sabato 12 settembre 2020

Leopardi e i classici 15. Conferenza di Cento (12 settembre ore 17). Ultima parte della conferenza di oggi

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Ultima parte della conferenza su Leopardi e i classici che terrò oggi a Cento

Sabato 12 Settembre 2020 ore 17,00

Sala Artecento presso il Cine - teatro Don Zucchini di Cento

Si prega vivamente di accedere in sala muniti di mascherina e non dopo l'orario indicato


APPENDICE

Argomenti vari

 

Gli occhi

“Espressione degli occhi. Perché si ha cura fino ab antico di chiudere gli occhi ai morti? Perché con gli occhi aperti farebbero un certo orrore. E questo orrore da che verrebbe? Non da altro che da un contrasto tra l’apparenza della vita, e l’apparenza e la sostanza della morte. Dunque la significazione degli occhi è tanta, ch’essi sono i rappresentanti della vita, e basterebbro a dare una sembianza di vita agli estinti” (Zibaldone, 2102).

L'importanza capitale degli occhi nel sembiante divino e umano viene chiarita dal poeta di Recanati nello Zibaldone :"Le Dee e specialmente Giunone, è chiamata spesso da Omero bow'pi" (bowvpido") cioè ch' ha occhi di bue . La grandezza degli occhi del bue, alla quale Omero ha riguardo, è certo sproporzionata al viso dell'uomo. Nondimeno i greci intendentissimi del bello, non temevano di usare questa esagerazione in lode delle bellezze donnesche, e di attribuire e appropriar questo titolo, come titolo di bellezza, indipendentemente anche dal resto, e come contenente una bellezza in sé, contuttoché contenga una sproporzione. E in fatti non solo è bellezza per tutti gli uomini e per tutte le donne (che non sieno, come sono molti, di gusto barbaro) la grandezza degli occhi, ma anche un certo eccesso di questa grandezza... Dalle quali cose deducete

1°.Quanto sia vero che gli occhi sono la principal parte della sembianza umana, e tanto più belli quanto più notabili, e quindi quanto più vivi. E che in essi veramente si dipinge la vita e l'anima dell'uomo (e degli animali); e però quanto più son grandi, tanto maggiore apparisce realmente l'anima e la vitalità e la vita interna dell'animale. (Né quest'apparenza è vana). Per la qual cosa accade che la grandezza loro è piacevole ancorché sproporzionata, indicando e dimostrando maggior quantità e misura di vita"(2546 - 2548).

Quale attrattiva di Cinzia ha catturato Properzio[21] per sempre se non gli occhi? La prima elegia dei quattro libri del "romano Callimaco" si apre nel nome e con gli occhi di Cinzia: "Cynthia prima suis miserum me cepit ocellis " (I, 1, 1), Cinzia per prima ha preso me infelice con i suoi occhi; una cattura non solo dolorosa ma anche definitiva: "Mi neque amare aliam neque ab hac desistere fas est: / Cynthia prima fuit, Cynthia finis erit " (I, 12, 19 - 20), io non posso amare un'altra né staccarmi da lei: Cinzia è stata la prima, Cinzia sarà l'ultima.

La fedeltà del poeta, nella sua immaginazione, andrà oltre la morte.

Gli occhi, ribadisce più avanti Properzio, per chi ancora non l'avesse capito, sono i comandanti nella guerra amorosa:"si nescis, oculi sunt in amore duces " (II, 15, 12).


La felicità secondo i Cristiani e secondo i Greci

Le due diverse religioni

Sulla felicità sentiamo Leopardi il quale sottolinea il diverso concetto che ne hanno i Greci e i Cristiani.

“La religion Cristiana fra tutte le antiche e le moderne è la sola che o implicitamente o esplicitamente, ma certo per essenza, istituto, carattere e spirito suo, faccia considerare e consideri come male quello che naturalmente è, fu, e sarà sempre bene (anche negli animali) e sempre male il suo contrario; come la bellezza, la giovanezza, la ricchezza ec. e fino la stessa felicità e prosperità a cui sospirano e sospireranno eternamente tutti gli esseri viventi. E li considera come male effettivamente, perciocché non si può negare che queste tali cose non sieno molto pericolose all’anima, e che le loro contrarie (come la bruttezza ) non liberino da infinite occasioni di peccare. E perciò quelli che fanno professione di devoti chiamano fortunati i brutti ec. e considerano la bruttezza ec. come un bene dell’uomo, una fortuna della società, e come una condizione, una qualità, una (2457) sorte desiderabilissima in questa vita…E quindi l’opinione che le disgrazie (o come le chiamano le croci), sieno favori di Dio, e segni della benevolenza Divina: opinione stranissima e affatto nuova; inaudita in tutta l’antichità e presso tutte le altre religioni moderne (tutte le quali considerano anzi il fortunato solo, come favorito di Dio, onde fra gli antichi beatomakavrioς o[lbioς ec. era un titolo di rispetto e di lode, e tanto a dire come sanctus, o come vir iustus ec. L’etimologia di eujdaivmwn è favorito dagli dèi, o che ha buon Dio, cioè favorevole. Al contrario dusdaivmwn, infelice, che ha mali Dei[22].

