Due ragazze adolescenti uccise, falciate come erba o come grano maturo mentre camminavano, da un tale con l’automobile lanciata a una velocità doppia risetto a quella consentita, probabilmente anche stordito da alcol o da stupefacenti, e nessuno che abbia gridato al femminiciduio perché non c’era di mezzo il sesso diabolico, bensì la sacrosanta automobile. Molti la usano come arma letale,
Ieri una donna distratta ha urtato una ruota della mia bicicletta facendomi cadere. Non mi sono fatto male però la maleaccorta signora si è scusata tanto da commuovermi talmente è rara tale forma di educazione.
Oggi invece mentre pedalavo tutto sulla destra un tale sfrecciando troppo vicino ha colpito il mio gomito sinistro con uno specchietto e ha tirato dritto. Anche oggi per fortuna non mi sono fatto tanto male. Qualcuno mi protegge e mi ama evidentemente. Una volta, parecchio tempo fa, guidavo l’automobile per 30 mila chilometri l’anno. Ora ne faccio mille in macchina, circa 18 mila in bicicletta e 1800 a piedi, correndo.
Osservo e vedo poco riguardo per la vita umana. L’ecologia non si occupa mai delle automobili assassine, il massimo e il peggio della antiecologia. Se è quasi ammessa la licenza di uccidere con l’automobile guidandola mentre si guarda il telefonino o a velocità da autodromo o ubriachi o drogati fradici, che senso ha allarmarsi ogni giorno per un gradi di temperatura in più o per un orso polare che dimagrisce troppo?
La vita umana è messa in pericolo prima di tutto dalla disattenzione degli uomini e delle donne nei confronti del prossimo, anzi di ogni essere umano. So che non schivo io certi automobilisti, loro non risparmiano me. Questa attenzione che devo sempre impiegare come un allarme per non essere danneggiato, mi toglie letizia, mi sottrae energie e inficia, se non la mia volontà, certo la capacità di fare del bene.
Baci
Gianni
Bologna 29 settembre ore 21, 25
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