giovedì 17 settembre 2020

Il referendum. La mia dichiarazione di voto

 Stazio (45-96 d. C.) inizia la sua Tebaide con una dichiarazione dell’argomento che intende svolgere nei suoi versi: non risalirà dunque al ratto di Europa e alla ricerca della sorella che Agenore re di Tiro impose a Cadmo, né la seminagione dei denti del drago nei solchi nefandi, né la storia di Anfione che con il suo canto ordinò alle rocce dei monti di ingrandire le mura di Tebe, né l’ira di Bacco contro la sua città natale, né il male che Giunone fece a Semele, a Ino, ad Atamante reso tanto insano che uccise il proprio figlio Learco. Tutto questo sarebbe troppo: il confine del suo poema deve essere la confusa casa di Edipo. Limes mihi carmini esto-Oedipodae confusa domus (16-17).

Io trovo una grande confusione nella casa della sinistra politica alla quale ho sempre dato il mio voto: l’ultima volta a LEU guidato da Bersani che adesso però propone di votare Sì al referendum quando una parte non piccola dei suoi preferisce votare NO. La medesima confusione c’è nel PD.

Ebbene io dichiaro che voterò No, e cerco di mettere ordine nella confusione, di risolverne l’intricata, labirintica complessità, suggerendo di votare No poiché in questa fase abbiamo bisogno di più Politica e di più Parlamento. La riduzione del numero dei deputati rende il nostro stato politico sempre più oligarchico. Dunque, date retta a un vecchio che ha imparato dai classici a dire le cose semplicemente come stanno e ha pure appreso da loro a scrivere in maniera chiara, perspicua, senza inutili ghirigori: votate NO.

giovanni ghiselli

 

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