giovedì 29 ottobre 2020

Kafka, "Il processo". Capitolo VI. Lo zio. Leni

Pietro Citati
Argomenti

Il mio commento è che K è diffidente verso i parenti come lo è verso se stesso. Per giunta tende a usare tutti come strumenti: mezzi non fini. E' l'immoralità oggi più diffusa e probabilmente anche allora.

 Il commento di Pietro Citati nota nell' avvocato Huld la posa di un  dio dispensatore di tenebre, quindi identifica Leni prima con la prostituta sacra poi con le sirene.

 

K. andò a trovarlo uno zio, Karl, che era stato il suo tutore. Quando veniva dalla campagna, K si sentiva in dovere di ospitarlo la notte. Lo zio sapeva del processo. Giunse nell'ufficio del nipote e già da lontano gli tendeva la destra, poi gliela allungò al di sopra della scrivania con una fretta indiscreta rovedciando tutto quanto gli era d'ostacolo.

 Aveva saputo dalla figlia Erna, una liceale diciottenne, che stava in una pensione dove le avevano rubano la cioccolata che le aveva mandato il cugino, Josef, per il compleanno. Lei era andato a cercarlo in banca ma non era stata ricevuta. Aveva scritto anche questo al padre

 Lo zio era agitatissimo per il processo e cercava di mettere in agitazione il nipote il quale invece disse che la calma propiziava la riuscita.

Teme anche per il buon nome della famiglia lo zio

Ma il nipote dice che inquietandosi non si vincono i processi

 Lo zio lo porta dall'avvocato Huld un suo vecchio compagno di scuola, difensore e avvocato dei poveri.

Una cameriera Leni con un viso tondo, da bambola, li porta nella stanza dove Huld malato di cuore giace in un letto. Huld sapeva già del processo dai circoli giudiziari.

 

Secondo Citati, Huld "vive nella tenebra che dio ha gettato sul mondo: la casa che egli abita è scura, l'infermiera amante Leni illumina  con una candela l'anticamera senza luce e la stanza buia, dove l'avvocato giace, con la barba lunga, in un letto". Huld significa grazia  e l'avvocato recita la parte di Dio -Padre . Block gli dice che per lui non esiste altro avvocato all'infuori di Huld "ripetendo le parole del popolo ebraico" (Citati, Kafka, p. 145)

"Ai piedi di Huld sta la serva-infermiera Leni, che recita la parte della prostituta sacra" Leni non si prostituisce nei trivii della città , ma solo con gli imputati del Tribunale, con la strana bellezza che suscita in loro il procedimento criminale, solo gli uomini segnati dal marchio della colpa  svegliano il suo desiderio. Prima di farsi possedere da K., gli mostra la membrana di carne che congiunge il medio e l'anulare della sua mano destra. Leni è dunque la sirena, la grande allettatrice e le sue grazie oscene e infantili debbono stringere per sempre gli imputati della Legge. Dedica ad essi quella mescolanza di oscenità e di moine sentimentali che distingue le donne di K. Come Circe, la sirena Leni offre il suo letto a Block, a Josef K ,  a tutti gli imputati, perché confessino, si pentano, o almeno fingano di farlo (Citati, Kafka, p. 146).

 

L'avvocato chiarisce che dai contatti con i giudici e il tribunale egli trae vantaggio per la sua clentela. Indicò l'angolo più buio della stanza e ne uscì il cancelliere capo, il direttore della cancelleria. K è disgustato dal servilismo dello zio e dell'avvocato nei confronti di quel direttore.

Tutti trascuravano lui, l'imputato. Pensò che forse il cancelliere capo si era trovato in quelle orrende riunioni della domenica. Mondo di raccomandazioni e corruzioni.

Leni scaglia un piatto contro il muro per fare uscire K che infatti viene fuori dalla stanza e quando la ragazza gli dice che ha cercato di attirarlo, lui fa: anche io pensavo a lei!  

 Leni lo portò nello studio dell'avvocato dove c'erano mobili pesanti e un soffitto alto dove i clienti dovevano sentirsi sperduti. I due si corteggiano. La ragazza dice a K che da quel tribunale non ci si può difendere, è necessario confessare. Solo dopo la confessione si può scampare. La aiuterò io. K la prese sulle ginocchia

K pensò; "vado cercando l'intervento di donne, la Bürnster, poi la moglie dell'usciere e ora questa piccola infermiera che pare abbia bisogno di me. eccola seduta sulle mie ginocchia, come se fosse per lei l'unico posto adatto".

 

K prima nega, poi ammette che c'è una fidanzata Elsa, e aggiunge che l'ha  rinnegata ma porta con sé la fotografia di lei che balla e la fa vedere a Leni. Leni la trova molto stretta in vita e pure sgraziata e rozza. K dice che non è dolce né gentile e che non saprebbe sacrificarsi per lui. Leni si propone come sostituta. Lo bacia e gli dà le chiavi di casa.

K si allontana da lei ed esce in strada. Da una macchina scende lo zio che lo rimprovera: ti rintani con un lercio cencio che oltre tutto è certo l'amante dell'avvocato e ti assenti per ore. Lo sgrida pesantemente dicendogli che ha rovinato tutto.

Il commento di Citati è pretensioso e poco pertinente: è uno sfoggio di erudizione. Io questa volta non cito altri autori e piuttosto noto che Josef K  ha con i parenti, con le donne con tutti, un atteggiamento di fredda diffidenza associato con una tendenza a usare tutti per cavarsela.

In fondo però tratta il prossimo suo come se stesso. Lo facciamo più o meno tutti. Chi non rispetta se stesso tanto meno può rispettare il possimo 

giovanni ghiselli

 

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