lunedì 21 settembre 2020

Lucano XLVIII. Pharsalia IX (vv. 1-216)

Pompeo
Argomenti

Pompeo assunto in cielo. Poi entra nei petti di Catone e di Bruto chiedendo vendetta. L’afflizione di Cornelia. I figli di Pompeo. Tutti vogliono punire gli assassini egiziani e impedire a Cesare che aspira al regno di togliere così a Roma anche l’ultima coloritura di libertà. Catone pronuncia la funebris laudatio di Pompeo.

 

L’anima di Pompeo sale tra la terra e la luna dove semidei manes habitant (7) quelli che non hanno fatto del male, gli innocuos che la ignea virtus patientes aetheris imi fecit ha reso partecipi della parte più bassa dell’etere.

Non illuc auro positi nec ture sepulti - perveniunt 10 - 11, non arrivano là quelli messi nell’oro o sepolti con l’incenso. Ossia gli uomini troppo ricchi o ptenti che non sono mai innocui

Pompeo si riempì di luce vera se lumine vero - implevit 10 - 11, osservò le stelle poi vidit quanta sub nocte iaceret - nostra dies risitque sui ludibria trunci (13 - 14) vide sotto quanta notte giaceva la luce del nostro giorno e rise dell’oltraggio al suo cadavere.

Cfr. Dante “L’aiuola che ci fa tanto feroci”Paradiso, XXII, 151

 

Pompeo poi volò sulla Tessaglia, “et scelerum vindex in sancto pectore Bruti - sedit et invicti posuit se mente Catonis” (17 - 18).

 

Catone in un pimo tempo odiava Pompeo quamvis comes isset in arma (21), sebbene combattesse dalla sua parte, at post Thessalicas clades iam pectore toto - pompeianus erat (23 - 24). Ridiede coraggio ai soldati, nec regnum cupiens gessit civilia bella - nec servire temens (27).

Morto Pompeo, partes Libertatis erat (29 - 30), il partito era quello della Libertà.

Catone raccolse i resti dell’esercito di Pompeo recandosi a Corcira, dove avevano ancora mille navi. Quindi costeggia Creta e attacca Ficunte in Cirenaica che gli aveva chiuso il porto e meritato il saccheggio, quindi prosegue verso la Libia. Le navi avvistate avevano fatto temere che fossero di Cesare il praeceps victor il vincitore precipitoso facit omne timendum et in nulla non creditur esse carina (48) rende tutto motivo di timore e si crede che lui sia in ogni nave.

Cornelia trattenne la fuga dei marinai privignique e del figliastro, nella speranza che le riportassero il cadavere di Pompeo. Ma saputo del sepolcro scoveniente disse” Ergo indigna fui, Fortuna, marito accendisse rogum, ossibus implere vestes et tepida favilla, io non sono stato degna, Fortuna di accendere il rogo del marito e di riempire le mie vesti delle ossa e della sua cenera calda.

Ai Crassi che non hanno avuto alcun funerale è andata meno peggio. Numquam dare iusta licebit - coniugibus? Numquam plenas plangemus ad urnas? (67 - 68), non potrò mai battermi il petto davanti a urne piene?

Del resto poi si domanda: “non toto in pectore portas - impia, Pompeium?” 70 - 71. Non imis haeret imago - visceribus? 71 - 72 non rimane fissa la sua immagine nel fondo delle viscere?

Cornelia vede il bagliore del fuoco dal mare e vorrebbe raggiungere la spiaggia dove si trovano i resti del marito. Dice a Sesto che deve mettere in movimento le insegne del padre. Cesare non dovrà regnare mai.

uni parere decebit, si faciet partes pro libertate, Catoni” (96 - 97) se prenderà le parti della libertà andrà bene obbedire a uno solo, a Catone. Ora che ho mantenuto la parola data di sopravviverti, Pompeo, ora potrò seguirti

per inane Chaos, per Tartara, coniunx (101), si sunt ulla, se esistono.

Ora morirò di dolore. Si rifugia nelle profondità della nave et amat pro coniuge luctum (112), ama il lutto al posto del marito. Benedisse le tempeste - favit procellis (116).

La nave giunse a Cipro poi il vento la spinse verso la Libia.

L’altro figlio di Pompeo, Cneo, va incontro al fratello Sesto e chiede del padre. Sesto risponde che il padre loro occubuit - rege sub impuro Nilotica rura tenente (130), aveva fiducia nella ospitalità e nella gratitudine ma cecidit donati victima regni (132), cadde vittima del regno regalato.

