sabato 5 settembre 2020

Lucano XXXIV. Pharsalia VI (vv. 406-603)

J.H. Mortimer
Sextus Pompeius consulting Erichtho before the Battle of Pharsalia

La Tessaglia terra di streghe. Lucano e Apuleio: Erichto e Meroe

In Tessaglia il re Iono cominciò a coniare monete e nacque l’uso di contare le ricchezze - “quod populos scelerata impegit in arma” 406, che spinse i popoli a scontri scellerati.
Di qui scese il Pitone, di qui l’empio Aloèo scagliò la sua prole (Oto ed Efialte) contro i superi. L’Ossa sovrapposto al Pelio si faceva incontro ai pianeti e ostruiva loro le vie.
Dunque la Tessaglia è tellus damnata fatis (413). Si avvicina hora summi discriminis del sommo pericolo ed è chiaro propius iam fata moveri che il destino si muove oramai più vicino. Turbae sed mixtus inerti - Sextus erat, Magno proles indigna parente (419 - 420), Sesto figlio di Pompeo era mischiato alla folla neghittosa. Sarebbe diventato un pirata ma intanto vuole conoscere il futuro non in modo lecito andando a Delfi, o a Delo o Dodona, né consulta aruspici sulle fibre degli animali, né auspici sul volo degli uccelli, né piromanti sui fulmini, né gli astrologi. Sa che ci sono segreti di maghi terribili, e altari orrendi per i sacrifici umani fatti per gli dèi infernali. Bisognava interrogare i morti: miseroque liquebat - scire parum superos (433 - 434), al disgraziato pareva chiaro che gli dèi del cielo sapevano troppo poco.

 La Tessaglia pullula di streghe - quarum quidquid non creditur ars est - la loro arte è l’incredibile (437)
La gente di Tessaglia è maledetta - gens dira - e usa impia carmina empie formule magiche per attrarre le orecchie degli dei sorde a tante altre genti caelicolum aures tot surdas gentibus. Ma quelle delle streghe e dei magli tessali sono verba cogentia, parole che costringono.
 Quando quell’infandum murmur ha raggiunto le stelle tetigit cum sidera, allora la strega tessala abdūcet superos alienis aris (451) sottrarrà gli dèi agli altari divenuti estranei.
Allora nelle fibre entrano ardori malati: flammisque severi - illicitis arsere senes (453 - 454), vecchi severi bruciarono per illecite passioni. La mente ricevuto l’incantesimo va in malora mens - excantata perit - 457 - 458.
Sposi quos non alligat concordia ulla mixti tori né la potentia blandae formae (458 - 459) non legati da alcuna intesa del letto né dalla potenza di un bell’aspetto li hanno avvinti con l’avvolgimento magico di un filo ritorto traxerunt torti magica vertigine fili (460). Il cielo non obbediva alle solite leggi –legi non paruit aether (462). Le donne di Tessaglia mutano il corso della natura. Lucano si chiede se queste streghe abbiano potere anche su gli dei.
La luna impallidisce prigioniera dei maledetti veleni portati da quelle formule.
Ma questi riti scellerati sembravano troppo pii alla eff ĕra Erichto (508) - inque novos ritus pollutam duxerat artem - 509, aveva condotto a riti inauditi la sporca arte. Desertaque busta - incolit (511 - 512) abita tombe deserte, occupa i sepolcri dopo avere scacciato le ombre dei morti.
Una magrezza sconciata dalla muffa occupa la faccia della sacrilega, il suo aspetto sconosciuto al cielo sereno è appesantito da chiome scarmigliate.
Esce dalle tombe di notte durante i temporali e afferra i fulmini. Rende sterili anche i semi del grano calpestandoli e appesta l’aria. Lei fa morire anzi tempo alcuni e fa uscire dalle tombe altri già morti. Su alcuni cadaveri infierisce immergitque manus oculis (541) rosicchia le pallide escrescenze della mano essiccata - et siccae pallida rodit - excrementa manus - 542 - 543
Con i denti ha rotto i nodi e i lacci degli impiccati, ha fatto a brani i cadaveri penzolanti - pendentia corpora carpsit - 344 e ha raschiato le croci - abrasitque croces (545), ha tirato fuori le viscere battute dalla pioggia e midolla cotte dal sole. Quindi si porta via il ferro conficcato nelle mani - insertum manibus chalybem - 547 - e nero marciume di pus che goccia per le membra, veleno condensato - nigramque per artus - stillantis tabi saniem virusque coactum sustulit (548 - 549), ma se il nervo stringe i morsi rimane appesa et nervo morsus retinente pependit 549. Siede accanto al cadavere in concorrenza con fiere e avvoltoi : morsusque luporum - expectat siccis raptura e faucibus artus”(552 - 3) attende i morsi dei lupi per strappare gli arti alle fauci affamate.
Quando servono dei morti per i suoi empi riti ipsa facit manes 561, se li procura da sola. Lei utilizza ogni morte - hominum mors omnis in usu est (561).
Quando le muore un parente mentre imprime baci oscula figens ne mutila la testa addentando la lingua e sussurrando nefandezze da trasmettere ai morti.

