NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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domenica 20 settembre 2020

Stazio, "Tebaide", XII (vv. 45 -261)

Sébastien Norblin, Antigone donnant la sépulture à Polynice

Argomenti

La sepoltura dei caduti argivi negata da Creonte. La disumanità di questo decreto già messa in rilievo da Antigone nella tragedia di Sofocle.

Argia, la moglie di Polinice, getta via ogni timore da donna e si reca a Tebe con il proposito di reclamare onori funebri per suo marito.

Altre donne che rifiutano la sottomissione e la paura: Medea, lady Macbeth e Cleopatra.

 

I Tebani si recano nel campo di battaglia per vedere la frigida strages (29)

Amant miseri lamenta malisque fruuntur (45).

 

Nell’Elena di Euripide, Menelao dice che le lacrime sono la sua gioia (ejma; de; carmonav davkrua, 654).

 

Ci sono poi gli onori funebri negati a Polinice. Nemmeno il difensore Eteocle riceve un funerale da re, riservato a Meneceo il figlio del nuovo re. Creonte che ordina di non seppellire gli assalitori argivi, compreso suo nipote Polinice.

 

Nella letteratura antica Creonte corrisponde al “lupo nemico dell’uomo” di Webster.

L’atto disumano del negare la sepoltura si può commentare con un paio di versi di una tragedia dell’elisabettiano Webster: fanno parte della nenia funebre cantata da Cornelia "in vari modi di follia", sul cadavere del figlio Marcello ucciso dal fratello Flaminio:" Chiamate il pettirosso e lo scricciolo, che volano sopra i boschetti ombrosi, e con foglie e fiori coprono i corpi soli al mondo degli insepolti. Chiamate al suo lamento funebre la formica, il topo dei campi e la talpa, che levino mucchi di terra per tenerlo caldo e quando le ricche tombe vengono depredate non soffra danno: ma tenete lontano il lupo, che è nemico degli uomini, altrimenti con le sue unghie li dissotterrerà (But keep the wolf far hence, that's foe to men,/For with his nails he' ll dig them up again)"[1].

 

Ad Argo le donne piangono i morti: le vedove Argia, Deipyle, Evadne che nelle Supplici di Eur (1046) si getta come un uccello sulla pira di Capaneo come abbiamo visto, Nealce la moglie di Ippomedonte e anche Erifile l’empia consorte del vate Anfiarao, e Atalanta, la madre di Partenopeo.

Queste donne, orbate di mariti, di fratelli, di figli, vanno verso Tebe, ma per strada incontrano un ferito di guerra, che le convince a recarsi ad Atene da Teseo il quale vi sta tornando dopo avere sconfitto le Amazzoni sul Termodonte: bello cogendus et armis - in mores hominemque Creon (165 - 166), bisogna costringere con la guerra Creonte a volgersi verso i costumi umani.

 

La disumanità degli ordini di Creonte e l’illegittimità del suo decreto viene fatta notare più volte dall’Antigone di Sofocle la quale contrappone al tiranno la propria umanità che non vuole condividere l’odio, bensì l’amore: "ou[toi sunevcqein ajlla; sumfilei'n e[fun" (Antigone, v. 523)

Questa figlia di Edipo non teme l’isolamento: quando la sorella Ismene impaurita le fa notare: "tu hai il cuore caldo per dei cadaveri gelati" (v. 88), Antigone risponde : " ajll j oi\d j ajrevskous j oi|" mavlisq j aJdei'n me crhv" (Antigone, v. 89), ma so di essere gradita a quelli cui soprattutto bisogna che io piaccia". Sembra ricordare il “diventa quello che sei” di Pindaro[14], la somma del suo pensiero educativo.

Né ha paura della morte questa ragazza. Infatti aggiunge: “ma lascia che io e la pazzia che spira da me/soffriamo questa prova tremenda: io non soffrirò/nulla di così grave da non morire nobilmente" (w{ste mh; ouj kalw'" qanei'n, Antigone, v.97).

 

Argia la moglie di Polinice decide di andare a Tebe, da sola (sexuque relicto, 178), lasciata perdere la debolezza del sesso. 

Cfr. la Cleopatra di Shakespeare. La regina perdente, piuttosto che vedersi vilipesa da littori e istrioni che rappresenteranno Antonio come ubriaco e che dover assistere a qualche giovanotto il quale travestito da becera Cleopatra squeaking Cleopatra avvilirà la sua grandezza raffigurandola in the posture of a whore (Antonio e Cleopatra, V, 2, 214 - 219), la donna comunque regale decide di uccidersi. Non ha più dubbi: “My resolution is placed, and I haved nothing of woman in me: now from head to foot I am a marble - constant; now the fleeting moon non planet of mine” (V, 2, 238 - 241), adesso la luna incostante non è il mio pianeta.

Cfr. anche Lady Macbeth che vuole defemminilizzarsi quando invoca gli spiriti che apportano pensieri di morte:"unsex me here", snaturatemi il sesso ora, e riempitemi dalla testa ai piedi della crudeltà più orrenda (of direst cruelty). Il sangue di cui gronda la tragedia, nel suo corpo deve addensarsi e chiudere ogni via di accesso al rimorso (Macbeth, I, 5).

Cfr. pure la Medea di Seneca la quale pensa di incenerire l'istmo di Corinto e di assumere la ferocia massima negando la propria femminilità:" pelle femineos metus/et inhospitalem Caucasum mente indue./ " (vv. 42 - 44, scaccia le paure femminili e indossa mentalmente il Caucaso inospitale, dice a se stessa.

 

Lady Macbeth e Medea vogliono uccidere altre persone, Cleopatra solo la schiava che diventerebbe dopo la vittoria di Ottaviano, e lo fa con sovrana noncuranza the stroke of death is as a lover's pinch (V, 2, 294), il tocco della morte è come il pizzicotto di un amante.

 

L’ombra di Polinice chiede un rogo ad Argia la quale non sopporta che il marito rimanga insepolto. La figlia di adrasto si sceglie come accompagnatore il proprio precettore Menete. La donna si muove come una sacerdotessa di Cibele. Giunta davanti alle porte, chiede alla città il cadavere del marito: improba non sunt vota: rogos hospes planctumque et funera posco” 261 - 262), le mie richieste non sono malvagie: chiedo, da ospite, roghi e compianto.

 

Quindi si reca nel campo dello sterminio e si muove come Cerere che cercava Proserpina

 

Pesaro 20 settembre ore 20, 50. giovanni ghiselli



[1] J. Webster, Il diavolo bianco (del 1612), I, 2.

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