riproduzione di vesti egizie in lino
Argomenti
Nel banchetto lussuoso, pieno di vivande esotiche importate, si
mangia non mandante fame. Mangiare senza richiesta della fame
è un abominio che rende il corpo deforme e la stravolge la mente. Il lino puro
e ieratico: di lino sono le vesti estive e quelle sacerdotali egiziane. D’inverno
da noi e in estate dove ci investe la maledettissima aria condizionata non
basta. Questa fa bene solo agli agenti patogeni. Cesare interroga il sacerdote
Acoreo la cui vecchiezza è segnata positivamente e benevolmente dagli
dèi. Gli Egiziani come maestri
dei Greci, quindi pure dei Latini. Il metodo comparativo: Euripide, Plauto e
Platone. Lo impiegherò nel mio prossimo corso
I servi
posero sulle mense cibi offerti dalla terra, dall’aria, dal mare, dal Nilo:
quello che il luxus furens cercò in tutto il mondo toto
quaesivit in orbe per vana ostentazione inani ambitione (156
- 157), non mandante fame (158) senza richiesta della fame.
Recipienti di cristallo per dare acqua alle mani e vino Falerno che Meroe
un’isola del Nilo nell’alto Egitto importa e cogens spumare,
facendolo fermentare, gli conferisce in pochi anni indomitum senium (162
- 163) una vigorosa antichità.
Sui capelli
dei convitati auliscono corone di fiori e profumi vari che impregnano l’aria.
Cesare così
impara a sprecare le ricchezze del mondo saccheggiato - discit opes Caesar
spoliati perdere mundi - 169 et gessisse pudet genero cum paupere
bellum (170) si vergogna di avere fatto la guerra con un genero povero,
e vuole muovere guerra alle genti di Faro.
Infine
la lassata voluptas il piacere stanco impose un limite - modum imposuit
- al cibo e al vino e Cesare prolunga la notte interrogando con parole poi
ascoltando il sacerdote Acoreo vestito di lino - linigerum placidis
compellat Acorea dictis (175).
Il lino puro e ieratico. Veste sacerdotale in Egitto.
D’estate
vorrei rimanere vestito di lino, invece di indossare la lana per difendermi dal
freddo innaturale dell’aria condizionata
Nell’ultimo libro del romanzo di Apuleio Lucio ancora asino si sveglia di
notte e vede la luna, immagine di Iside e la prega, attribuendole molti nomi.
Chiede di deporre diram faciem quadripedis e di renderlo a se
stesso redde me meo Lucio (Metamorfosi, 11, 2),
rendimi al Lucio che sono.
La dea è chiamata con molti nomi Cerere, Venere Celeste, Diana, Proserpina.
Cerere, Venere e Diana sono i tre aspetti luminosi della dea cosmica;
Proserpina, nocturnis ululatibus horrenda, è l’aspetto oscuro.
Poi Nel sonno gli appare una divina figura, una dea con foltissimi, lunghi
capelli, con una veste di lino sottile, dal colore cangiante, ora candida, ora
gialla come fiore di croco, ora rossa. Era coperta da una sopraveste di
un nero splendente.
Il lino
In De Iside et Osiride Plutarco spiega che il lino spunta dal seno della
terra immortale e produce una veste semplice e pura parevcei
kaqara;n ejsqh`ta che non pesa ma offre riparo dal calore ed è
adatta ad ogni stagione e non genera insetti 352F.
Nel De Magīa Apuleio scrive che la lana è escrescenza di un pigrissimo
corpo segnissimi corporis excrementum (56). Già
Orfeo e Pitagora la riservavano alle vesti dei profani. Invece mundissima
lini seges, la purissima pianta del lino, tra i migliori frutti della
terra, copre i santi sacerdoti d’Egitto e gli oggetti sacri.
Erodoto scrive che gli Egiziani considerano empio entrare nei santuari e
farsi seppellire vestiti di lana (II, 81).
Cesare dunque interroga il sacerdote chiamandolo: o sacris
devote senex , quodque arguit aetas, non neglecte deis (176 - 177). O
vecchio votato al culto divino, non trascurato dagli dèi, come dimostra la tua
vecchiaia. Sarà stata una verde vecchiaia.
Euripide nel secondo stasimo dell’Eracle fa dire al coo di
vecchi tebani:
“Se gli dèi avessero intelligenza e sapienza riguardo agli uomini
donerebbero una doppia giovinezza divdumon
a]n h[ban e[feron come segno evidente di virtù - fanero;n
carakth`r j ajreta`" a quanti la posseggono, e una volta morti, di nuovo nella luce del
sole, percorrerebbero una seconda corsa, mentre la gente ignobile avrebbe una
sola possibilità di vita” (661 - 669).
Nel Miles gloriosus di Plauto si trova un locus
similis: "itidem divos dispertisse vitam humanam aequom fuit: qui
lepide ingeniatus esset, vitam ei longiquam darent, qui inprobi essent et
scelesti, is adimerent animam cito" (vv. 730 - 732), parimenti sarebbe
stato giusto che gli dèi distribuissero la vita umana: a colui che avesse un
carattere amabile, dovrebbero dare una vita lunga, a quelli che fossero cattivi
e scellerati, portargliela via presto.
Cesare chiede chiarimenti sulla geografia dell’Egitto, in particolare
il corso del Nilo, e sui costumi degli Egizi, la cultura, la religione,
l’astronomia.
Se i tui maiores docuēre sua sacra
Cecropium Platona (181 - 182), se i tuoi antenati hanno insegnato
all’ateniese Platone i loro riti sacri, quale ospite è più degno di me di
ascoltarti e più capace di accogliere il mondo? - quis dignior umquam - hoc
fuit auditu mundique capacior hospes? (182 - 183) Anche in mezzo alle
battaglie media inter proelia - stellarum caelique plagis superisque
vacavi (185 - 186) ho trovato il tempo per le plaghe delle stelle e
del cielo e per quanto sta sopra la terra.
Gli Egiziani come maestri dei Greci, quindi pure dei Latini
Platone nel Timeo (22 b 4) racconta che un vecchio sacerdote egizio disse a
Solone: “voi Greci siete sempre fanciulli e non c’è un Greco vecchio ‘’W SÒlwn, SÒlwn, “Ellhnej ¢eˆ pa‹dšj ™ste, gšrwn d’ “Ellhn oÙk œstin . Non avete ricordo di fatti antichi a
causa dei diluvi che periodicamente sconvolgono la civiltà. Gli Egiziani hanno
le leggi che aveva Atene 9000 anni prima ma dopo una lotta vittoriosa contro
l’Atlantide ci fu una catastrofe finale che ne fece perdere il ricordo.
Allora
Solone: ‘Pîj t… toàto lšgeij; f£nai.
‘Nšoi ™stš,’ e„pe‹n, ‘t¦j yuc¦j p£ntej· oÙdem…an g¦r ™n aÙta‹j œcete di' ¢rca…an ¢ko¾n tradizione, palai¦n dÒxan oÙd’ m£qhma crÒnJ poliÕn oÙdšn. nessun insegnamento canuto per l’età .
tÕ d’ toÚtwn a‡tion tÒde. pollaˆ kat¦ poll¦ fqoraˆ stermìni gegÒ -
nasin ¢nqrèpwn kaˆ œsontai, purˆ mn kaˆ Ûdati mšgistai,
mur…oij d’ ¥lloij ›terai bracÚterai”.
giovanni
ghiselli
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