venerdì 19 novembre 2021

Medea due volte straniera.


 

La cultura pragmatica non arricchisce nessuno di bellezza e bontà, mentre  impoverisce molti siccome è povera di carità.

 

Pasolini, in una intervista a J. Duflot, dichiara che nel suo film ha voluto mettere in evidenza il contrasto tra la cultura razionale e pragmatica di Giasone e quella arcaica e ieratica della barbara:" Ho riprodotto in Medea  tutti i temi dei film precedenti (...) Quanto alla pièce  di Euripide, mi sono semplicemente limitato a qualche citazione (...) Medea è il confronto dell'universo arcaico, ieratico, clericale, con il mondo di Giasone, mondo invece razionale e pragmatico. Giasone è l'eroe attuale (la mens  momentanea) che non solo ha perso il senso metafisico, ma neppure si pone ancora questioni del genere. E' il "tecnico" abulico, la cui ricerca è esclusivamente intenta al successo (...) Confrontato all'altra civiltà, alla razza dello "spirito", fa scattare una tragedia spaventosa. L'intero dramma poggia su questa reciproca contrapposizione di due "culture", sull'irriducibilità reciproca delle due civiltà (...) potrebbe essere benissimo la storia di un popolo del Terzo Mondo, di un popolo africano, ad esempio[1]".

Giasone è un pragmatico: “l'interpretazione puramente pragmatica (senza Carità) delle azione umane deriva in conclusione da questa assenza di cultura: o perlomeno da questa cultura puramente formale e pratica"[2].

Qui l'autore parla del vuoto di Carità dell'Italia degli anni Settanta. Ma riferiamolo alla Medea di Euripide. Il pragmatismo di Giasone si manifesta chiaramente quando il seduttore dichiara alla sua ex moglie di avere voluto cambiare donna, prendendo la principessa di Corinto, non perché odiasse la madre dei suoi figli, o perché ne volesse altri, ma per la cosa più importante: vivere bene, lui con la famiglia, o le famiglie, e senza restrizioni (wJ" , to; men; mevgiston, oijkoi''men kalw'"-kai; mh; spanizoivmeqa),   sapendo con certezza che il povero tutti lo sfuggono (vv. 559-560). Abbiamo già messo in rilievo che Giasone   "dra'/ ta; sumforwvtata-ghvma" tuvrannon " (v. 876-877) fa quello che è più utile sposando la figlia di un re

 

Cfr. quanto dice la Medea di Euripide

 

"E se con noi che ci affatichiamo in questo con successo,

il coniuge convive, sopportando il giogo non per forza,

 la vita è invidiabile; se no, bisogna morire.

 Un uomo poi , quando gli pesa stare insieme a quelli di casa,

 uscito fuori, depone la noia dal cuore

volgendosi a un amico o a un coetaneo;

 per noi al contrario è necessario mirare su una sola persona

Dicono di noi che viviamo una vita senza pericoli

 in casa, mentre loro combattono con la lancia,

 pensando male: poiché io tre volte accanto a uno scudo

 preferirei stare che partorire una volta sola .

Però non vale proprio lo stesso discorso  per te e per me;

 tu hai questa  tua città e la casa paterna

e  comodità di vita e compagnia di amici,

io, poiché sono isolata e senza città, devo subire oltraggi

da un uomo, dopo essere stata rapita da una terra barbara,

senza avere la madre, né un fratello, né un congiunto

per trovare un ancoraggio fuori da questa sventura” (241-258)

 

Bologna 10 novembre 2021 ore 11, 51

 giovanni ghiselli

p. s.

Statistiche del blog

Sempre1183107

Oggi86

Ieri325

Questo mese5748

Il mese scorso8104

 

 



[1]J. Duflot, Pier Paolo Pasolini. Il sogno del centauro, Roma 1983, in Naldini, Pasolini, una vita , p. 81.

[2] P.P. Pasolini, Scritti corsari, p. 49.

Nessun commento:

Posta un commento

Quel che resta di Ettore Romagnoli. Di Giuseppe Moscatt

Quel che resta di Ettore Romagnoli Giuseppe Moscatt Discepolo di Nietzsche? Precursore di Pasolini? Maestro di Peter Brook? Oppure genio e s...