lunedì 1 novembre 2021

Ci piace imparare

Nelle Rane di Aristofane il  corifeo dirige l’agone che vuole sia civilmente regolato

Chiede un eloquio urbano ma non banale, non parole che potrebbe dire un altro uomo qualunque- oi|  j a]n allo" ei[poi (906).

Quando assistiamo ai dibattiti politici o culturali trasmessi dalla televisione pensiamo che stiamo perdendo tempo se chi parla dice parole che si sentono anche nei bar o al supermercato mentre facciamo la fila.

Allora ci accorgiamo che non impariamo niente di più di quanto comunemente si sente dire e cambiamo canale.

Vorremmo che almeno la forma aggiungesse qualche cosa al poco che sappiamo se i contenuti sono banali e scontati.

 

Si ricorderà che Aristotele nella Poetica suggerisce questa regola d’oro: "Levxew~ de; ajreth; safh' kai; mh; tapeinh;n ei\nai” (1458a, 18 ).   Pregio del linguaggio  è essere chiaro e non pedestre.

Il poeta può e deve variare rispetto all’usuale.

Il linguaggio si scosta dall’ordinario quando usa espressioni peregrine:“xeniko;n de; levgw glw'ttan kai; metafora;n kai; ejpevktasin kai; pa'n to; para; to; kuvrion” (1458a, 22 ), con peregrino intendo la glossa, la metafora, allungamento e ogni forma contraria all’usuale stabilito.

 

giovanni ghiselli

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