lunedì 21 settembre 2020

Stazio, "Tebaide", XII, vv. 294-636

Argia nel De mulieribus claris di Boccaccio
Argomenti

L'eroismo delle donne di Tebe e di Argo. Antigone e Argia affrontano la morte per dare sepoltura a Polinice nonostante il divieto di Creonte

 

Intanto Giunone va ad Atene per convincere Pallade e indurre la città supplicibus piis faciles (294) ben disposta ad aiutare le supplici.

Cfr. Euripide le Supplici dove Teseo aiuta le supplici argive contro Creonte e gli Eraclidi dove Demofonte, figlio di Teseo e Fedra, sostiene i figli di Eracle contro Euristeo.

 

A Tebe, la luna, spinta da Giunone, accresce il suo splendore per aiutare Argia che infatti individua il cadavere di Polinice

Ne piange la morte ma è contenta di avere trovato il corpo amato. Anche Antigone cerca il corpo del fratello.

 

Nell’Antigone di Alfieri la ragazza dice: me del mio sesso io sento - fatta maggiore: ad onta oggi del crudo - Creonte; avrai da me il vietato rogo - l’esequie estreme o la mia vita, avrai (I, 2).

Cfr. sexuque relictoTebaide, 178 e unsex me di lady Macbeth già citati.

 

Argia e Antigone prima diffidano l’una dell’altra poi si riconoscono quali sociae malorum (382) associate nei mali quindi si abbracciano sopra il cadavere di Polinice fratello dell’una e marito dell’altra.

Argia giura che Polinice amava più la sorella della moglie.

Manete le spinge a sbrigarsi perché si fa giorno: iam sidera pallent - vicino turbata die, perferte laborem, - tempus erit lacrimis, accenso flebitis igne (406 - 408). Bisogna portare a termine il lavoro: ci sarà tempo per le lacrime, piangerete dopo avere acceso il fuoco.

Pima c’è il tempus accendendi, poi verrà il tempus flendi.

 

Nell’Antigone di Alfieri c’è un agonismo erotico tra le due. Argia dice. “Pari in amarlo - noi fummo; pari o maggior io; Di moglie - altro è l’amor che di sorella” (I, 3)

 

Le due donne aiutate da Manete portano il cadavere smembrato sull’Ismeno. Lo lavano poi lo mettono sul rogo di Eteocle e danno fuoco ma la fiamma erompe divisa in due: exundant, diviso vertice, flammae (431).

Cfr. Dante, InfernoXXVI 52 - 54 Ulisse e Diomede.

Dante domanda a Virgilio: “chi è in quel foco che vien sì diviso/di sopra, che par surger dalla pira/dov’Eteòcle col fratel fu miso?”

 

Antigone atterrita urla vivunt odia improba, vivunt (441). Gli odi continuano a vivere. La guerra non è servita a niente nil actum bello, Creonte ha vinto

Si svegliano le sentinelle, le catturano e loro litigano: ciascuna vuole prendersi la colpa maggiore da Creonte.

Intanto le donne di Argo giungono all’ara della clemenza di Atene. Intorno c’era un bosco formato da allori, con i rami cinti di bende, e da ulivi supplicis arbor olivae (492). Un luogo fondato dagli Eraclidi o dagli stessi dèi ospitati dagli Ateniesi, dove anche Edipo e Oreste avrebbero trovato rifugio. Arriva Teseo che ha sconfitto le Amazzoni e ha sposato Ippolita che è civilizzata e aspetta un figlio.

Parla Evadne e rivendica l’umanità dei morti: hominum, inclute Theseu, sanguis, erant homines eademque in siderea creati, erano sangue di upmini. Teseo creati per le stesse stelle e gli stessi alimenti vostri (556).

Quos vetat igne Creon, ora Creonte nega loro il rogo e li respinge dalla porta Stigia, come se fosse il padre delle Eumenidi o il nocchiero del fiume. Ubi numina, ubi illest - fulminis iniusti iaculator? Ubi estis Athenae?

Evadne dubita della presenza degli dèi e dell’aiuto di Atene.

Chiedendo un aiuto la vedova di Capaneo ricorda a Teseo le sue imprese come captatio benevolentiae.

Le altre donne tendono le mani supplici e Teseo si accende d’ira contro Creonte scagliano minacce. Quindi manda il suo scudiero Fegeo a Tebe perché ordini al re di Tebe di allestire i roghi o di prepararsi alla guerra (598)

Tutta l’Attica accorre sotto le insegne di Teseo. Sarebbe andata anche Ippolita retinet iam certa tumentis spes uteri, ma la trattiene la speranza certa del ventre gonfio (636)

Teseo parla all’esercito e dice che dalla loro parte sta la Natura dux, dall’altra Pene, Furie, Erinni. Lo scudo di Teseo dove sono raffigurate le sue imprese (Minotauro etc.) incute terrore


 

giovanni ghiselli

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