domenica 20 settembre 2020

Lucano XLVII. Pharsalia VIII (vv. 664-872)

Anonimo, La morte di Pompeo

Argomenti

Il cadavere di Pompeo mutilato diviene ludibrium pelagi, zimbello del mare. Le esequie di Pompeo sono povere e desolate ma, alla fine del canto, Lucano paragona Magno a Giove di cui non esiste una tomba a Creta, come sostengono i bugiardi abitanti dell’isola, siccome gli dèi sono immortali. Saevus Septimius taglia la testa di Magno. Achillas, la guardia del Faro, vuole portarla con le sue mani.

 

Settimio, sei un degener miles (676) secundae operae sottoposto ad altri, e il tuo è un destino di somma ignominia - o summi fata pudoris! (678). La testa di Pompeo dalla hirta coma (680) ispida, la chioma che era abbellimento della fronte generosa venne stretta da mano egizia e venne messa su una picca mente la bocca palpitava ancora. Viene poi imbalsamata la testa arte nefanda (688)

Tolomeo XIII è l’ultima perituraque proles Lageae stirpis della stirpe di Lago, il primo Tolomeo detto sotèr, ed è degener cessure sceptris incestae sorori (693)

 Mentre cum - i resti di Alessandro sono da te conservati in una cripta, le ceneri dei Faraoni riposano sotto un monte costruito - et regum cineres extructo monte quiescant 695, mentre i morti dei Tolomei e la vergognosa serie familiare seriemque pudendam li racchiudono le Piramidi e mausolei di cui non sono degni, litora Pompeium feriunt, truncusque vadosis - huc illuc iactatur aquis viene sbatacchiato qua e là dalle onde della battigia.

Pompeo ebbe tanti successi poi la Fortuna lo colpì con la morte morte petit summo de culmine rerum traendolo giù dal verice del potere (703 - 704) e in un solo giormo gli fece pagare tutte le catastrofi dalle quali lo aveva immunizzato per anni.

Pompeiusque fuit qui numquam mixta videret/laeta malis, non vide mai il successo mescolato all’insuccessonessun dio lo ha disturbato nel successo - felix nullo turbante deorum - et nullo parcente miser (707) e nessuno lo ha risparmiato nella sfortuna. Semel impulit illum –dilata Fortuna manu (707 - 708) la Fortuna una sola volta lo percosse con la mano ritardata.

Pompeo pulsatur harenis, viene sbattuto sulle sabbie, viene staccato tra gli scogli, menre le ferite bevono il flutto - carpitur in scopulis hausto per vulnera fluctu - (709), ludibrium pelagi (710) zimbello del mare, la sua figura umana non sussiste: è riconoscibile solo dal fatto che gli manca la testa

Da Cipro giunse Cordo che era stato compagno di Pompeo nella sventura. Recuperò il cadavere e lo portò sulla spaggia.

Maesta Cyntia una luna triste parum lucis praebebat per densas nubes (721) offriva poca luce attraverso le dense nubi e il discolor truncus cano aequore conspicitur (722 - 723) il tronco dal colore diverso si vede nel flutto canuto.

Tirato a terra il cadavere con l’aiuto di un’onda, Cordo lo abbraccia e piangendo parla. Dice alla Fortuna che Pompeo Magno non chiede gli onori funebri dei capi. Da vilem arcam Magno, dagli una cassa di poco prezzo e un povero rogo e un sordidus ustor un malvestito che accenda il fuoco. Abest a munere busti - infelix coniunx Cornelia nec adhuc a litore longe est (742) non presenzia al dono estreme del rogo pur non essendo ancora lontana dalla spiaggia.

Quindi Cordo vede un corpus vile bruciato dai parenti che si allontanano. Allora sottrae tronchi mezzo bruciati semusta robora a quelle membra. Poi parla al morto –quaecumque es - ait - neglecta nec ulli - cara sed Pompeio felicior umbra - 746 - 747, chiunque tu sia, ombra trascurata e cara a nessuno dei tuoi parenti, ma più fortunata di Pompeo, perdona - da veniam - per la violazione del rogo. Certo ti vergogni di venire bruciato mentre i pezzi di Pompeo sono ancora sparsi.

Quindi raccoglie della brace che mette nelle pieghe della veste con la sabbia e torna dal cadavere decapitato e ondeggiante. Lo recupera e spazza via la sabbia bagnata. Poi raccoglie pezzi di legno da una nave sfasciata, li pose tremando dentro una piccola buca exigua trepidus posuit scrobe (756), vi appoggia il fianco di Pompeo e dà fuoco con il legno che ancora brucia sottratto al corpus vile del morto sconosciuto.

 Quindi Cordo parla a Pompeo chiamandolo O maxime (759), unico comandante dello Stato d’Esperia e si scusa per il funerale meno che povero: iniuria fati - hoc esse iubet (763 - 764) l’ha ordinato l’offesa del destino. Accogli comunque questa piccola fiamma: ne ponti belua quidquam, - ne fera, ne volucres, ne saevi Caesaris ira - audeat (764 - 766) non osino nulla - Se la Fortuna mi concederà di tornare in Italia tam sacri cineres saranno consegnati dalla mia mano a Cornelia che li conserverà dentro un’urna. Interea parvo signemus litora saxo - ut nota sit busti (771 - 772) perché indichi il luogo del rogo.

