martedì 22 settembre 2020

"Le Baccanti" di Euripide. Traduzione mia. 2. Parodo

Dioniso

Parodo vv. 64 - 169

 

Dalla terra d’Asia

lasciato il sacro Tmolo metto in rapido movimento                           65

per Bromio una fatica dolce e un travaglio, buon travaglio,

celebrando Bacco con grida di evoè.

 

Chi è per strada, chi è per strada, chi?

Stia in casa fuori da questo luogo, e ognuno

Consacri la bocca che serba religioso silenzio:                         70

io infatti celebrerò Dioniso

secondo il rito in uso, sempre.

 

Str a. O beato colui che va d’accordo con se stesso

conoscendo i misteri degli dèi,

santifica la vita e

entra nel tiaso con l’anima,                                       75

baccheggiando nei monti

con sacre purificazioni,

e celebrando secondo il rito

le orge della grande madre Cibele

alto scuotendo il tirso,                                           80

e incoronato di edera

venera Dioniso.

 

Andate Baccanti, andate Baccanti,

a ricondurre Dioniso

il dio Bromio figlio di dio,                                              85

dai monti Frigi

 alle contrade dagli ampi

spazi dell’Ellade, il Bromio;

 

Ant a. lui che un giorno la madre gravida nelle necessità

del parto piene di dolore

mentre volava il fragore di Zeus                                         90

 generò espulso dal ventre

lasciando la vita per il colpo del fulmine;

ma subito lo accolse

nei talami puerperali Zeus Cronide                                       95

e celatolo nella coscia

lo tiene stretto con fibbie

nascosto a Era.

 

E poi lo diede alla luce, quando le Moire

lo ebbero compiuto, il dio dalle corna di toro,                         100

e lo incoronò con corone

di serpenti, per cui le menadi

intrecciano ai ricci

la preda selvaggia.

 

Str. b O Tebe nutrice di

Semele, incorònati di edera;   106                               

colmati, colmati di verdeggiante

smilace dal bel frutto

e baccheggia con i rami

di quercia o di abete,                                           110

e adorna l’indumento delle

nebridi screziate con ciocche di ricci

dal bianco pelo; e intorno ai tirsi violenti,

santifìcati: presto tutta la terra danzerà.

 

Bromio è chiunque guidi i tiasi.                                          115

Verso il monte verso il monte, dove aspetta

la turba delle donne

lontana da telai e spole

rese furiose dall’assillo di Dioniso.                                       119

 

Ant b. O sede riposta dei Cureti

e sacrosanta dimora

di Creta dove nacque Zeus,

dove i Coribanti dal triplice cimiero

negli antri inventarono per me                                     125

questo cerchio di pelle tesa;

e nell’orgia bacchica lo mescolarono

al soffio concorde dal dolce suono

dei flauti frigi, e lo misero in mano

della madre Rea, strepito adatto alle grida delle menadi;

e Satiri pazzi                                                  130

lo ottennero dalla dea madre

e lo adattarono alle danze

delle feste biennali,

delle quali gioisce Dioniso.

 

Epodo

 

E’ cosa dolce nei monti, quando dai tiasi in corsa

Si cade a terra, indossando                                       136

il sacro indumento della nebride, cacciando

il sangue del capro ucciso, gioia di mangiare la carne cruda,

spingendosi sui monti frigi, lidi, e il capo è Dioniso,                           140

evoè.

Scorre latte nel suolo, scorre vino, scorre il nettare

delle api.

Bacco sollevando                                              145

la fiamma ardente

dalla torcia di pino

come fumo di incenso di Siria

si precipita, con la corsa e

con danze eccitando le erranti

e con grida spingendole,

e scagliando nell’aria la molle chioma.                               150

e insieme con urla di evoè grida così:

“O andate Baccanti,

andate Baccanti,

con lo splendore dello Tmolo aurifluente,

cantate Dioniso                                                     155

al suono dei timpani dal cupo tuono,

celebrando con urla di evoè il dio dell’evoè

tra clamori e grida frigie

quando il sacro flauto melodioso                                         160

freme sacri ludi, che si accordano

alle erranti al monte, al monte: felice                                165

allora, come puledra con la madre

al pascolo, muove il piede rapido, a balzi, la baccante”.

 

 

 giovanni ghiselli

 

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