NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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lunedì 5 ottobre 2020

Le figure femminili nei poemi epici greci e latini. VIII. Nausicaa

W. Hethe Robinson, Nausicaa e le sue ancelle portano del cibo e del vino a Odisseo
(Stories from the Odyssey Told to the Children by Jeanie Lang)

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Nausicaa

 

Quanto a Nausicaa, si tratta di una ragazzina cui Atena manda un sogno per disporla a innamorarsi di Odisseo e ad aiutarlo.

L’Itacese coglie l’occasione che gli è stata offerta, ma certamente non abusa dell’inesperienza della fanciulla che non subisce alcuna molestia ma piuttosto un corteggiamento da un padre che blandisce una sua figliola per riceverne aiuto.

Alla fine la giovanissima principessa di Scheria, l’isola dei Feaci, saluta il suo seduttore spirituale dicendogli con grande delicatezza: “Sii felice, ospite e, tornato alla terra dei padri, ricordati di me (mnhvsh/ ejmei` j VIII, 462) siccome a me per prima devi la vita.

Odisseo ricambia l’augurio con piena riconoscenza del beneficio ricevuto: “su; ga;r m j‘ ejbiwvsao, kouvrh, tu in effetti mi hai salvato ragazza (v. 468).

Ha ragione Nietzsche:". Bisogna prendere congedo dalla vita come Odisseo da Nausicaa - benedicendola, più che restandone innamorati"[1].

 Cfr. Marco Aurelio. L’imperatore suggerisce di congedarsi dalla vita con gratitudine come un’oliva che una volta matura (ejlaiva pevpeiroς genomevnh ) cade al suolo benedicendo la terra che l’ha prodotta e ringraziando l’albero che l’ha generata (IV, 48).

E quando verrà la tua ora, vai via sereno siccome è sereno chi ti congeda (XII, 36). Sono le ultime parole dei ricordi - a[piqi ou\n i{lew": kai; ga;r oj ajpoluvwn i{lew".

  

Rapporto tra Ulisse e Nausicaa. L’amore e la gratitudine

 Secondo Fausto Codino, la figlia di Alcinoo rappresenta nei poemi omerici "l'unico caso in cui si trova rappresentato il nascere e il crescere del sentimento amoroso. Il personaggio di Nausicaa gode naturalmente le simpatie di tutta la critica moderna. Nel suo caso Omero non solo parla dell'evolversi di un sentimento privato dominante ed esclusivo, ma lo mette al centro del racconto, rinnovando risolutamente per questo la tecnica della narrazione epica: l'episodio del libro VI dell'Odissea è retto da un pensiero che si era già visto nascere e crescere nella mente della fanciulla prima dell'incontro, il quale è osservato e raccontato dalla parte di lei. Nella vicenda del ritorno di Odisseo, Nausicaa è soltanto una figura strutturale episodica che poi scompare, è un personaggio di raccordo. Basterebbe dunque un cenno alla sua funzione positiva nei piani del reduce. Invece il poeta fa dei suoi vagheggiamenti amorosi il motivo dominante di tutto l'episodio (...) Nausicaa è nell'età in cui anche nella Grecia arcaica, si può credere, le adolescenti lasciavano i giochi fanciulleschi per infatuarsi nel pensiero dello sposo, s'invaghivano del primo ospite bello e forte che capitava e conoscevano la prima delusione. Ma che fa Odisseo di fronte alle acerbe seduzioni di Nausicaa? Intesse un idillio, educa paternamente gli slanci della fanciulla inesperta? Niente, pensa ai suoi progetti e va diritto allo scopo. Sul piano sentimentale non c'è alcuna comunicazione fra i due: Odisseo non corrisponde, né finge di corrispondere, né lusinga, né tradisce la fanciulla: non mostra neppure di comprenderla, non si sa neppure che cosa pensi di lei. Eppure egli è civile e cortese, per naturale cortesia rivolge a lei il primo delicato discorso"[2].

 

Vero è che Nausicaa, stimolata e predisposta da un sogno mandatole da Atena, sogna le nozze, ma Odisseo non fa niente per illuderla. Egli si adopera per la propria salvezza e, veramente, la lusinga facendole dei complimenti da agiografo. Ma non si propone come marito o amante di lei. La vezzeggia come può fare un padre con una figlia affettuosa e carina.