Cneo vuole andare a satiare Magnum sanguine semiviri tyranni (152) a saziare il grande padre con il sangue del tiranno mezzo uomo. Vorrebbe sommergere le rocche di Tolomeo e scoperchiare la tomba di Alessandro e strappare Amasi, l’ultimo faraone egizio, alla piramide poi gettare altri re nel Nilo. A Magno nudo paghino il fio tutti i sepolcri - omnia dent poenas nudo tibi, Magne, sepulchra, (157).

Svellerò dalla sua tomba Iside che è un nume per quella gente, spargerò tra la folla Osirim tectum lino (159) coperto di lino e verrà ucciso sacer Apis in Magni cineres e brucerò la testa di Pompeo appiccando il fuoco ai loro dei

Cfr. il relativismo di Erodoto che afferma:" in ogni caso secondo me è evidente che molto matto era Cambise (" ejmavnh megavlw" oJ Kambuvsh"" ); altrimenti non si sarebbe messo a schernire religioni e costumi (3, 38, 1). Infatti se uno invitasse gli uomini a scegliere le usanze migliori, ciascuno sceglierebbe le proprie, poiché ciascuno è convinto che le proprie siano di gran lunga le più belle. Egli era necessariamente un pazzo (mainovmenon a[ndra, 3, 38, 2) poiché solo un folle mette in ridicolo le tradizioni locali.

 

Cornelia, come fu sbarcata sulla spiaggia di Libia, gettò nel fuoco funerario le ami, l'armatura con le borchie d'oro intulit igni arma et impressas auro exuvias, pictasque togas e la toga ricamata.

 

Ille fuit miserae Magni cinis, per l'infelice fu quello il rogo di Magno (179)

Altri roghi sorgono per altri morti di Farsalo.

 

Così nell'Apulia scaldano la terra col fuoco perché faccia ricrescere l'erba mangiata dal bestiame

Et Garganus et arva Vulturis et calidi lucent buceta Matini (184 - 185) e il Gargano e i campi del Vulture e i pascoli dell'assolato Matino (alture della penisola salentina) splendono di falò.

 

L'ombra di Magno gradì le poche parole di Catone che venivano da un petto pieno di verità pauca Catonis - verba sed a pleno venientia pectore veri.

L'Uticense elogia Pompeo salva - libertate potens et solus plebe parata - privatus servire sibirectorque senatus, sed regnantis erat" era potente lasciando salva la libertà, e fu solo a rimanere privato quando la plebe era pronta a servirlo, guida di un senato che però regnava (192 - 195)

Possedette immense ricchezze ma ne diede più di quelle trattenute per sé - immodicas possedit opes, sed plura retentis - intulit (197 - 198)

Praetulit arma togae, sed pacem armatus amavit (199), preferì le armi alla divisa civile ma con le armi amò la pace.

Gli piacque il potere militare ma gli piacque anche il potere deposto - Iuvit dimissa potestas 200.

Casta domus luxuque carens, corruptaque numquam - fortuna domini (201 - 202), la sua pura dimora, priva di lusso, non venne mai corrotta dalla fortuna del padrone

Dal tempo di Mario e Silla vera fides libertatis obit morì la fiducia vera nella libertà, Pompeio rebus adempto - nunc et ficta perit, tolto di mezzo Pompeo dallo Stato ora anche la finzione è scomparsa.

Non iam regnare pudebit (206), non ci si vergognerà più di essere re, nec color imperii nec frons erit ulla senatus, né ci sarà coloritura di potere legittimo né alcuna né alcuna apparenza di senato.

 

Catone chiama felix Pompeo per la morte che l’ha sottratto alla schiavitù: scire mori sors prima viris, sed proxima cogi 211, saper morire è la sorte eletta per gli uomini, subito dopo viene esserne costretto.

Catone augura a se stesso di morire prima di perdere la libertà. Finisce qui il suo discorso dal quale Pompeo ebbe onore maior laudes ducis quam si Romana sonarent rostra (215 - 216) più grande che se l’encomio facesse risuonare i rostri.

 

giovanni ghiselli

 

Nessun commento:

Posta un commento

Ifigenia CLIX. Il sogno angoscioso e la sua interpretazione.

  La notte tra l’11 e il 12 agosto feci un sogno angoscioso. Mi vedevo a Pesaro nella casa delle zie, mentre studiavo e aspettavo un...