venerdì 4 ottobre 2024

Ifigenia CLIX L’onomastico e la corsa.

 

Il giorno dell’onesto Giovanni,  il Precursore di Cristo  che di lui disse: “non surrexit inter natos mulierum maior Ioanne Baptista (N. T., Matteo, 11, 11), il Battista che apostrofava molti tra Farisei e Sadducei con: “Progenies viperarum” (3, 7), ebbene ogni 24 giugno sento il dovere di rendere onore a questo magnifico profeta il cui nome ispirò mia madre Luisa la quale ripetè risoluta, a quanti proponevano altri nomi inappropriati a suo figlio, le parole dette da Elisabetta a chi andò a circoncidere il bambino di otto giorni e voleva venisse chiamato come il padre di lui Zaccaria : “Nequaquam sed vocabitur Ioannes” ( N. T., Luca, I, 60).

In greco: “Oujciv, ajlla; klhqhvsetai  jIwavnne~

A ogni onomastico mi domando: “sono io veramente Giovanni?” Ho la grazia di Dio? Merito questo nome?

Più procedo nella vita più lo credo. Ho avuto grazie da Dio in tutti i  campi dove ho impiegato e ancora impiego i talenti ricevuti.

Questo è il ringraziamento che ogni mio onomastico rinnovo a Dio, ai miei genitori e a tutti i miei consanguinei.

 

 

La corsa del 24 giugno 1980

 

Il 24 giugno del 1980 dunque corsi i 5000 metri davanti a Ifigenia per rendere onore al mio santo, e per  farmi ammirare dalla mia unica amante non più tanto apprezzata ma ancora desiderata.

Bella era pur bella.

 

Bella era anche la serata estiva: calma, purpurea, piena di voli, come è quasi sempre il mio giorno onomastico che prende il nome dal santo onesto ed è uno dei giorni più belli dell’anno.

 

Quella sera rimossi il decadimento della mia donna.

 La rivedevo com’era quando la conobbi nel novembre del ’78 quando mi consolava del buio precoce, del freddo, della retrocessione nell’insegnamento e della solitudine antica, entrando in camera mia alle cinque dei pomeriggi già privi di luce, con i capelli violacei screziati di candidi fiocchi, lo sguardo lucente, l’anima aperta e fiduciosa di imparare tanto sulla propria vita, sul nostro destino mentre parlava con me prima di fare l’amore  e dopo. Quando entrava, i cristalli di ghiaccio che aveva addosso sembravano chicchi di riso lanciati da mani festose sopra la sposa giovane bella e felice. Ringiovaniva e imbelliva anche me. Dopo soltanto un anno e mezzo si era già sviata su una strada scoscesa. Ma quella sera feci finta che questa caduta non fosse iniziata e volai verso il traguardo dove la ragazza mi incitava, vestita di bianco, adorna sulle spalle e nel petto delle chiome brune che si arrossavano illuminate da quel cielo amaranto.

 Arrivai sul traguardo in 18 minuti e 39 secondi  e pensai che lo dovevo a lei. Un giorno avrei scritto un capolavoro raccontando la nostra storia. Erano i guizzi estremi di una fiamma che si stava spengendo. Non c’era verso di impedirlo. Una serie di cause arcane e concatenate ci stava portando alla fine. Questa come ogni evento era già predisposta da miriade di altre cause precedenti non solo quel giorno ma le nostre viteintere e quelle di tutti i nostri antenati: era una morte predestinata ab aeterno come gli esiti dei miei amori precedenti.

L’unico modo di farli vivere ancora era raccontarli con parole ornate e  ricche di immagini

 

Pesaro  4 ottobre 2024 ore 18, 02 giovanni ghiselli

 

p. s.

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