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Argomenti
Gli Argonauti viaggiano sul Ponto
Eusino. L’indovino Idmone ucciso da un cinghiale. Manca Eracle. Il pilota Tifi
muore di malattia. Culture diverse: le Amazzoni, i Calibi scopritori del ferro,
i Tibareni e la couvade, la mimesi del parto fatta dagli uomini, i
Mossimeli che praticano il coitus publicus. Incontrano i figli di
Frisso che era giunto nella Colchide sul montone dal vello d’oro. Il maggiore,
Argo, ne ricorda la storia. Genesi del centauro Chirone. Appare Prometeo
straziato dall’aquila.
Approdano presso la foce del Fasi.
Sono arrivati.
Quando giunsero nel porto dell’isola
di Tiniade sul Ponto Eusino apparve Apollo con i riccioli d’oro che si
agitavano sulle sue guance come grappoli d’uva (II, 676 - 677). Nella sinistra
aveva l’arco d’argento e la faretra sulle spalle. Orfeo lo prega. Poi
celebrarono dei riti in suo onore e l’aedo cantò la storia del dio che sotto il
Parnaso uccise con le sue frecce il mostruoso Pitone.
Le ninfe coricie[1] gridavano i{h i{e per incitarlo e da questo
grido deriva il ritornello in onore di Febo (713). Cfr. i{ei “lancia!”
Poi costeggiarono la terra dei
Mariandini (Eraclea in Bitinia). Lico, il re del paese, li accolse con amicizia
poiché Polluce aveva ucciso Amico e loro erano in guerra con i Bebrici.
Giasone racconta gli episodi del
viaggio già compiuto e Lico ascoltava con l’animo in preda all’incanto.
Prima della ripartenza l’indovino
Idmone, esperto di vaticini, muore ucciso da un cinghiale, un mostro che
terrorizzava anche le ninfe dell’acqua. Ida ammazzò il cinghiale.
Cfr. il cinghiale dell’Erimanto
ucciso da Eracle
Poi muore Tifi di malattia e i
compagni temettero di non tornare più indietro.
Cfr. Exigit poenas mare provocatum "
(Seneca, Medea, v.616
Allora Anceo incoraggiato da Era si
offre come pilota.
Peleo rimprovera i compagni per
l’inutile lutto. Si muore per il destino e bisogna mettere da parte il dolore.
Giasone risponde che senza pilota
rischiano di invecchiare là inutilmente, ma anche Nauplio ed Eufemo e Ergino
fratello di Anceo si fecero avanti e la maggioranza scelse Anceo. C’è
democrazia dunque.
Quindi partirono e giunsero presso
la foce del fiume Callicoro così chiamato (dalle belle danze - corovς - oJ) perché
Dioniso, tornando dall’India istituì danze davanti alla grotta dove passò notti
sacre, senza sorriso (910). In età ellenistica si ricordava questo viaggio di
Dioniso in India in quanto precedente divino della spedizione di Alessandro
Magno.
Poi il profeta Mopso esorta i
compagni a rendere onore alla tomba di Stenelo figlio di Attorre[2]. Orfeo vi consacrò la lira e ora quel luogo
si chiama Lira (929).
Ripartono e la nave Argo avanzava
veloce come sparviero con le ali aperte e ferme nel vento. Sbarcarono a Sinope
(Bithynia et Pontus) che prende il nome dalla ragazza ostinatamente vergine :
rifiutò Zeus, Apollo e il fiume Halys. Quindi ripartirono e approdarono alle
foci del Termodonte dove Ippolita diede il suo cinto a Eracle per riscattare la
sorella Melanippe.
Qui abitano le Amazzoni,
le figlie di Ares e della ninfa Armonia che amano sopra ogni cosa la guerra. Si
stavano armando contro gli Argonauti ma Zeus mandò il vento Argeste che li
portò via. Uno dei tanti atti mancati da questi strani eroi. Poi costeggiarono
il paese dei Calibi che aprono la terra per il ferro e lo vendono e
ne traggono mezzi di vita.
Catullo li menziona maledicendoli
nel carme 66 dove la chioma di Berenice, tagliata dal ferro, rimpiange la testa
della regina invita, o regina, tuo de vertice cessi, - invita ",
contro voglia o regina mi sono allontanata dal tuo capo, contro voglia, le fa dire,
con un verso (39) che verrà in gran parte utilizzato anche da Virgilio (Eneide ,
VI, 460) a proposito della partenza quasi coatta di Enea dal lido
cartaginese:"invitus, regina, tuo de litore cessi ".
