Pirra
Ovidio e Leopardi
Pirra è figlia di Pandora e di Epimeteo ed è sposa di Deucalione, figlio di Prometeo.
Esiodo nel Catalogo delle donne (fr. 2a) ricorda che da Pirra e Deucalione (o Prometeo) nacque Elleno.
Gli uomini vengono creati per la seconda volta da Deucalione e Pirra senza fare uso del letto
" In tutta la poesia greca arcaica il termine eunhv, al pari di levco", è impiegato metaforicamente per designare l'unione che vi si consuma…Dal lato della mitologia il letto è essenzialmente metafora dell'unione coniugale fra due giovani
adulti…Solo Deucalione e Pirra, esseri primordiali, possono creare lontano dal lechos la razza di pietra che è all'origine del genere umano"[1].
Ovidio non dice, come Esiodo, di vivere nell’età ferrea.
Ammette invece di essere parte della razza “pietrosa”, iniziata dopo il diluvio.
Nel primo libro delle Metamorfosi il poeta di Sulmona racconta che dopo il diluvio la terra riapparve sopra le acque.
Deucalione però la vide deserta e pianse, poi si rivolse a Pirra chiamandola “O soror, o coniunx, o femina sola superstes (351)
Le disse : “nunc genus in nobis resta mortale duobus- (sic visum superis) hominumque exempla manemus” (365-366)
Piangevano entrambi. Andarono quindi a cercare, attraverso un oracolo, l’aiuto dei numi. Toccarono le soglie del tempio sul fiume Cefiso nella Focide e si rivolsero alla dea Themi chiedendole come potessero riparare allo scempio del genere umano punito da Giove per l’ infamia temporis, l’efferatezza del secolo guasto, giunta al culmine dei delitti con l’empietà del tiranno Licaone fatto diventare lupo.
Temi disse ai due supplici che dovevano gettare le ossa della gran madre dietro la schiena.
Deucalione svela il significato dell’oracolo e dice: magna parens terra est (392) e le ossa nel corpo della madre sono i sassi. Dobbiamo lanciali dietro la schiena. I due vecchi pur esitanti obbediscono e i sassi lanciati lasciano la loro durezza nativa assumendo un poco alla volta forme umane come statue in via di formazione. L’umido ancora presente sui sassi diventa carne, le pietre divengono ossa. I sassi lanciati dall’uomo ebbero aspetto virile, quelli gettati da Pirra diventarono donne.
Inde genus durum sumus experiensque laborum, quindi siamo una razza dura e provata dalle fatiche, et documenta damus, qua simus origine nati, e diamo dimostrazione di qual è la nostra origine (Ovidio, Metamorfosi, I, 411-415).
Ora sentiamo Leopardi
“Ora, poiché fu punita dagli Dei con il diluvio di Deucalione la protervia dei mortali e presa vendetta delle ingiurie, i due soli scampati dal naufragio universale del nostro genere, Deucalione e Pirra, affermando seco medesimi niuna cosa potere maggiomente giovare alla stirpe umana che di essere al tutto spenta, sedevano in cima a una rupe chiamando la morte con efficacissimo desiderio, non che temessero né deplorassero il fato comune.
Non per tanto, ammoniti da Giove di riparare alla solitudine della terra; e non sostenendo; come erano sconfortati e disdegnosi della vita, di dare opera alla generazione; tolto delle pietre dalla montagna, secondo che dagli Dei fu mostrato loro, e gittatosele dopo le spalle, restaurarono la specie umana” Giove si era accorto che agli uomini non basta vivere ed essere liberi da ogni dolore e molestia del corpo e desiderano l’impossibile tanto più quanto meno sono afflitti da altri mali. Sicché “deliberò valersi di nuove arti a conservare questo misero genere: le quali furono principalmente due. L’una mescere la loro vita di mali veri; l’altra implicarla in mille negozi e fatiche, ad effetto d’intrattenere gli uomini e divertirli quanto più si potesse dal conversare col proprio animo, o almeno col desiderio di quella loro incognita e vana felicità” (Leopardi, Storia del genere umano).
Bologna 22 novembre 2021 ore 19, 19
giovanni ghiselli
p. s.
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