Il vitino e il pungiglione di vespa negli umani sono segni di nobiltà e di valore combattivo secondo Aristofane.
Nella I parabasi delle Vespe i coreuti spiegano il significato del vitino di vespa m’ ojrw'n mevson diesfhkwvmenon (1072) e del pungiglione con cui si presentano loro, ex combattenti in difesa della patria assalita dalle orde persiane.
Il poeta vuole chiarire tutto, in modo che anche l’ a[mouso" l’ignorante (1074) capisca.
Questi vecchi che compongono il coro dicono di essere i soli davvero legittimamente Attici- jAttikoi; movnoi dikaivw" , ejggenei`" aujtovcqone"-indigeni autoctoni (1076).
Quindi rivendicano il loro valore di Ateniesi autentici nelle guerre persiane- ajndrikwvtaton gevno" (1077) stirpe valorosissima che giovò alla patria in battaglia quando il barbaro scese a soffocare nel fumo e distruggere con il fuoco tutta la città- tw`/ kapnw`/ tuvfwn a[pasan th;n povlin kai; purpolw`n (1079).
Nel 422, anno di rappresentazione delle Vespe, sono passati diversi decenni dalle guerre persiane e mi vengono in mente i pochi partigiani e partigiane superstiti: non vedo nessun obeso nemmeno tra questi.
giovanni ghiselli
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