L. Signorelli, Stazio
Argomenti
Stazio nel Purgatorio di
Dante. Il rapporto di Achille con la madre nell’Achilleide di
Stazio.
Posso ricordare quanto dice Stazio a
Virgilio nella V cornice del Purgatorio di Dante: “ Ed elli a
lui: “Tu prima m’inviasti/verso Parnaso a ber nelle sue grotte,/e prima
appresso Dio m’alluminasti./Facesti come quei che va di notte,/che porta il
lume dietro e sé non giova, ma dopo lui fa le persone dotte, /quando dicesti:
‘Secol si rinnova;/torna giustizia e primo tempo umano,/e progenie scende da
ciel nova’[1]/Per te poeta fui, per te cristiano”
(XXII, 67 - 72).
Nel Purgatorio di Dante,
Stazio si trova nella V cornice tra gli avari e i prodighi. Si presenta dicendo
“Stazio la gente ancor di là mi noma:/cantai di Tebe, e poi del grande Achille;
ma caddi in via con la seconda soma” (XXI, 91 - 93). Poi dice dell’ Eneide “
la qual mamma - fummi e fummi nutrice poetando” (97 - 98)
Dante gli svela che il suo
accompagnatore “è quel Virgilio dal qual tu togliesti - forte a cantar de li
uomini e d’ i dèi”. Stazio si china ad abbracciar li piedi ma Virgilio gli
dice: “Frate, non far, ché tu se’ ombra e ombra vedi”
“ Ed i surgendo: “Or puoi la
quantitate/comprender dell’amor ch’a te mi scalda,/quand’io dismento nostra
vanitate,/trattando l’ombre come cosa salda”[2].
A proposito della guerra dei 7
contro Tebe, ricordo che Esiodo aveva scritto che la razza degli eroi si
estinse prima nella generazione dei 7 contro Tebe che combatterono per le
greggi di Edipo nella terra di Cadmo (Opere, 162), poi i loro figli
nella guerra di Troia. E’ la fine dell’età micenea
Nell’Achilleide Tetide,
in ansia per la sorte di Achille, rinfaccia a Nettuno di avere aperto la
disgraziata distesa marina a usi criminali: “Eunt tutis terrarum crimina
velis,/ex quo iura freti maiestatemque repostam/rupit Iasonia puppis Pagasaea
rapina” (vv. 63 - 65), veleggiano sicuri i delitti delle terre, da quando
la poppa di Pagase ha violato con la rapina di Giasone i diritti del mare e la
sua remota maestà.
Il delitto successivo (aliud
scelus, v. 66) che inquieta Tetide è il ratto di Elena da parte di Paride:
porterà infatti Achille alla morte che la madre tenta di scongiurare,
invano.
Nell’Achilleide il giovanissimo Pelide deve ribellarsi alla
madre, che ne aveva fatto un travestito perché non andasse alla guerra di
Troia: “Paruimus, genetrix, quamquam haud toleranda iuberes,/paruimus
nimium: bella ad Troiana ratesque/Argolicas quaesitus eo” (II, 17 - 19), ho
obbedito, madre, sebbene tu ordinassi cose non tollerabili, ti ho obbedito
troppo: vado alla guerra di Troia sulle navi dei Greci che mi hanno
cercato.
Achille ha ricevuto un’educazione durissima da Chirone e vuole metterla in
pratica nella guerra di Troia.
Si ricordi[3] quanto afferma Esiodo dei bambini
ritardati, potenzialmente violenti, che vivevano fino a cento anni con la
madre.
Sentiamo Fromm: "Rimanendo
legato alla natura, alla madre o al padre, l'uomo riesce quindi a sentirsi a
suo agio nel mondo, ma, per la sua sicurezza, paga un prezzo altissimo, quello
della sottomissione e della dipendenza, nonché il blocco del pieno sviluppo
della sua ragione e della sua capacità di amare. Egli resta un fanciullo mentre
vorrebbe diventare un adulto"[4].
"La capacità d'amare dipende
dalla propria capacità di emergere dal narcisismo e dall'attaccamento
incestuoso per la propria madre e il proprio clan; dipende dalla propria
capacità di crescere, di sviluppare un orientamento produttivo nei rapporti col
mondo e se stessi"[5].
Cfr. l’elogio di Domiziano nell’Achilleide di
Stazio. L’eroe celebrato nel poema, il Pelide, sarebbe stato un preludio
dell’ultimo dei Flavi: magnusque tibi praeludit Achilles (I,
19).
giovanni ghiselli
p.s.
se ci saranno richieste, qui nel
blog o durante il corso che inizierò il 13 ottobre alla Primo Levi, presenterò
anche l’Achilleide con l’educazione di Achille da parte di Chirone
[1] Cfr. Bucolica IV,
5 - 7: “magnus ab integro saeclorum nascitur ordo./Iam redit et Virgo,
redeunt Saturnia regna;/iam nova progenies caelo demittitur alto”
[2] Purgatorio XXI, 133 -
136.
[3] Cap. 58.
[4]E. Fromm, La rivoluzione della
speranza , p. 80.
[5]E. Fromm, L'arte d'amare ,
p. 153.
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