Novi Sad
Prima parte del dialogo
con Giulia, la bella ragazza serba di Novi Sad. Si ragionava d’amore
Una relazione a casa
l’aveva anche Giulia: lei però non aveva giurato né promesso al suo amante che
non avrebbe fatto l’amore con altri, poiché - diceva - “non si può mai sapere
che cosa succederà mentre camminiamo sulla corda del destino, tesa sopra
l’abisso della morte che nullifica gli impegni, tutti: quelli presi e pure
quelli non presi”.
Il discorso si fece
interessante e lo riferirò poiché riguarda molte persone, se non proprio tutte.
Io intanto pensavo che
Ifigenia, poiché non scriveva, parlava nella stessa maniera a un corteggiatore
sul lido Adriano, per stuzzicarlo e provocarlo per trarne e dargli piacere,
commettendo, allora credevo, un’ingiustizia grave nei miei confronti. Ora penso
che tale diversità di comportamento non era un’ingiustizia inflitta alla mia
persona, anzi era una discrepanza che mi avrebbe fatto capire come fosse
inopportuno e deleterio che io sprecassi la mia fedeltà, i miei sentimenti e il
tempo buono della vita per una donna con la quale avevo poco in comune. Da
allora ho capito di dover rinunciare al pathos quando non riceve l’assenso del
logos, cioè, dopotutto dei fatti reali perché davvero ciò che è razionale è
reale pur se non tutto il reale è razionale. In ogni caso l’amore di Ifigenia
per me non era reale e il mio per lei non era razionale. Doppia discrepanza
dunque.
E’ andata bene così,
come diceva spesso Fulvio che mi voleva bene contraccambiato
Anche ora che sono
vecchio e ho vissute parecchie altre storie, sempre più lucido e disincantato,
credo tuttavia, come allora, che un amante impegnatosi a mantenere la fedeltà,
debba farlo. Niente del resto ci obbliga a prendere impegni che non siamo
sicuri di onorare. Quando tornai da Debrecen, nell’agosto del 1974, arrivato in
Italia dissi a una brava ragazza triestina con la quale avevo intrecciato una
relazione nel precedente maggio odoroso, che mi ero innamorato di un’altra,
cioè di Päivi una finlandese messa pure incinta.
La giovane donna
italiana mi disse: “tu non sei un uomo, sei una prostituta”, con tutto che non
le avevo giurato né promesso la mia fedeltà.
Dopo qualche mese di
amicizia, ci perdemmo di vista. Diversi anni più tardi la madre mi telefonò
dicendo che la figlia era morta. Temevo di venire apostrofato con ira. Invece
l’anziana signora mi chiese di andare a pregare sulla tomba di Gianna, si
chiamava così, siccome le aveva detto che ero stato io l’unico uomo per bene
che avesse incontrato in vita sua. Difatti non le avevo mentito. Non lo faccio
siccome non lo ritengo degno di me.
Ma torniamo al 9 agosto
del 1979. Dissi a Giulia che le emozioni vane vengono cercate dall’ orrore del
vuoto di chi non è soddisfatto di sé e del compagno. La bella ragazza mi
rivolse uno sguardo irritato: credo che le avesse dato fastidio non ricevere una
proposta che magari avrebbe respinto, però non riceverla dopo avermi dato
l’occasione di fargliela aveva disturbato il suo narcisismo.
Tanto che disse: “La tua
è una visione meschina e obsoleta dei rapporti amorosi”
“Sì è arretrata - risposi
- risale almeno a Platone.”
“Risalirà a Platone - replicò
con disprezzo appena dissimulato - ma io non la condivido. E’ debole e falsa.
Anzi, credo che nemmeno tu ne sia intimamente convinto e che la usi per
puntellare la tua fiacchezza attuale: tu giri intorno all’argomento con tante
parole, ma il fatto è che hai il terrore di venire tradito e magari lasciata da
una sulla quale hai basato la tua identità. Tu ne aborrisci il terremoto e la
rovina. Sei anche falso: santo come vuoi apparire, non ti sei mai concesso
delle avventure?”
“Sì, certo, anzi
parecchie, qui a Debrecen, in Italia e altrove. Ho folleggiato nel piacere
anche io. Ma quando non mi ero vincolato con alcuna promessa. Recentemente l’ho
fatta siccome preferisco l’amore con una donna sola a diversi rapporti con varie
amanti più o meno gradite.
La monogamia con una di
raro valore mi dà più della polgamia. L’ho praticata anche per fare numero[1]: per vanità”.
“La poligamia o la
poliandria può essere vissuta con molti amanti di raro valore”, rispose
spiritosamente e non illogicamente la bella di Novi Sad.
giovanni ghiselli
p. s.
è finita l’estate. E’
venerdì e a Pesaro piove.
Tornando in bicicletta
dalla povera mensa di Fano, ho preso tanta pioggia e molto freddo. Il virus non
ama il sole e il caldo, come le persone cattive. Dio ce ne guardi. Ci attendono
mesi poco illuminati.
[1] Mi viene in mente un amico, un
donnaiolo di Pesaro che quando lo incontro e gli chiedo come stai, mi risponde
sempre dicendo un numero, piuttosto alto.
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