martedì 29 settembre 2020

Lucano LX. Pharsalia X. (vv. 85-153)


Argomenti

Cleopatra lusinga Cesare. La notte “nefanda” trascorsa dai due amanti. Confronto con la Cleopatra della commedia di Bernard Shaw. Il lusso smodato, ancora sconosciuto ai Romani, di un banchetto pacchiano. Anche la bellezza nociva di Cleopatra è truccata fuor di misura. Elogi del senso della misura ( Solone in Plutarco) e della povertà (il console Fabrizio esemplare nel Purgatorio di Dante)

Seneca citando Epicuro denuncia l’innaturalezza e la miseria del lusso.

 

Quindi Cleopatra parla: “o maxime Caesar - gli fa, se vale qualche cosa la nobiltà del mio sangue, io discendo da Lago (Tolomeo I Sotér uno dei compagni poi diadochi di Alessandro Magno) e sono stata cacciata dal trono, ebbene: “si tua restituit veteri me dextera fato - se la tua destra mi restituisce al destino regale, complector regina pedes” (88 - 89) io pur da regina abbraccio i tuoi piedi.

Tutt’altro approccio di Cleopatra a Cesare leggiamo nella commedia di Bernard Shaw Cesare e Cleopatra (del 1901) dove la principessa ancora adolescente in questo testo emerge da una Sfinge: “Ehi, vecchio signore (…) vecchio signore! Non scappare!”

Cesare: “Non scappare? Vecchio signore? A Giulio Cesare questo?!”

La giovinetta (insistendo) “vecchio signore!” (…)

Cesare: (stupefatto) “Chi sei tu?”

La giovinetta: “Cleopatra, regina d’Egitto!”

Cesare: “Ma che regina d’Egitto!” (Atto primo. Quadro secondo)

 

La Cleopatra di Lucano tende piuttosto a blandire Cesare.

Sei aequum sidus una stella favorevole gentibus nostris.

Nullo discrimine sexus, qui non c’è distinzione di sesso e una donna può stare al vertice del potere: reginam scit ferre Pharos, Faro sa portare avanti una regina.

Mio padre ha lasciato eredi del regno e del talamo me e mio fratello. Ma Tolomeo “habet sub iure Pothini - affectus enseseque suos” (95 - 96).

La ragazza chiede quindi a Cesare di eliminare Potino. Per sé non vuole nulla: regem iube regnare (99) comanda al re di regnare.

Lo schiavo Potìno (famulus) si è montata la testa. 

Ha decapitato Magno e ora minaccia te - sed procul hoc avertant fata (101)

Le parole non sarebbero bastate. “vultus adest precibus faciesque incesta perorat” 105 il volto sta accanto alle preghiere e tutto l’aspetto impuro tiene la perorazione.

Quindi Cleopatra exigit infandam noctem corrupto iudice - 106 - dopo avere corrotto il giudice trascorre la notte nefanda.

Poi Cesare comprò la pace con grandi doni (Cipro concessa ad Arsinoe sorella di Cleopatra) e seguì un banchetto epulae nella grande confusione del quale (magno tumultu) Cleopatra explicuit “nondum translatos Romana in saecula luxus” 110, esibì i grandi lussi non ancora trasferiti ai Romani.

 

Un lusso smodato e pacchiano c’era in quel palazzo, tempio della corruzione. Dappertutto materiali costosissimi: laqueata tecta (112), soffitti a cassettoni, l’oro nascondeva le travi, trabes absconderat aurum (113), pareti di marmo, colonne di agata e di porpora. Si camminava sull’onice, l’ebano rivestiva le porte ed era sostegno, non abbellimento del palazzo - auxilium, non forma domus (119)

Poi ebur atria vestit, l’avorio riveste gli atri, testudinis Indae terga, dorsi di tartarughe dell’India, distinta crebro smaragdo screziati di frequenti smeraldi e dipinti a mano sono inseriti nelle porte foribus sedent.

Fulget gemma toris sui letti brillano gemme, strata micant, lampeggiano i tappeti impregnati di porpora di Tiro, altri tappeti lanciano scintille di luce da scaglie d’oro. Tum famulae numerus turbae populusque minister (127), poi il numero della folla dei servi, un popolo intero asservito con pelli e capelli di vario colore - nec non infelix ferro mollita iuventus - atque execta virum 133 - 134 non manca l’infelice gioventù rammollita ed evirata dal ferro.

I due re e, maiorque potestas Caesar, si sono sdraiati discubuēre: Cleopatra è immodice formam fucata nocentem (137) imbellettata fuor di misura nella sua bellezza colpevole.

 Non si accontenta dello scettro, del fratello - marito.

E’ affaticata dagli ornamenti cultu laborat (140).

Candida pectora perlucent Sidonio filo, mammelle candide si brillano attraverso il filo del velo di Sidione. Hanno posto tavoli tondi tagliati nei boschi di Atlante su zanne d’avorio.

Tutto per il furore cieco e pazzo di voler apparire - Pro caecus et amens - ambitione furor (146 - 147), civilia bella gerenti –divitias aperire suas, mettere in mostra le proprie ricchezze a chi conduce una guerra civile.

 

 Cfr. il Creso di Plutarco nella Vita di Solone

Il legislatore ateniese disse al re di Lidia che gli aveva esibito le proprie ricchezze credendo che lo avrebbe elogiato e si sarebbe congratulato per la sua felivìcità"Ai Greci, o re dei Lidi, il dio ha dato di essere misurati (metrivw" e[cein) in tutto, e, per questa misuratezza (uJpovmetriovthto" ) ci tocca una saggezza non arrogante ma popolare, non regale né splendida "( Vita , 27).

 Lì per lì Creso non comprese, ma poi, una volta sconfitto da Ciro e finito sul rogo, gridò tre volte "O Solone", poiché aveva capito che la sua felicità era stata solo parola e opinione, fama e parvenza.

Innaturalezza e miseria del lusso

Una sentenza di Epicuro tradotta e citata da Seneca (Ep. 27, 8): “divitiae sunt ad legem naturae composita paupertas”, la povertà conforme alla legge di natura è una ricchezza.

 

Lucano ricorda per contrasto Fabricios Curiosque graves e il sordidus Etruscis abductus consul [1]aratris (153).

Fabrizio, console nel 282 a. C., viene elogiato da Dante per la sua scelta della povertà: “Seguentemente intesi: “o buon Fabrizio,/con povertà volesti anzi virtute/che gran ricchezza posseder con vizio” Esempio di povertà per avari e prodighi Canto XX del Purgatorio V cornice.

 

 

Bologna 29 settembre 2020 ore 18,50

giovanni ghiselli

 

p. s.

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[1] Cincinnato che fu console nel 460 a.C. e due volte dittatore, nel 458 a.C. e nel 439 a.C.

1 commento:

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