domenica 20 settembre 2020

Debrecen 1979. 42. Estate del 1979

scherzando tra amici a Debrecen

La sera e la notte dell’8 agosto 1979. La corsa insufficiente. La mors imperfecta. Il casinetto del tennis. Le visioni. Danilo e io: gli amici bibuli sopravvissuti a 50 e più anni di amicizia.

 

Quella sera impiegai 20 minuti e 55 secondi per correre i 5000 metri sulla pista dello stadio di Debrecen. Un tempo alto cronometrato da Isabella che pur mi incitava ad aumentare il ritmo. Non ce la facevo.

Quando invece correvo pensando che il tifo buono venisse da Ifigenia, andavo più forte. Nessuna donna in quel tempo poteva infondermi tanta potenza fisica e mentale e nemmeno tanto dolore quanto quella che non mi scriveva. Considerati i pro e i contro, decisi di continuare ad aspettare, e a sperare nella sua fedeltà, pur se in certe folate del vento occidentale fiutavo l’odore cattivo del tradimento. Ero rientrato nella profonda tenebra dell’angoscia.

La morte dell’amore era ancora incompiuta: mors imperfecta. Era necessario soffrire ancora, per capire e imparare di più.

Dovevo vederla bella eppure fresca di inferno un paio di settimane più tardi.

Dopo cena c’era una festa nel casinetto del tennis. Si ballava. Come la sera di Helena e di Josiane, nel 71. Quella notte lontana era finita bene, con la finnica amata senza infedeltà. Helena cantava Summertime e io vedevo le idèe calate nelle cose. E’ rimasto uno dei momenti epifanici della mia vita.

 

La sera dell’8 agosto del 1979 invece ero come ossessionato dall’immagine di Ifigenia. La vedevo dovunque: nella pista da ballo, in quella dello stadio, perfino tra le stelle senza però che questa visione mi infondesse pensieri lieti. Il sospetto di fondo era che quella splendida donna mi stesse ingannando e quindi non poteva essere adatta alla mia persona troppo sensibile e delicata per mandare giù rospi velenosi come la promessa mancata dell’espresso e, quasi sicuramente, quella della fedeltà. Avrei dovuto, per forza, la forza dei fatti, cancellare Ifigenia dalla mia vita.

 Conclusi la serata realisticamente, ossia con una bevuta in compagnia dell’amico bibulus, assorbente come la battigia dove va e viene l’onda coprendo e scoprendo alternatamente l’estremità della riva marina.

 Danilo dico. Ci siamo sentiti di recente, con affetto. E’ uno dei pochi amici di allora, e di sempre, sopravvissuti. Ne sono molto contento.

 

giovanni ghiselli

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