Pompeo assunto in cielo. Poi entra nei petti di Catone e di Bruto
chiedendo vendetta. L’afflizione di Cornelia. I figli di Pompeo. Tutti vogliono
punire gli assassini egiziani e impedire a Cesare che aspira al regno di
togliere così a Roma anche l’ultima coloritura di libertà. Catone pronuncia
la funebris laudatio di Pompeo.
L’anima di
Pompeo sale tra la terra e la luna dove semidei manes habitant (7)
quelli che non hanno fatto del male, gli innocuos che la ignea
virtus patientes aetheris imi fecit ha reso partecipi della parte più
bassa dell’etere.
Non illuc
auro positi nec ture sepulti - perveniunt 10 - 11, non arrivano là quelli messi nell’oro o
sepolti con l’incenso. Ossia gli uomini troppo ricchi o ptenti che non sono mai
innocui
Pompeo si
riempì di luce vera se lumine vero - implevit 10 - 11, osservò
le stelle poi vidit quanta sub nocte iaceret - nostra dies risitque sui
ludibria trunci (13 - 14) vide sotto quanta notte giaceva la luce del
nostro giorno e rise dell’oltraggio al suo cadavere.
Cfr. Dante “L’aiuola
che ci fa tanto feroci”Paradiso, XXII, 151
Pompeo poi
volò sulla Tessaglia, “et scelerum vindex in sancto pectore Bruti - sedit et
invicti posuit se mente Catonis” (17 - 18).
Catone in un
pimo tempo odiava Pompeo quamvis comes isset in arma (21),
sebbene combattesse dalla sua parte, at post Thessalicas clades iam
pectore toto - pompeianus erat (23 - 24). Ridiede coraggio ai
soldati, nec regnum cupiens gessit civilia bella - nec servire temens (27).
Morto
Pompeo, partes Libertatis erat (29 - 30), il partito era
quello della Libertà.
Catone
raccolse i resti dell’esercito di Pompeo recandosi a Corcira, dove avevano
ancora mille navi. Quindi costeggia Creta e attacca Ficunte in Cirenaica che
gli aveva chiuso il porto e meritato il saccheggio, quindi prosegue verso la
Libia. Le navi avvistate avevano fatto temere che fossero di Cesare il praeceps
victor il vincitore precipitoso facit omne timendum et in
nulla non creditur esse carina (48) rende tutto motivo di timore e si crede
che lui sia in ogni nave.
Cornelia trattenne
la fuga dei marinai privignique e del figliastro, nella
speranza che le riportassero il cadavere di Pompeo. Ma saputo del sepolcro
scoveniente disse” Ergo indigna fui, Fortuna, marito accendisse rogum,
ossibus implere vestes et tepida favilla, io non sono stato degna, Fortuna
di accendere il rogo del marito e di riempire le mie vesti delle
ossa e della sua cenera calda.
Ai Crassi
che non hanno avuto alcun funerale è andata meno peggio. Numquam dare
iusta licebit - coniugibus? Numquam plenas plangemus ad urnas? (67 - 68),
non potrò mai battermi il petto davanti a urne piene?
Del resto
poi si domanda: “non toto in pectore portas - impia, Pompeium?” 70 - 71. Non
imis haeret imago - visceribus? 71 - 72 non rimane fissa la sua
immagine nel fondo delle viscere?
Cornelia
vede il bagliore del fuoco dal mare e vorrebbe raggiungere la spiaggia dove si
trovano i resti del marito. Dice a Sesto che deve mettere in movimento le
insegne del padre. Cesare non dovrà regnare mai.
“uni
parere decebit, si faciet partes pro libertate, Catoni” (96 - 97) se
prenderà le parti della libertà andrà bene obbedire a uno solo, a Catone. Ora
che ho mantenuto la parola data di sopravviverti, Pompeo, ora potrò seguirti
per inane
Chaos, per Tartara, coniunx (101), si sunt ulla, se esistono.
Ora morirò
di dolore. Si rifugia nelle profondità della nave et amat pro coniuge
luctum (112), ama il lutto al posto del marito. Benedisse le tempeste
- favit procellis (116).
La nave
giunse a Cipro poi il vento la spinse verso la Libia.