 

Quindi:“Giovinette di quindici o poco più anni che non hanno ancora incominciato a vivere, né sanno che sia la vita, si chiudono in un monastero, professano un metodo e una regola di esistenza, il cui unico scopo diretto e immediato si è d’impedire la vita. E questo è ciò che si procaccia con tutti i mezzi. Clausura strettissima, fenestre disposte in modo che non se ne possa vedere persona, a costo della perdita dell’aria e della luce, che sono le sostanze più vitali all’uomo…Macerazioni, perdite di sonno, digiuni, silenzio: tutte cose che unite insieme nocciono alla salute, cioè al ben essere, cioè alla perfezione dell’esistenza, cioè sono contrarie alla vita[23]…e la risoluzione che ne segue, e la vita che le tien dietro, sono assolutamente e dirittamente nello spirito del Cristianesimo, e inerenti alla sua perfezione. Lo scopo di essa e dell’essenza del Cristianesimo si è il fare che l’esistenza non s’impieghi, non serva ad altro che a premunirsi contro l’esistenza[24]…Assolutamente nell’idea caratteristica del Cristianesimo, l’esistenza ripugna e contraddice per sua natura a se stessa” ( 2 Febbraio, dì della Purificazione di Maria Santissima, 1822)”[25] 

Sentiamo Nietzsche

Ai Greci, “ a questi commedianti della virtù mise un freno il cristianesimo: inventò in compenso lo sfoggio e la ributtante ostentazione del peccato”[26]. -

“Il nascondiglio, il luogo oscuro è il cristiano. In esso il corpo viene disprezzato, l’igiene respinta come sensualità; la Chiesa si oppone perfino alla pulizia ( - la prima misura cristiana, dopo la cacciata dei Mori, fu la chiusura dei bagni pubblici, e la sola Cordova ne possedeva 270). Cristiano è un certo gusto per la crudeltà verso di sé e verso gli altri; l’odio per i dissenzienti; la volontà di perseguitare…Cristiano è l’odio mortale per i signori della terra, per i “nobili”…Cristiano è l’odio per lo spirito, per l’orgoglio, il coraggio, la libertà, per il libertinage dello spirito; cristiano è l’odio per i sensi, per le gioie dei sensi, per la gioia in generale… Il cristianesimo vuole dominare su belve predatrici; il suo espediente è farne dei malati, - la ricetta cristiana per ammansire, per la “civilizzazione” è l’infiacchimento… Il prete valuta, dissacra la natura: è solo a questa condizione che egli esiste…il prete vive dei peccati, egli ha bisogno che si “pecchi”… il cristianesimo, forma fino ad oggi insuperata di mortale avversione contro la realtà…Tutti i concetti della Chiesa… sono la più malvagia falsificazione di moneta che esista, intesa a svilire la natura, i valori di natura… Quando uno colloca il peso della vita non nella vita, ma nell’ “al di là” - nel nulla - , ha tolto alla vita in generale il suo peso…Al cristianesimo la malattia è necessaria, pressappoco come alla grecità è necessaria un’esuberanza di salute - rendere malati è la vera intenzione recondita dell’intero sistema di procedure di salvezza della Chiesa…Si legga Lucrezio, per capire che cosa ha combattuto Epicuro: non il paganesimo, ma il “cristianesimo”, intendo dire la corruzione delle anime per mezzo dei concetti di colpa, pena e immortalità. - Egli combatteva i culti sotterranei, l’intero cristianesimo latente…Ed Epicuro avrebbe vinto…in quella apparve Paolo… il cristianesimo come formula per superare - e per assommare - i culti sotterranei d’ogni sorta, quelli di Osiride, della gran Madre, di Mitra, per esempio: in questa intuizione sta il genio di Paolo… la croce quale segno di riconoscimento per la più sotterranea congiura mai esistita - contro salute, bellezza, costituzione bennata, coraggio, spirito, bontà dell’anima, contro la vita medesima[27]”.

 

Bologna 12 settembre 2020 ore 11, 57 giovanni ghiselli



[21] Nato ad Assisi nel 49 a. C. circa, morto a Roma intorno al 15a. C., ha scritto quattro libri di elegie. Il primo fu pubblicato nel 28, il secondo e il terzo nel 22, il quarto nel 16 a. C. I primi tre cantano l'amore per Cinzia, il IV, quello delle elegie romane, racconta per lo più miti, riti della tradizione, episodi della storia di Roma e italica.

[22] Zibaldone, 2456 - 2457.

[23] Zibaldone, 2381

[24] Zibaldone, 2384

[25] Zibaldone, p. 2384.

[26] Nietzsche, Aurora (del 1881), p. 28.

[27] F. Nietzsche, L’Anticristo (del 1895) passim.

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