Il fatto è che :“I fanciulli trovano il tutto nel nulla, gli uomini il nulla nel tutto”[3].

 

L'utile presente nella testa di Ulisse, il profitto e il vantaggio, appaiono contrastanti con l'amore il quale, è vero, deve essere assolutamente gratuito. Ma Ulisse non propone il proprio amore alla ragazza.

 Del resto che cosa c'è di tanto positivo nell'amore quanto l'aiutarsi gratis a vicenda? Questo aiuto comporta la gratitudine che è uno dei sentimenti più belli, e Odisseo la manifesta alla fanciulla che lo ha aiutato.

Ma leggiamo cosa dice l’uomo provato all’adolescente inesperta:

"ti prego, signora, sei forse tu un dio o un mortale?/se davvero sei un dio, di quelli che abitano l'ampio cielo,/ad Artemide io, alla figlia di Zeus grande,/per aspetto e statura e figura ti assomiglio assai da vicino/.Se invece sei uno dei mortali, che dimorano sulla terra,/tre volte felici (trismavkare~) certo per merito tuo il padre e la veneranda madre,/tre volte felici i fratelli: molto, credo, a loro l'animo/tutte le volte di letizia si scalda per te/quando vedono un tale germoglio (toiovnde qavlo~) entrare nella danza./Ma quello nel cuore è in modo speciale il più felice al di sopra degli altri/che carico di doni nuziali ti porti a casa./Non ancora infatti una tale creatura io vidi con gli occhi/,né uomo né donna: venerazione mi prende a guardarti./Invero una volta a Delo presso l'altare di Apollo siffatto/ vidi alzarsi un nuovo virgulto di palma (foivniko~ nevon e[rno~)./Arrivai infatti anche là, e molta gente mi seguì/per quel viaggio nel quale cattivi affanni (kaka; khvde j[4]) era destino che ci sarebbero stati per me./E così allo stesso modo, vedendo anche quello, rimanevo stupito nell'animo/a lungo, poiché non ancora un tale fusto si era alzato dalla terra,/come te, donna, ammiro e sono preso da stupore e temo terribilmente/ di toccarti le ginocchia: ma un duro dolore mi pervade". (vv. 149 - 169).

 

Un'immagine ripresa da Montale in Ripenso il tuo sorriso di Ossi di seppia (del 1925):" il tuo aspetto si insinua nella mia memoria grigia,/schietto come la cima d'una giovinetta palma" (vv. 10 - 12).

 

Odisseo, nel suo encomio totale, assimila la ragazza prima alla dea Artemide, la dea vergine, povtnia qhrw'n signora delle fiere come si ricorderà, poi a un germoglio e a un virgulto, mettendone in risalto la sacra naturalezza.

 Si pensi che Saffo per nobilitare un uomo lo paragona a un vegetale: "A che cosa, caro sposo, posso paragonarti con efficacia?/ A un giovane ramo flessibile ti paragono precisamente (" o[rpaki bradivnw/ se mavlist j ejikavsdw", fr. 127 D).

Aristocratica è la classe di provenienza di Saffo, come l'educazione impartita alle allieve, ma niente è nobile quanto la natura, la quale è aristocratica “più aristocratica di qualsiasi società feudale basata sulle caste”[5]. E alla natura come modello, siccome ricca di bellezza, indirizzano la loro attenzione tanto la poetessa di Lesbo quanto Omero.

 



[1]Di là dal bene e dal male , Aforismi e interludi, 96.

[2] F. Codino, Introduzione a Omero, Einaudi, Torino, 1990, pp. 144 e 145.

[3] Leopardi, Zibaldone, 527.

[4] Può essere che in Nausicaa si muova anche un sentimento simile a quello di Desdemona di fronte ai discorsi e ai trascorsi di Otello :"Finita la mia storia, ella mi diede per le mie pene un mondo di sospiri: ella giurò, in fede, era strana, era oltremodo strana, era pietosa, era meravigliosamente pietosa...ella mi amò per i pericoli ch'io aveva passati, ed io l'amai perché ella n'aveva pietà (She loved me for the dangers I had pass'd,/and I loved her that she did pity them )" W. Shakespeare, Otello , I, 3.

[5] Schopenhauer, Parerga e paralipomena (del 1851), Tomo I, p. 275.

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