Chiuso questo discorso, passammo alla già vexata quaestio del senso che poteva ancora avere il nostro stare insieme dopo mesi di incomprensioni, menzogne e scortesie. “Perché noi due, pur facendo l’amore, non ci vogliamo bene?” le domandai. “Perché ci manca lo spirito di sacrificio, l’abnegazione personale in favore del bene comune: ciascuno antepone a questo il piacere e l’ utile proprio. E’ vero o no? “Sì è vero. Io voglio stare con te in quanto mi invogli a scrivere, a studiare e mi obblighi a non ingrassare. Insomma mi assegni dei compiti che mi potenziano se li faccio bene. Ma se dovessi rinunciare a qualcosa in tuo favore, preferirei fare a meno di te. Né tu sei disposta più generosamente. Tra noi va così perché non siamo armonizzati né congeniali tra noi. Tu non ti accontenti di me perché non mi vedi più circonfuso da quell’aura di successo che mi attribuivano gli studenti del triennio liceale parlandoti di me due anni or sono; oggi i tuoi idoli sono altri maestri che potrebbero avvantaggiarti nella carriera di attrice cui ambisci. Io reagisco cercando di non amarti a mia volta e di acquistare forza nella speranza di trovare un’altra non inferiore a te o di recuperarti. Tu puoi amare un uomo soltanto se lo consideri un essere superiore o addirittura supremo. Un uomo umano non ti basta. Io del resto forse non sono nemmeno questo, dopo tutto”. Cercavo di dirle come stavano veramente le cose tra noi. Ma Ifigenia non raccolse questa mia spiegazione, non le diede alcuna risposta e deviò su tutt’altro argomento e tono dicendo: “Il fatto è caro Gianni che tra noi manca un patto di amore eterno” “Tira a eludere, a imbrogliare–pensai-ma facciamo finta di niente”. Non ribatto mai a chi parla per confondere e prevaricare. Sicché non risposi e colei continuò: “Noi non abbiamo mai giurato di stare insieme per sempre, dum vita manebit. Allora mi sono detta ‘se questa certezza non c’è, per quale motivo dovrei passare le feste con lui e i suoi parenti, quando potrei frequentare le mie amiche coetanèe e andare in discoteca a ballare?” Ho sempre considerato le discoteche luoghi di assoluto disturbo della vista e del pensiero, negazioni di ogni aspetto della vita umana a me congeniale. Quanto alle amiche da discoteca una volta mi aveva detto che la schernivano quando diceva di volere restare fedele a me. Poi tutto il suo discorso era falso: probabilmente dettato proprio dalle ragioni dell’utile. Le sue parole erano non solo menzognere ma proprio fallaci, ridicole e volgari. Doveva esserle venuto in mente che farsi sposare le conveniva: dopo una settimana di matrimonio mi avrebbe lasciato accusandomi di aver ricevuto dei torti e avrebbe chiesto un vitalizio facendo ipotecare le mie modeste proprietà. La mia famiglia non è facoltosa ma i genitori e le diverse zie potevano procurarmi varie cose che a lei mancavano. Purtroppo era giunto il momento orribile di fare tali considerazioni triviali Rimasi in silenzio per qualche secondo e decisi di stare al gioco per vedere dove la sua improntitudine potesse arrivare. Sollevò il bicchiere mezzo colmo di prosecco che aveva in mano, assunse un’aria ingenua, quasi infantile e fece: “Mi ami?” “E come no! Ti adoro e ti venero, mia Afroditina” rilanciai “lo giuri? Per tutta la vita?” “Per tutta la vita, per saecula saeculorum e per sempre! Ti basta? “Per ora sì” Dopo questa commedia con tanto di canzonatura reciproca, ci baciammo poi tornammo dai miei genitori dove andammo a dormire in camere diverse come due fidanzatini ipocriti e casti. Furfanti e pure bigotti.
Pesaro otto ottobre 2024 ore 11, 33 giovanni ghiselli
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Già docente di latino e greco nei Licei Rambaldi di Imola, Minghetti e Galvani di Bologna, docente a contratto nelle università di Bologna, Bolzano-Bressanone e Urbino. Collaboratore di vari quotidiani tra cui "la Repubblica" e "il Fatto quotidiano", autore di traduzioni e commenti di classici (Edipo re, Antigone di Sofocle; Medea, Baccanti di Euripide; Omero, Storiografi greci, Satyricon) per diversi editori (Loffredo, Cappelli, Canova)
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Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica
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martedì 8 ottobre 2024
Ifigenia CLXVIII. I due furfanti.
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