L’altro
figlio di Pompeo, Cneo, va incontro al fratello Sesto e chiede del padre. Sesto
risponde che il padre loro occubuit - rege sub impuro Nilotica rura
tenente (130), aveva fiducia nella ospitalità e nella gratitudine
ma cecidit donati victima regni (132), cadde vittima del regno
regalato.
Cneo vuole
andare a satiare Magnum sanguine semiviri tyranni (152) a
saziare il grande padre con il sangue del tiranno mezzo uomo. Vorrebbe
sommergere le rocche di Tolomeo e scoperchiare la tomba di Alessandro e
strappare Amasi, l’ultimo faraone egizio, alla piramide poi gettare altri re
nel Nilo. A Magno nudo paghino il fio tutti i sepolcri - omnia dent poenas
nudo tibi, Magne, sepulchra, (157).
Svellerò
dalla sua tomba Iside che è un nume per quella gente, spargerò tra la folla Osirim
tectum lino (159) coperto di lino e verrà ucciso sacer Apis
in Magni cineres e brucerò la testa di Pompeo appiccando il fuoco
ai loro dei
Cfr. il relativismo di Erodoto che afferma:" in ogni caso secondo me è
evidente che molto matto era Cambise (" ejmavnh
megavlw" oJ Kambuvsh"" ); altrimenti non si sarebbe
messo a schernire religioni e costumi (3, 38, 1). Infatti se uno invitasse gli uomini
a scegliere le usanze migliori, ciascuno sceglierebbe le proprie, poiché
ciascuno è convinto che le proprie siano di gran lunga le più belle. Egli era
necessariamente un pazzo (mainovmenon a[ndra, 3, 38, 2) poiché solo un folle mette in
ridicolo le tradizioni locali.
Cornelia, come fu
sbarcata sulla spiaggia di Libia, gettò nel fuoco funerario le ami, l'armatura
con le borchie d'oro intulit igni arma et impressas auro exuvias,
pictasque togas e la toga ricamata.
Ille fuit
miserae Magni cinis, per
l'infelice fu quello il rogo di Magno (179)
Altri roghi
sorgono per altri morti di Farsalo.
Così
nell'Apulia scaldano la terra col fuoco perché faccia ricrescere l'erba
mangiata dal bestiame
Et Garganus
et arva Vulturis et calidi lucent buceta Matini (184 - 185) e il Gargano e i campi
del Vulture e i pascoli dell'assolato Matino (alture della penisola salentina)
splendono di falò.
L'ombra di
Magno gradì le poche parole di Catone che venivano da un petto pieno di
verità pauca Catonis - verba sed a pleno venientia pectore veri.
L'Uticense
elogia Pompeo salva - libertate potens et solus plebe parata - privatus
servire sibi, rectorque senatus, sed regnantis erat" era
potente lasciando salva la libertà, e fu solo a rimanere privato quando la
plebe era pronta a servirlo, guida di un senato che però regnava (192 - 195)
Possedette
immense ricchezze ma ne diede più di quelle trattenute per sé - immodicas
possedit opes, sed plura retentis - intulit (197 - 198)
Praetulit
arma togae, sed pacem armatus amavit (199), preferì le armi alla divisa civile ma con
le armi amò la pace.
Gli piacque
il potere militare ma gli piacque anche il potere deposto - Iuvit dimissa
potestas 200.
Casta domus
luxuque carens, corruptaque numquam - fortuna domini (201 - 202), la sua pura dimora, priva di lusso, non venne mai corrotta dalla fortuna
del padrone
Dal tempo di Mario e Silla vera fides
libertatis obit morì la fiducia vera nella libertà, Pompeio rebus
adempto - nunc et ficta perit, tolto di mezzo Pompeo dallo Stato ora anche
la finzione è scomparsa.
Non iam regnare pudebit (206), non ci si vergognerà più di essere re, nec color
imperii nec frons erit ulla senatus, né ci sarà coloritura di potere
legittimo né alcuna né alcuna apparenza di senato.
Catone chiama felix Pompeo per la
morte che l’ha sottratto alla schiavitù: scire mori sors prima viris,
sed proxima cogi 211, saper morire è la sorte eletta per gli uomini,
subito dopo viene esserne costretto.
Catone augura a se stesso di morire prima di perdere
la libertà. Finisce qui il suo discorso dal quale Pompeo ebbe onore maior
laudes ducis quam si Romana sonarent rostra (215 - 216) più grande che se
l’encomio facesse risuonare i rostri.
giovanni ghiselli
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