Prassagora di Aristofane, Tiberio Gracco di Plutarco, Friedrich Engels e Bertolt Brecht.
Prassagora espone il suo programma: tutti devono avere tutto in comune
I mezzi di vita devono essere di tutti e uguali per tutti.
Non deve accadere che uno sia ricco e un altro miserabile, né che uno abbia tanta terra da coltivare e un altro nemmeno quella per essere sepolto- mhde; gewrgei'n to;n me;n pollh;n, tw'/ d j ei\nai mhde; tafh'nai (Aristofane, Ecclesiazuse, 592).
Tiberio Gracco parlava alla folla denunciando il pessimo trattamento riservato ai poveri nullatenenti i quali combattono e muoiono per il lusso e la ricchezza di altri-uJpe;r ajllotriva" trufh'" kai; ploutou polemou'si kai; ajpoqnh/vskousi, e mentre erano chiamati padroni del mondo, non possedevano nemmeno la proprietà di una zolla, kuvrioi th'" oijkoumevnh" ei\nai legovmenoi, mivan de; bw'lon ijdivan oujk e[conte" (Plutarco, Vita di Tiberio Gracco, 9, 6).
Tiberio Gracco suscita in me grande ammirazione: nobile e ricco lottò fino alla morte in difesa dei poveri e diseredati.
Simile ammirazione provo per Friedrich Engels
Trovo spregevolissimi invece i poveri che cercano di scimmiottare i ricchi visibilmente e tragicamente nello stesso tempo
"Il sistema migliore per rendere inoffensivi i poveri è insegnare loro a imitare i ricchi"[1].
Infine sentiamo Bertolt Brecht:
“Io son cresciuto figlio
di benestanti. I miei genitori mi hanno
messo un colletto, e mi hanno educato
nelle abitudini di chi è servito
e istruito nell’arte di dare ordini. Però
quando fui adulto e mi guardai intorno
non mi piacque la gente della mia classe,
né dare ordini né essere servito.
E io lasciai la mia classe e feci lega
Con la gente del basso ceto”[2].
giovanni ghiselli
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