Poi dà fuoco al legname e Magnus destillat in ignem - tabe fovens bustum (776 - 777) Magno si scioglie nel fuoco, alimentando il rogo con la putredina. Ma la luce del giorno premessa all’aurora - aurorae praemissa dies - iam percusserat astra (778 - 779) aveva già colpito gli astri e Cordo cerca un nascondiglio

Quam metuis, demens, isto pro crimine poenam? La fama loquax (782) ha già accolto il tuo nome per l’eternità.

 Anche il socer impius loderà il gesto della sepoltura.

Cordo portò a compimento la sepoltura dei resti di Pompeo. Poi tracciò le parole Hic iacet Magnus (793).

Ma la residenza dello spirito di Pompeo è ben più vasta. Si tota est Herculis Oete (800) se è tutto di Ercole il monte Eta dove l’eroe venne bruciato et iuga tota vacant Bromio Nyseia e se tutti i gioghi del monte Nysa (in India dove Bacco sarebbe nato) sono a disposizione di Bromio[1], quare - unus in Aegypto Magni lapis? Perché in Egitto una sola pietra è di Magno? 801.

Lucano aggiunge che Pompeo avrebbe avuto diritto a ben altro funerale e altra tomba con la menzione delle sue vittorie sui nemici del senato di Roma: Lepido, Sertorio, i pirati cilici, Mitridate. Dopo le vittorie e tre trionfi dei quali si è accontentato con un risparmio per lo Stato - è sempre tornato a indossare la toga.

La terra egiziana è vituperata in modp che Dante ne prenderà uno spunto per maledire Pisa:

Quid tibi, saeva, precer pro tanto crimine, tellus?

Vertat aquas Nilus quo nascitur orbe retentus,

et steriles egeant hibernis imbribus agri” (827 - 829), che cosa devo augurarti, terra crudele per un delitto tanto grande? Volga indietro le acque il Nilo trattenuto nel mondo in cui nasce, e i campi sterili manchino di piogge invernali.

 

“Ahi Pisa, vituperio delle genti.

del bel paese là dove ‘l sì sona,

poi che i vicini a te punir son lenti,

muovansi la Capraia e la Gorgona,

e faccian siepe ad Arno in su la foce,

sì ch’elli annieghi in te ogni persona!” (Inferno, XXXIII, 79 - 84)

 

Noi abbiamo accolto nei templi romani la tua Iside - nos in templa tuam Romana accepimus Isim (831)

E i semidei cani e i sonagli che ordinano il cordoglio

Semideosque canes et sistra iubentia luctus (832).

 

E quell’Osiride che tu piangendo testimoni che è un uomo

Et quem tu plangens hominem testaris Osirim (853)

E tu Egitto, trattieni nella polvere I morti nostri.

Roma del resto non ha reclamato le ossa di Pompeo.

 

Forse quando Roma vorrà chiedere ai numi una fine per il solco sterile - sulco sterili cum poscere finem Roma volet (846) - cfr. la crisi dell’agricoltura - o che cessino i soffi mortali dell’Austro “ignibus aut nimis aut terrae moventi tecta” o i caloi eccessivi o terremoti che scuotono i tetti, allora il sommo sacerdote consigliato dagli dèi porterà a Roma il tuo sepolcro. Il venerabile saxum che indica la tua tomba indurrà i viaggiatori a visitarlo. Ora chi giace in questa tomba est pro numine summo, vale quanto la divinità più grande e il sasso che segna la tomba viene battuto dai flutto augustius aris victoris (860 - 861) più religiosamente delle are del vincitore.

Con la scomparsa del tuo sepolcro mortis peribunt argumenta tuae, spariranno le prove della tua morte. Veniet felicior aetas verrà una generazione più felice e chi mostrerà la tomba di Pompeo sarà considerato tanto bugiardo quanto chi mostra a Creta quella di Giove.

Cfr. Callimaco Inno a Zeus: “Krh`te" ajei; yeu`stai: kai; ga;r tavfo", w\ a[na, sei`o - Krh`te" ejtekthvnanto: su, d j ouj qavne", ejssi; ga;r aijeiv” (8 - 9) i Cretesi mentono sempre: anche la tomba infatti, o signore, la tua, hanno architettato i Cretesi: tu però non sei morto, ci sei per sempre.

 

giovanni ghiselli

 

  

 


[1] Cfr. Eneide,VI, 805: Liber, agens celso Nysae de vertice tigris, Libero che guida le tigri giù dalla cima eccelsa del Nysa

Nessun commento:

Posta un commento

Ifigenia CLVIII. Preghiera al dio Sole. Saluti alla signora e alla signorinella magiare.

  Pregai il sole già molto vicino al margine occidentale della grande pianura. “Aiutami Sole, a trovare dentro questo lungo travagli...