Ammone un dio povero: non corrotto dall’oro romano
Giove è dappertutto: è lo pneuma dotato di ragione che
compenetra tutto l’essere.
La morte certifica tutto. Trovano dell’acqua ma è occupata da un
groviglio di serpenti
Ventum erat ad templum unum l’unico
tempio delle genti libiche quod inculti Garamantes habent (511
- 512) posseduto dagli incolti Garamanti.
Il loro dio è tortis cornibus Hammon (514) Ammone dalle
corna ricurve.
Ammone è l’unico dio per Etiopi, Arabi e Indiani ed è pauper adhuc
deus (519) un nume fino a ora che abita un tempio inviolato dalle
ricchezze nullis violata per aevum - divitiis delubra (520) e
Difende dall’oro romano il culto dei costumi pimitivi - morumque priorum
–numen Romano templum defendit ab auro” 321.
Una silva per omnem sola virens Libyen testatur esse locis superos (522)
un bosco che solo verdeggia per tutta la libia testimonia chr in quel luogo ci
sono gli dèi - Solo Ammone si è impadronito del bosco.
La causa della selva è una fonte - silvarum fons causa (526)
Quando il sole è più alto hic quoque nil obstat Phoebo (528)
anche qui nulla lo ostacola tam brevis umbra (531). Lucano
descrive il luogo come equatoriale. Labieno chiede a Catone di interrogare
l’oracolo: “Tua pectora sacrā voce
reple - (561 - 562). Tu che sei durae virtutis
amator, seguace della dura virtù.
Catone plenus deo parlò con parole degne dei penetrali di
un oracolo: “effudit dignas adytis e pectore voces” 565.
Disse che
anche se il tempio tacerà noi faremo quanto vogliono gli dèi cui siamo
legati haeremus cuncti superis (573). La divinità non ha
bisogno di parole - nec vocibus ullis - numen eget (574 - 575).
L’autore ci ha fatto sapere una volta per tutte appena siamo nati quanto è
lecito sapere dixitque semel nascentibus auctor quidquid scire licet (576).
La divinità è dappertutto. “Iuppiter est quodcumque vides, quodcumque
moveris” (580). Giove è tutto quello che vedi e quello da cui sei mosso.
L’anima divina sparsa dappertutto - è pneu`ma noero;n dih`kon dij ajpavsh" oujsiva", uno spirito intelligente diffuso nella sostanza della natura.
Nelle Satire
Menipee di Varrone (116 - 27) il tema più diffuso è la nostalgia del
buon tempo antico. La sua teologia è il panteismo stoico. Citò Posidonio: Dio è
lo pneuma dotato di ragione che compenetra tutto l’essere. Per
i Romani può essere Iuppiter, il dio che raccoglie in sé tutti gli spermatikoi;
lovgoi, i germi di
tutte le singole cose future. Questo non esclude la fede popolare.
Varrone fu un
erudito, non un filosofo, ma come erudito influenzò la cultura romana e
le Antiquitates divinae si imposero come l’opera classica
sulla religione, tanto che autori cristiani quali Tertulliano e Agostino lo
considerarono un’autorità nel campo della teologia romana.
Me non oracula certum - sed mors certa facit (582 - 583). la certezza non me la danno gli oracoli ma la morte che certifica tutto e riguarda tutti: “pavido fortique cadendum est” (583).
Catone dà
l’esempio: monstrat tolerare labores (588) dorme pochissimo ultimus
haustor aquae (591) è l’ultimo a bere. I soldati quando si trova
l’acqua gareggiano per bere, mentre lui stat dum lixa bibat (593)
sta fermo finché non abbia bevuto il vivandiere. Questa virtù dello sconfitto
Catone è più gloriosa dei successi dei vincitori che spargono sangue. Ecce
parens verus patriae, dignissimus aris (601). Roma se ritroverà la
libertà dovrà renderlo dio.
Intanto unda
rarior, l’acqua si fa più rara (606). Poi trovano mediis harenis
fons unus largus aquae , sed quem serpentum turba tenebat vix capiente loco (607
- 609), ma lo occupava un groviglio di serpenti che a stento quel luogo
conteneva C’erano siccae aspides asciutte sul
margine e dipsădes specie di vipere che sitiebant in
mediis undis (609 - 610).
Catone
parla ut aspexit perituros fonte relicto (611) come vide che
sarebbero morti se avessero lasciato la fonte e dice che basta evitare il morso
dei serpenti. E fu l’unica volta che in tutto il deserto bevve l’acqua per
primo.
giovanni
ghiselli
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