venerdì 25 settembre 2020

Debrecen 1979. 45. Discorsi amorosi

Novi Sad

Prima parte del dialogo con Giulia, la bella ragazza serba di Novi Sad. Si ragionava d’amore

 

Una relazione a casa l’aveva anche Giulia: lei però non aveva giurato né promesso al suo amante che non avrebbe fatto l’amore con altri, poiché - diceva - “non si può mai sapere che cosa succederà mentre camminiamo sulla corda del destino, tesa sopra l’abisso della morte che nullifica gli impegni, tutti: quelli presi e pure quelli non presi”.

Il discorso si fece interessante e lo riferirò poiché riguarda molte persone, se non proprio tutte.

Io intanto pensavo che Ifigenia, poiché non scriveva, parlava nella stessa maniera a un corteggiatore sul lido Adriano, per stuzzicarlo e provocarlo per trarne e dargli piacere, commettendo, allora credevo, un’ingiustizia grave nei miei confronti. Ora penso che tale diversità di comportamento non era un’ingiustizia inflitta alla mia persona, anzi era una discrepanza che mi avrebbe fatto capire come fosse inopportuno e deleterio che io sprecassi la mia fedeltà, i miei sentimenti e il tempo buono della vita per una donna con la quale avevo poco in comune. Da allora ho capito di dover rinunciare al pathos quando non riceve l’assenso del logos, cioè, dopotutto dei fatti reali perché davvero ciò che è razionale è reale pur se non tutto il reale è razionale. In ogni caso l’amore di Ifigenia per me non era reale e il mio per lei non era razionale. Doppia discrepanza dunque.

E’ andata bene così, come diceva spesso Fulvio che mi voleva bene contraccambiato

Anche ora che sono vecchio e ho vissute parecchie altre storie, sempre più lucido e disincantato, credo tuttavia, come allora, che un amante impegnatosi a mantenere la fedeltà, debba farlo. Niente del resto ci obbliga a prendere impegni che non siamo sicuri di onorare. Quando tornai da Debrecen, nell’agosto del 1974, arrivato in Italia dissi a una brava ragazza triestina con la quale avevo intrecciato una relazione nel precedente maggio odoroso, che mi ero innamorato di un’altra, cioè di Päivi una finlandese messa pure incinta.

 

La giovane donna italiana mi disse: “tu non sei un uomo, sei una prostituta”, con tutto che non le avevo giurato né promesso la mia fedeltà.

Dopo qualche mese di amicizia, ci perdemmo di vista. Diversi anni più tardi la madre mi telefonò dicendo che la figlia era morta. Temevo di venire apostrofato con ira. Invece l’anziana signora mi chiese di andare a pregare sulla tomba di Gianna, si chiamava così, siccome le aveva detto che ero stato io l’unico uomo per bene che avesse incontrato in vita sua. Difatti non le avevo mentito. Non lo faccio siccome non lo ritengo degno di me.

Ma torniamo al 9 agosto del 1979. Dissi a Giulia che le emozioni vane vengono cercate dall’ orrore del vuoto di chi non è soddisfatto di sé e del compagno. La bella ragazza mi rivolse uno sguardo irritato: credo che le avesse dato fastidio non ricevere una proposta che magari avrebbe respinto, però non riceverla dopo avermi dato l’occasione di fargliela aveva disturbato il suo narcisismo.

Tanto che disse: “La tua è una visione meschina e obsoleta dei rapporti amorosi”

“Sì è arretrata - risposi - risale almeno a Platone.”

“Risalirà a Platone - replicò con disprezzo appena dissimulato - ma io non la condivido. E’ debole e falsa. Anzi, credo che nemmeno tu ne sia intimamente convinto e che la usi per puntellare la tua fiacchezza attuale: tu giri intorno all’argomento con tante parole, ma il fatto è che hai il terrore di venire tradito e magari lasciata da una sulla quale hai basato la tua identità. Tu ne aborrisci il terremoto e la rovina. Sei anche falso: santo come vuoi apparire, non ti sei mai concesso delle avventure?”

“Sì, certo, anzi parecchie, qui a Debrecen, in Italia e altrove. Ho folleggiato nel piacere anche io. Ma quando non mi ero vincolato con alcuna promessa. Recentemente l’ho fatta siccome preferisco l’amore con una donna sola a diversi rapporti con varie amanti più o meno gradite.

La monogamia con una di raro valore mi dà più della polgamia. L’ho praticata anche per fare numero[1]: per vanità”.

“La poligamia o la poliandria può essere vissuta con molti amanti di raro valore”, rispose spiritosamente e non illogicamente la bella di Novi Sad.

 

giovanni ghiselli

 

 p. s.

è finita l’estate. E’ venerdì e a Pesaro piove.

Tornando in bicicletta dalla povera mensa di Fano, ho preso tanta pioggia e molto freddo. Il virus non ama il sole e il caldo, come le persone cattive. Dio ce ne guardi. Ci attendono mesi poco illuminati.



[1] Mi viene in mente un amico, un donnaiolo di Pesaro che quando lo incontro e gli chiedo come stai, mi risponde sempre dicendo un numero, piuttosto alto.

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