scherzando tra amici a Debrecen
La sera e la notte dell’8 agosto 1979. La corsa insufficiente. La mors
imperfecta. Il casinetto del tennis. Le visioni. Danilo e io: gli
amici bibuli sopravvissuti a 50 e più anni di amicizia.
Quella sera
impiegai 20 minuti e 55 secondi per correre i 5000 metri sulla pista dello
stadio di Debrecen. Un tempo alto cronometrato da Isabella che pur mi incitava
ad aumentare il ritmo. Non ce la facevo.
Quando
invece correvo pensando che il tifo buono venisse da Ifigenia, andavo più
forte. Nessuna donna in quel tempo poteva infondermi tanta potenza fisica e
mentale e nemmeno tanto dolore quanto quella che non mi scriveva. Considerati i
pro e i contro, decisi di continuare ad aspettare, e a sperare nella sua
fedeltà, pur se in certe folate del vento occidentale fiutavo l’odore cattivo del
tradimento. Ero rientrato nella profonda tenebra dell’angoscia.
La morte
dell’amore era ancora incompiuta: mors imperfecta. Era necessario
soffrire ancora, per capire e imparare di più.
Dovevo
vederla bella eppure fresca di inferno un paio di settimane più tardi.
Dopo cena
c’era una festa nel casinetto del tennis. Si ballava. Come la sera di Helena e
di Josiane, nel 71. Quella notte lontana era finita bene, con la finnica amata
senza infedeltà. Helena cantava Summertime e io vedevo le idèe
calate nelle cose. E’ rimasto uno dei momenti epifanici della mia vita.
La sera
dell’8 agosto del 1979 invece ero come ossessionato dall’immagine di Ifigenia.
La vedevo dovunque: nella pista da ballo, in quella dello stadio, perfino tra
le stelle senza però che questa visione mi infondesse pensieri lieti. Il
sospetto di fondo era che quella splendida donna mi stesse ingannando e quindi
non poteva essere adatta alla mia persona troppo sensibile e delicata per
mandare giù rospi velenosi come la promessa mancata dell’espresso e, quasi
sicuramente, quella della fedeltà. Avrei dovuto, per forza, la forza dei fatti,
cancellare Ifigenia dalla mia vita.
Conclusi
la serata realisticamente, ossia con una bevuta in compagnia dell’amico bibulus,
assorbente come la battigia dove va e viene l’onda coprendo e scoprendo
alternatamente l’estremità della riva marina.
Danilo
dico. Ci siamo sentiti di recente, con affetto. E’ uno dei pochi amici di
allora, e di sempre, sopravvissuti. Ne sono molto contento.
giovanni
ghiselli
Nessun commento:
Posta un commento