Sesto Pompeo va a cercarla. Eritto si trovava vicina a Farsalo. Componeva una cantilena per nuovi usi carmenque novos fingebat in usus 578. Timens ne tellus tam multa caede careret temendo che alla terra venisse meno l’immensa carneficina580. Eritto spera di avere molti morti a disposizione
La Pompei ignava propago 589 l’inetto figlio di Pompeo le parla lusingandola e chiedendole quale sarà il risultato della guerra.

Anche l’Asino d’oro di Apuleio rappresenta la Tessaglia come una terra di streghe.

Il racconto di Aristomene a proposito del suo compagno di viaggio Socrate
Socrate dunque era stato rapinato a Larissa e rifocillato da un’ostessa caupona Meroe anus sed admŏdum scitŭla (1, 7) attempata ma piuttosto carina. Gli diede da mangiare e lo portò a letto dove Socrate contrasse una schiavitù pestilenziale e durevole. Quella strega gli aveva portato via tutto. Socrate ebbe paura di quella maga e un’indovina saga et divina (1, 8).
Meroe aveva mutato un suo amante infedele in un castoro, un animale che si libera dagli inseguitori praecisione genitalium (1, 9), poi aveva fatto altre stregonerie comportandosi quale emula di Medea (1, 10), l’allieva di Ecate. Quindi Aristomene e Socrate andarono a dormire. Aristomene cadde sotto il letto e testudo factus (12) vide due donne non giovani: Meroe e la sorella Pantia. Meroe si paragonò a Calipso abbandonata da Ulisse che viene ricordato più volte ed è figura di Lucio. Le due streghe straziarono Socrate bacchatim (13) al modo delle baccanti. Meroe gli cavò il cuore compiendo uno sparagmov~. Aristomene non osò scappare per paura di essere accusato dell’omicidio e tornò nel letto grabatŭlus conscius della sua innocenza.
Cfr. Leopardi Le Ricordanze “assiso sul conscio letto, dolorosamente alla fioca lucerna poetando”.
Aristomene tentò di impiccarsi ma si spezzò la corda. Socrate risorse e ripresero il cammino, ma durante una sosta morì.
Lucio commenta la storia dicendi “nihil impossibile arbitror, sed, utcumque fata decreverint ita cuncta mortalibus provenire (20).

Torniamo a Lucano. Pompeo dice a Erichto: non è una fatica di levatura modesta Non humilis labor est (602) è degno di te curarti di sapere quo tanti praeponderet alea fati (603) da che parte si inclini il dado di un così grande destino
La strega Tessala è contenta dell’onore ricevuto.

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