martedì 22 settembre 2020

"Le Baccanti" di Euripide. Traduzione mia. 1. Prologo


Dedica:

Alla zia Giorgia, la baccante felice di Potenza Picena, con l’amore di un figlio.

Il suo “Pipo”.

 

Le Baccanti di Euripide

Traduzione mia

 

Prologo vv. 1 - 63

 

Dioniso

Sono giunto, figlio di Zeus, a questa terra dei Tebani,

Dioniso, che un giorno la figlia di Cadmo mette al mondo,

Semele, fatta partorire dal fuoco folgorante;

e avendo preso in cambio, da dio, forma mortale

sono qui alla fonte di Dirce e all’acqua dell’Ismeno. 5                   

E vedo la tomba della madre, la fulminata,

qui vicino alla reggia, e le rovine della casa

fumanti per la fiamma ancora viva del fuoco di Zeus,

imperitura violenza di Era contro la madre mia.

E approvo Cadmo che questo suolo rende                                 10

inaccessibile, sacro sepolcro della figlia; io l’ho coperto

tutt’intorno con foglie di vite ricche di grappoli.

E avendo lasciato le campagne ricche d’oro dei Lidi

e dei Frigi, e attraversato le piane dardeggiate dal sole

dei Persiani, e le mura Battriane e la terra dei Medi 15

dal terribile inverno, e l’Arabia felice

e l’Asia tutta, che è distesa presso il salso

mare con città ben turrite, piene

di Elleni e di barbari mescolati insieme,

sono venuto dapprima a questa città di Greci,                         20

dopo avere incitato alle danze là e fondato i miei

misteri, per essere divinità manifesta ai mortali.

 

E prima Tebe di questa terra Greca

ho fatto risuonare delle mie grida, dopo avere messo la nebride sopra la pelle

e dato in mano il tirso, giavellotto d’edera; 25                             

poiché le sorelle di mia madre, quelle che meno di tutti dovevano,

andavano dicendo che Dioniso non è nato da Zeus,

e che Semele sedotta da un mortale qualsiasi

faceva risalire a Zeus il fallo del letto,

ingegnosa trovata di Cadmo, per cui, ripetevano con aria di vanto                30

che Zeus l’aveva uccisa poiché aveva mentito le nozze.

Perciò quelle stesse io ho fatto smaniare fuori dalle case

in preda al furore, ed ora abitano il monte uscite di senno;

e le ho costrette a indossare i paramenti dei miei riti,

e anzi tutta la semenza femminile dei Cadmei, quante  35          

 donne c’erano, le feci uscire furenti dalle case;

e mischiate con le figlie di Cadmo

sotto i verdi pini stanno su rocce senza tetto.

 Questa città infatti deve imparare fino in fondo, anche se non vuole,

che non è iniziata ai miei misteri,                                         40

e io devo prendere le difese della madre Semele

apparendo ai mortali la divinità che ella genera a Zeus.

 

Cadmo dunque gli onori e il potere

li dà a Penteo nato dalla figlia,

il quale combatte il divino nella mia persona e mi caccia fuori 45

dalle libagioni, e nelle preghiere in nessun modo mi ricorda.

Per queste cose a lui mostrerò che sono un dio

e a tutti i Tebani. Poi, dopo avere stabilito bene i miei riti qui,

trasporterò il piede ad altra terra,

rivelando me stesso; ma se la città dei Tebani                         50

per rabbia cercherà di cacciare con le armi le Baccanti

dal monte, attaccherò guidando un esercito di Menadi.

Per questi motivi ho preso in cambio un aspetto mortale

e ho mutato la mia forma in natura di uomo.

Avanti, o voi che avete lasciato lo Tmolo baluardo della Lidia, 55

sacro stuolo mio, donne che dai barbari

portai mie compagne di riposo e di cammino,

sollevate i timpani in uso nella terra 

dei Frigi, invenzioni mie e della madre Rea,

e, venute attorno a questa dimora reale                                    60

di Penteo, fate rumore, perché la città di Cadmo veda.

Io, andato sulle balze del Citerone, parteciperò

alle danze con le baccanti, là dove si trovano loro.

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