“E la professoressa Spina: “Ma te pare che lo bocciamo! Oggi ho chiamato Lorenzo Rocca che gli ha fatto la simulazione dell’esame e abbiamo praticamente concordato quello che gli farà l’esame”. Tre giorni dopo ancora Spina si confida con un amico: “Oggi ho l’ultima lezione e me la devo preparare perché non spiccica una parola (…) Non coniuga i verbi. Parla all’infinito (…) Passerà, perché con 10 milioni a stagione di stipendio non glieli puoi far saltare perché non ha il BI!”
Il sommario che precede l’articolo
fa: “I pm: prova anticipata e domande concordate. Cinque indagati
all’Università di Perugia”
Cito tutto questo da “la
Repubblica" di oggi 23 settembre 2020, pagina 28. L’articolo firmato da
Fabio Tonacci è intitolato “Suarez non parla italiano ma deve passare l’esame”.
Si indaga per corruzione".
Queste parole contengono molti
tra gli aspetti del declino e della non lontana caduta della nostra civiltà.
Siamo in una Università, il luogo
che dovrebbe significare il sommo della cultura. Tale episodio segnala invece
l’abisso nel quale sta precipitando parte della scuola, con la nostra società e
civiltà.
La sopravvalutazione dei miseri
quattrini e della roba anche schifosa e dannosa che certa gente vuole
procurarsi con il denaro è l’aspetto più evidente, epifanico e apocalittico
della corruzione.
A questo proposito cito Karl Marx:
“la svalorizzazione del mondo umano cresce in rapporto diretto con la
valorizzazione del mondo delle cose”[1].
Nel mondo del Satyricon le
leggi non contano niente perché il denaro comanda: è una constatazione, in
distici elegiaci, fatta di Ascilto che si rifiuta di denunciare un furto
subìto, per scarsa fiducia nella giustizia. Questi versi mi sembrano molto
attuali ed emblematici della civiltà decrepita descritta dal romanzo; infatti
se tutto è sottomesso al denaro, avviene un ribaltamento generale degli istinti
e dei sentimenti.
Leggiamo dunque questi tre distici:
"Quid faciant leges,
ubi sola pecunia regnat/ aut ubi paupertas vincere nulla potest?/ipsi qui
Cynica traducunt tempora pera,/non numquam nummis vendere vera solent./ ergo
iudicium nihil est nisi publica merces,/atque eques in causa qui sedet, empta
probat" (14), cosa possono fare le leggi dove solo il denaro comanda o
dove la povertà non può mai vincere? Perfino quelli che passano il tempo con la
bisaccia cinica talora hanno l'abitudine di vendere le verità per denaro.
Quindi anche la sentenza del giudice non è altro che merce in vendita, e il
cavaliere che siede in giudizio approva sentenze comprate.
Shakespeare nel Timone d'Atene (IV, 3) chiama
l'oro yellow slave - schiavo giallo - che metterà insieme e
spezzerà religioni, benedirà i maledetti, farà adorare la lebbra canuta, place
thieves, darà dei posti ai ladri, e assegnerà loro delle cariche, e
applausi nei banchi del senato”, "common whore of mankind”, comune
bagascia del genere umano, che semina discordie tra la marmaglia delle nazioni.
Torno a citare Marx il quale nei Manoscritti economico - filosofici
del 1844 , commenta il drammaturgo inglese dicendo che nel denaro
rileva soprattutto due caratteristiche:
"1 ) la divinità visibile, la trasformazione di tutte le
caratteristiche umane e naturali nel loro contrario, la confusione universale e
l'universale rovesciamento delle cose. Esso fonde insieme le cose impossibili;
2) è la meretrice universale, la mezzana universale degli uomini e dei
popoli”
Poi: “il denaro è il mezzo universale e il potere universale di ridurre la
rappresentazione a realtà e la realtà a rappresentazione (…) Chi può comprare
il coraggio, è coraggioso anche se vile”.
Il denaro “è la fusione delle cose impossibili; esso costringe gli
oggetti contraddittori a baciarsi. Se presupponi l’uomo come uomo e il suo
rapporto con il mondo come un rapporto umano, potrai scambiare amore soltanto
con amore, fiducia solo con fiducia ecc. Se vuoi godere dell’arte, devi essere
un uomo artisticamente educato; se vuoi esercitare qualche influsso sugli altri
uomini, devi essere un uomo che agisce sugli altri uomini stimolandoli e
sollecitandoli realmente (…) Se tu ami senza suscitare una amorosa
corrispondenza, cioè se il tuo amore non produce una corrispondenza d’amore, se
nella tua manifestazione vitale di uomo amante non fai di te
stesso un uomo amato, il tuo amore è impotente, è un’infelicità”[2].
Pesaro 23 settembre 2020, pre 17, 45
giovanni ghiselli
p. s.
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[1] K. Marx, Manoscritti economico
- filosofici del 1844, trad. it. Einaudi, Torino 1968, p. 13
[2] Terzo manoscritto, pagine finali
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