lunedì 7 settembre 2020

Lucano XXXVI. Pharsalia VI (vv. 711-830)

Evelyn Herlitzius interpreta Ortrud

Argomenti
Fine della preghiera nera che viene esaudita. Erichto minaccia agli dèi inferi. Il morto parla e racconta quello che ha visto, poi conclude profetizzando la sconfitta dei pompeiani. Entrambi i duci della guerra civile comunque combattono solo per una tomba bagnata una dalle acque del Nilo, l’altra del Tevere. La guerra deciderà quale dei due finirà la vita in Egitto e quale a Roma: et ducibus tantum de funere pugna est (811)

Voglio sentire uno morto da poco, continua la preghiera nera di Erichto: primo pallentis hiatu - haeret adhuc Orci, è ancora fermo sulla prima apertura del pallido Orco. Licet has exaudiat herbas 715 anche se ascolta il richiamo di queste erbe l’anima ad manes ventura semel, verrà ai mani una volta sola per tutte. Il morto profetizzi al figlio di Pompeo tutto quanto riguarda Magno: si bene de vobis civilia bella merentur 718” Cfr. anche la preghiera nera di Ortrud nel Lohengrin di Wagner.
 Finita la preghiera, Etichto haec ubi fata caput spumantiaque ora levavit (719). Le apparve l’ombra in piedi del cadavere disteso - aspicit astantem proiecti corporis umbram (720). Questa ha paura dei suoi arti senza vita e delle chiusure odiose del carcere antico. Teme di rientrare nel suo petto squarciato e nelle viscere rotte dalla ferita mortale.
Viene commiserato il miser, extremum cui mortis munus inique eripitur, non posse mori! (724), cui viene iniquamente strappato il dono estremo della morte: e non può morire.
Il morto indugia ed Erichto irataque morti - verberat immotum vivo serpente cadaver (727) e attraverso le spaccature della terra create con la sua cantilena, manibus inlatrat (729) latra contro i morti e rompe i silenzi dei regni. Minaccia le furie Tisifone e Megera chiamandole cagne dello Stige: le evocherà fino alla luce poi le abbandonerà. Minaccia anche Ecate e Proserpina dicendo che potrebbe rivelare i loro segreti: Ecate che cambia volto nel cielo (Diana, la luna) rispetto a quello dell’Erebo; e alla figlia di Cerere quae te contagia passam - noluerit revocare Ceres (il chicco di melograno).

Contro Plutone immittam Titana ruptis cavernis (743), immetterò il sole, rotte le tue caverne et subito feriēre die (744) sarai ferito dalla luce improvvisa. Poi minaccia di invocare un dio misterioso che non teme nulla e osa spergiurare sulle acque di Stige. Un dio summum cui nomen scire non licet.

Le minacce hanno successo: Protinus astrictus caluit cruor (750), subito il sangue solidificato si riscaldò atraque fovit - vulnera (750 - 751) e riscaldò le nere ferite e corse per le vene fino alle membra estreme - et in venas extremaque membra cucurrit (751). Et nova vita miscetur morti (753 - 754). Tum omnis palpitat artus - tenduntur nervi (754 - 755). Il cadavere non si alza dal terreno poco alla volta ma terra repulsum est erectumque semel, si rizza in un colpo solo (757). Lumina nudantur distento rictu, allargatasi l’apertura delle palpebre
Assume l’aspetto di uno che sta morendo remanet pallorque rigorque (759) rimane il pallore e la rigidità et stupet. La bocca ancora non parla.

Eritto gli promette che se parlerà con chiarezza nessuno potrà evocarlo di nuovo. Ne parce, precor: da nomina rebus, - da loca; da vocem qua mecum fata loquantur (773 - 774.
Il morto risponde che non ha fatto in tempo a vedere tristia Parcarum stamina (777), però ha visto che una effera Romanos agitat discordia Manes (780) una selvaggia discordia tiene in agitazione i morti romani.
 Vengono elencati diversi alti magistrati di Roma già morti: vidi Decios natumque patremque, - lustrales bellis animas (785 - 786), vite espiatorie delle guerre, flentemque Camillum (786) et CuriosSullam de te, Fortuna querentem, poi Scipio deplorat libycis perituram –infaustam subŏlem (Metello Scipione); Cato maior, Carthaginis hostis (789) nemico di Cartagine più grande di Scipione maeret fata nepotis non srervituri piange il destino del nipote non disposto a servire.
Solum te, consul depulsis prime tyrannis - Brute, pias inter gaudentes vidimus umbras (790 - 791).

I sovversivi
Abruptis, Catilina minax fractisque catenis - exultat (793 - 794) Mariique truces, nudique Cethēgi (Cetègo complice di Catilina) i due Mari padre e figlio e i Cetegi nudi.
Vidi ego laetantis, popularia nomina, Drusos (tribuni della plebe graccani promotori della guerra sociali) legibus immodicos, smodati nelle leggi sovversive, ausosque ingentia Gracchos e i Gracchi che osarono smisurati progetti - le mani legate da eterni nodi di acciaio e dentro il carcere di Dite - aeternis chalybis nodis et carcere Ditis - constrictae plausere manus (797 - 798) hanno comunque potuto applaudire.
Camposque piorum - poscit turba nocens 798 - 799 La folla dei colpevoli reclama i campi elisi delle anime pie.
Plutone prepara pene dure per il vincitore. I campi Elisi invece sono aperti alla famiglia di Pompeo. Entrambi morranno presto: veniet quae misceat omnis - hora duces (806 - 807). Properate mori affrettatevi a morire e disprezzate gli imperatori divinizzati.
Cfr. Marco Aurelio che dice a se stesso: “ bada a non cesarizzarti: “ o{ra mh; ajpokaisarwqh'/" " ( A se stesso, VI, 30)

Quem tumulum Nili, quem Thybridis alluat unda
Quaeritur, et ducibus tantum de funere pugna est (810 - 811)
Si tratta di sapere quale tomba bagni l’onda del Nilo, quale l’acqua del Tevere: i duci combattono per una tomba.
Voi disgraziati pompeiani abbiate paura dell’Europa, dell’Africa e dell’Asia: la Fortuna ha assegnato le tombe ai vostri trionfi
Europam, miseri, Libyamque Asiamque timete:
distribuit tumulos vestris Fortuna triumphis (817 - 818).

Il soldato morto e resuscitato sale sul rogo dove viene bruciato
Eritto allungò la notte mentre il cielo portava il colore della luce.
Così poterono tornare non visti alle tende.

Fine VI libro

Giovanni ghiselli

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