunedì 29 novembre 2021

Gli idolatri.

L’economia prima della salute è la parola d’ordine.

Una volta si diceva che questa era « vincere ! » poi si perdeva la guerra costata centinaia di migliaia di vite umane.

 

 Inizio della seconda scena dell’Aulularia di Plauto

 

Euclione e Megadoro

I due vecchi si incontrano per strada. L’avaro Euclione non ha trovato il magister curiae.

Megadoro saluta affabilmente Salvus atque fortunatus, Euclio, semper sies! (182)

Euclione risponde Di te ament!

Sospetta però, e tra sé dice ubi dives blande appellat pauperem –iam illic homo aurum scit me habere; eo me salutat blandius (184-185).

Illic è arcaico per ille.

Euclione lamenta che non va troppo bene per via del denaro ego haud perbene a pecunia (186)

Megadoro risponde si est animus aequus sat habes qui bene vitam colas (187)

L’avaro teme che la sua vecchia serva abbia parlato e si propone cui ego iam linguam praecidam atque oculos effodiam  domi (189).

Chi ama troppo il denaro non può amare né rispettare il prossimo. Euclione è un idolatra.

 

 

nel De ira  Seneca   ricorda che i re incrudeliscono e compiono rapine e distruggono Stati costruiti con lunga fatica di secoli per cercare oro e argento dentro le ceneri delle città:"reges saeviunt rapiuntque et civitates longo saeculorum labore constructas evertunt ut aurum argentumque in cinere urbium scrutentur " (III, 33, 1).

 

Il culto idolatrico del denaro porta all'annientamento di ogni altro valore, di ogni bellezza, di ogni gioia.

D. H. Lawrence fa su questo tema una riflessione che si può collegare anche a quanto si è detto a proposito del cambiamento dei significati delle parole in certi periodi:" Tutte le grandi parole, pensava Connie, erano diventate vane per la gente della sua generazione; amore, gioia, felicità, casa, padre, madre, marito, tutte quelle grandi parole erano presso che morte ora, e andavano morendo di giorno in giorno.

La casa non era che un luogo dove si viveva; l'amore una cosa che non ingannava più; la gioia una parola da applicarsi a un bel charleston; la felicità un termine ipocrita usato per ingannare gli altri; il padre era una persona che si godeva la vita; il marito un uomo con cui si viveva e si cercava di tenere il buon umore. E quanto al sesso, l'ultima grande parola, non era che un nome da cocktail applicato a una eccitazione fugace che divertiva un istante e lasciava più flaccidi di prima (…)Il denaro? Forse era un'altra cosa. Si aveva sempre bisogno di denaro. Il denaro, il successo, la dea-cagna (…) erano necessità permanenti (…) Per far muovere il meccanismo della vita, si ha bisogno di denaro. Bisogna averne. Bisogna avere denaro. Non si ha veramente bisogno di nient'altro, in fondo. Tutto qui! Non è colpa nostra se viviamo; e, dal momento che viviamo, il denaro è una necessità, la sola necessità assoluta.

Di ogni altra cosa, alla peggio, si può fare a meno. Ma non del denaro. Per l'ultima volta: tutto qui!"[1].

 

Infine la Bibbia a proposito degli idolatri:"Gli idoli dei popoli sono argento e oro, opera delle mani dell'uomo. Hanno bocca e non parlano; hanno occhi e non vedono; hanno orecchi e non odono; non c'è respiro nella loro bocca. Sia come loro chi li fabbrica e chiunque in essi confida" (Salmi, 135, 15-18).

 

Bologna 29 novembre 2021

giovanni ghiselli

 

p. s.

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[1] D. H. Lawrence, L'amante di Lady Chatterly (del 1928), p. 80.

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