Sébastien Norblin, Antigone donnant la sépulture à Polynice
Argomenti
La sepoltura dei caduti argivi
negata da Creonte. La disumanità di questo decreto già messa in rilievo da
Antigone nella tragedia di Sofocle.
Argia, la moglie di Polinice, getta
via ogni timore da donna e si reca a Tebe con il proposito di reclamare onori
funebri per suo marito.
Altre donne che rifiutano la
sottomissione e la paura: Medea, lady Macbeth e Cleopatra.
I Tebani si recano nel campo di
battaglia per vedere la frigida strages (29)
Amant miseri lamenta malisque fruuntur (45).
Nell’Elena di Euripide,
Menelao dice che le lacrime sono la sua gioia (ejma; de;
carmonav davkrua, 654).
Ci sono poi gli onori funebri negati
a Polinice. Nemmeno il difensore Eteocle riceve un funerale da re, riservato a
Meneceo il figlio del nuovo re. Creonte che ordina di non seppellire gli
assalitori argivi, compreso suo nipote Polinice.
Nella letteratura antica Creonte
corrisponde al “lupo nemico dell’uomo” di Webster.
L’atto disumano del negare la
sepoltura si può commentare con un paio di versi di una tragedia
dell’elisabettiano Webster: fanno parte della nenia funebre cantata
da Cornelia "in vari modi di follia", sul cadavere del figlio
Marcello ucciso dal fratello Flaminio:" Chiamate il pettirosso e lo
scricciolo, che volano sopra i boschetti ombrosi, e con foglie e fiori coprono
i corpi soli al mondo degli insepolti. Chiamate al suo lamento funebre la
formica, il topo dei campi e la talpa, che levino mucchi di terra per tenerlo
caldo e quando le ricche tombe vengono depredate non soffra danno: ma
tenete lontano il lupo, che è nemico degli uomini, altrimenti con le sue unghie
li dissotterrerà (But keep the wolf far hence, that's foe to men,/For
with his nails he' ll dig them up again)"[1].
Ad Argo le donne piangono i morti:
le vedove Argia, Deipyle, Evadne che nelle Supplici di Eur (1046)
si getta come un uccello sulla pira di Capaneo come abbiamo visto, Nealce la
moglie di Ippomedonte e anche Erifile l’empia consorte del vate Anfiarao, e Atalanta,
la madre di Partenopeo.
Queste donne, orbate di mariti, di
fratelli, di figli, vanno verso Tebe, ma per strada incontrano un ferito di
guerra, che le convince a recarsi ad Atene da Teseo il quale vi sta tornando
dopo avere sconfitto le Amazzoni sul Termodonte: bello cogendus et
armis - in mores hominemque Creon (165 - 166), bisogna costringere con
la guerra Creonte a volgersi verso i costumi umani.
La disumanità degli ordini di
Creonte e l’illegittimità del suo decreto viene fatta notare più volte
dall’Antigone di Sofocle la quale contrappone al tiranno la propria umanità che
non vuole condividere l’odio, bensì l’amore: "ou[toi
sunevcqein ajlla; sumfilei'n e[fun" (Antigone, v. 523)
Questa figlia di Edipo non teme
l’isolamento: quando la sorella Ismene impaurita le fa notare: "tu hai il
cuore caldo per dei cadaveri gelati" (v. 88), Antigone risponde :
" ajll j oi\d j ajrevskous j oi|" mavlisq j aJdei'n
me crhv" (Antigone,
v. 89), ma so di essere gradita a quelli cui soprattutto bisogna che io piaccia".
Sembra ricordare il “diventa quello che sei” di Pindaro[14],
la somma del suo pensiero educativo.
Né ha paura della morte questa
ragazza. Infatti aggiunge: “ma lascia che io e la pazzia che spira da
me/soffriamo questa prova tremenda: io non soffrirò/nulla di così grave da non
morire nobilmente" (w{ste mh; ouj kalw'" qanei'n, Antigone, v.97).
Argia la moglie di Polinice decide
di andare a Tebe, da sola (sexuque relicto, 178), lasciata perdere la
debolezza del sesso.
Cfr. la Cleopatra di Shakespeare. La regina perdente, piuttosto che vedersi
vilipesa da littori e istrioni che rappresenteranno Antonio come ubriaco e che
dover assistere a qualche giovanotto il quale travestito da becera
Cleopatra squeaking Cleopatra avvilirà la sua grandezza
raffigurandola in the posture of a whore (Antonio e
Cleopatra, V, 2, 214 - 219), la donna comunque regale decide di
uccidersi. Non ha più
dubbi: “My resolution is placed, and I haved nothing of woman in me: now
from head to foot I am a marble - constant; now the fleeting moon non planet of
mine” (V, 2, 238 - 241), adesso la luna incostante non è il mio pianeta.
Cfr. anche Lady
Macbeth che vuole defemminilizzarsi quando invoca gli spiriti che apportano
pensieri di morte:"unsex me here", snaturatemi il sesso
ora, e riempitemi dalla testa ai piedi della crudeltà più orrenda (of direst
cruelty). Il sangue di cui gronda la tragedia, nel suo corpo deve addensarsi
e chiudere ogni via di accesso al rimorso (Macbeth, I, 5).
Cfr. pure la Medea di Seneca la
quale pensa di incenerire l'istmo di Corinto e di assumere la ferocia massima
negando la propria femminilità:" pelle femineos metus/et
inhospitalem Caucasum mente indue./ " (vv. 42 - 44, scaccia le
paure femminili e indossa mentalmente il Caucaso inospitale, dice a se stessa.
Lady Macbeth e Medea vogliono
uccidere altre persone, Cleopatra solo la schiava che diventerebbe dopo la
vittoria di Ottaviano, e lo fa con sovrana noncuranza the stroke of
death is as a lover's pinch (V, 2, 294), il tocco della morte è come
il pizzicotto di un amante.
L’ombra di Polinice chiede un rogo
ad Argia la quale non sopporta che il marito rimanga insepolto. La figlia di
adrasto si sceglie come accompagnatore il proprio precettore Menete. La donna
si muove come una sacerdotessa di Cibele. Giunta davanti alle porte, chiede
alla città il cadavere del marito: improba non sunt vota: rogos hospes
planctumque et funera posco” 261 - 262), le mie richieste non sono
malvagie: chiedo, da ospite, roghi e compianto.
Quindi si reca nel campo dello
sterminio e si muove come Cerere che cercava Proserpina
Pesaro 20 settembre ore 20, 50. giovanni
ghiselli
[1] J. Webster, Il diavolo bianco (del
1612), I, 2.
Nessun commento:
Posta un commento