lunedì 7 ottobre 2024

Ifigenia CLIX Conclusione del dialogo nel letto. Le ipotesi più irreali che possibili.


 

Tornai a domandarle che cosa c’era stato tra lei e il suo maestro di danza.

“Niente-rispose-. Dopo le lezioni con lui non ho preso mai nemmeno un caffè. Eppure quell’uomo mi ha fatto provare sentimenti forti e strani”.

“Strani come?”

“ Come quelli che, hai visto, mi hanno disturbata poco fa mentre si cercava di fare l’amore. Sentimenti ambigui composti di attrazione e repulsione contaminate a vicenda. Probabilmente Gennaro mi interessa per il fatto che è in grado di insegnarmi qualcosa di cui ho bisogno. A me piace imparare e tu mi hai insegnato molto, ma non tutto quello che mi serve per progredire sulla mia strada che sta divergendo dalla tua. Ciò non significa che intendo lasciarti.

Le nostre vie possono convergere ancora”.

 

Pensai all’ossimoro politico “convergenze parallele”. Un’astuzia retorica di qualche anno prima. Anche l’amore è un fatto politico: dipende anche dai rapporti sociali nella polis e dalla situazione socio- economica dei due amanti.

 

Ifigenia tacque aspettando una mia risposta.

Dato che tardavo a ribattere, mi domandò: “l’emozione per Lucia ti è passata del tutto?”

“Sì. Ho capito che non aveva alcun fondamento nella realtà”.

 

Non dissi “né alcuna corrispondenza in lei” com’era di fatto.

 

“Va bene così, Gianni. Ora siamo pari. Io con la parte cosciente della mia persona reale non amo che te e con te voglio stare”-

 

“Il fatto è che quella parte è solo la punta emersa di un iceberg, e quella sommersa, incosciente, è molto più grossa”, pensai, senza risponderle.

 

Dopo una breve pausa riprese a parlare Ifigenia.

“Ricorda che per diversi mesi quella tua infatuazione per la collega mi ha fatto soffrire. Pensavo che tu sei un uomo talmente immerso nella scuola che vuoi svolgere lì tutta la tua vita”

“La scuola mi ha dato tutto il buono e il bene che c’è stato nella mia vita-replicai- te compresa”.

“Lo so, ma io mi sto allontanando da quel tuo ambiente che non è più il mio. Tuttavia vorrei non separarmi da te”.

“nemmeno io da te”.

“Allora prendimo tempo. Possiamo collaborare nel campo del teatro e del cinema. Hai scritto una pièce molto bella e io la reciterò. Possiamo continuare con questo metodo: procedere insieme su questa strada”.

 

“Non sono sicuro di avere talento” dissi.

 Omisi: “né che tu lo abbia” per non offenderla ma lo pensai.

“So che ora soffro e provo sentimenti non soltanto buoni: sono geloso, ho paura di perderti e di dover ricominciare tutto da capo con chissà chi. La mia vita è ancora impostata per stare con te. Devo pensare a quanto ci siamo detto. Si è fatto tardi: ti porto a casa”

“Va bene, pensaci, ma non perderti nel labirinto dei tuoi arzigogoli. Tieni conto del fatto che in questi giorni sto recuperando interesse per te”.

 

“Il fatto reale-pensai- è che questa sera non ti è riuscito di avere un orgasmo con me, neanche uno. Sei tu che arzigogoli”.

Non lo dissi e Ifigenia continuò:”Se ti ho parlato del mio problema, doloroso per entrambi, significa che non intendo uscirne da sola. Ti sto chiedendo aiuto per farlo”.

“Sì, capisco e voglio aiutarti mentre aiuto me stesso,  però  adesso devo trovare il modo di farlo pensandoci sopra. Quindi ti porto a casa. Dai, facciamo le mosse assurde dell’una di notte: alziamoci dal letto e rivestiamoci per poi spogliarci di nuovo e tornare a letto. Io nello stesso letto per giunta. Meglio del resto. Questo qui profuma di te e solo di te”. Volli darle un contentino mentre la mandavo via.

 

Sorrise e cominciò a rivestirsi. Le guardavo le cosce di formato olimpico, le mutande celesti dove il grembo stillava rugiada profumata, la pelle del ventre abbronzato che conservava la luce del sole di Grecia, il seno che aveva allattato la mia gioia di vivere. Le amanti mi piacciono tanto quando arrivano, e ancora di più quando se ne vanno per tornare dopo il necessario intervallo. Se si fermano troppo a lungo mi annoiano, mi danno fastidio, mi turbano e da questi disturbi nascono cattivi pensieri.

Probabilmente non ho mai trovato l’altra metà che completi il dimidiato essere umano che sono.

Durante il tragitto tacqui e pensai che in ogni modo avevamo ancora bisogno l’uno dell’altro: io per dare inizio al mio capolavoro vero o presunto, lei per farsi chiarire il significato dei testi drammatici di autore che doveva recitare agli esami e ai saggi della scuola di recitazione.

Giunti sotto casa sua, le domandai per quale motivo non era andata a letto con Gennaro.

“Perché con lui non ho niente da dire-rispose- sarebbe stato uno sfizio vizioso, un regresso e lo smarrimento della via che vogliamo percorrere nel nostro procedere insieme verso l’arte e l’amore. E prima di tutto perché non amo lui. Io amo te.”

Tornando a casa mia, pensai che quel ballerino non le aveva mai proposto di andare a tripudiare nel letto con lui. Malignamente o realisticamente? Chissa?

 

Pesaro 7 ottobre 2024 ore 18, 18 giovanni ghiselli

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