Per quanto riguarda la forza non
resistibile del ferro che scava canali tra i monti, Catullo scrive (66, vv.45 -
47):
"cum Medi peperere novum
mare, cumque iuventus
per medium classi barbara navit
Athon.
Quid facient crines, cum ferro talia
cedant? ",
quando i Persiani crearono un
nuovo mare, e quando la gioventù barbarica navigò con la flotta in mezzo
all'Athos. Cosa possono fare i capelli, quando tali monti cedono al ferro?
Quindi la maledizione: “Iupiter,
ut Chalybon omne genus pereat” v. 48).
Cfr. Erodoto I, 68, 4: il ferro è
stato scoperto per il male dell’uomo”
Quindi gli Argonauti proseguirono
costeggiando la terra dei Tibareni. Quando le donne devono partorire
i maschi si mettono a letto e gemono, mentre le donne li accudiscono e
preparano i bagni rituali del parto. E’ la couvade, la mimesi del
parto fatta dagli uomini.
Poi costeggiano la terra dei Mossimeli che
fanno tutto, sesso compreso coitus publicus, in mezzo alla strada
come maiali al pascolo. Il re è infelice: se sbaglia un giudizio lo chiudono
per tutto il giorno a digiuno. Di fronte all’isola di Ares un uccello scagliò
una penna che come una freccia ferì Oileo a una spalla. Poi arrivò un’altra
penna - freccia. Allora Amfidamante ricordò che Eracle in Arcadia disperse gli
uccelli del lago Stimfalide facendo rumore con il bronzo, sicché pure loro
spaventarono gli uccelli armati battendo gli scudi e mandando truci bagliori
con gli elmi di bronzo. Gli scudi poi li protessero dall’ultimo lancio di
frecce.
Intanto i figli di Frisso stavano
andando a Orcomeno e in seguito a un naufragio il mare li gettò nell’isola di
Ares dove erano sbarcati gli Argonauti.
Argo, figlio di Frisso, li
prega invocandoli con oi{ tivneς ejste
ajndrw'n (II,
1124) chiunque voi siate. Chiede l’aiuto che si dà ai supplici e agli ospiti.
Giasone chiede chi siano e Argo racconta di Frisso che giunse nella città di
Eeta cavalcando un montone il quale fu sacrificato a Zeus come chiese lo stesso
animale parlante. Quindi Frisso sposò Calciope, figlia di Eeta. Frisso è morto
vecchio e ora i 4 figli vanno a Orcomeno per raccogliere l’eredità di Atamante,
padre di Frisso. Giasone dice loro che sono parenti in quanto il loro nonno
Atamante era fratello di suo nonno Creteo padre di Esone. Quindi andarono nel
tempio di Ares e sacrificarono dei cavalli. Poi Giasone chiede aiuto a sua
volta ai Frissidi: diano una mano a riportare in Grecia il vello d’oro poiché
lui compie l’impresa in espiazione del tentato sacrificio di Frisso ed Elle
imposto dalla matrigna Ino, la seconda moglie di Atamante, una u{briς per
cui Zeus si sdegnò con gli Eolidi (Eolo era il padre di Atamante)
Argo disse che Eeta è crudele
e terribile, inoltre il vello è custodito da un serpente insonne, immortale,
figlio della terra fecondata dal sangue di Tifone colpito dal fulmine di Zeus.
Peleo risponde che loro non hanno paura.
Poi oltrepassarono l’isola di Filira
dove Crono che allora regnava si unì a Filira, ma Rea, moglie e sorella di
Crono li sorprese nel letto, allora Crono fuggì mutandosi in un cavallo e
quindi Filira partorì Chirone un mezzo cavallo. Poi passarono sotto
il Caucaso dove Prometeo nutriva l’aquila con il proprio fegato. La
videro muovere le ali simili a remi.
E’ il contrappasso per Prometeo che
ha inventato la navigazione Nel Prometeo incatenato di
Eschilo, Il Titano si vanta di avere dato agli uomini il
numero, “la combinazione delle lettere, memoria di tutto” (vv. 460 - 461), di
avere aggiogato gli animali selvatici, di avere inventato le navi, veicoli
dalle ali di lino (v. 462), prefigurando addirittura il volo.
Gli Argonauti udirono anche il lamento di Prometeo straziato nel fegato.
Quindi arrivarono al corso del Fasi, sugli estremi confini del Ponto. Giasone
versò da una coppa d’oro nel fiume libagioni soavi di vino puro.
Anceo, il successore di Tifi disse
che si doveva decidere se saggiare Eeta con maniere cortesi o in altro modo
(II, 1278 - 1280)
Fine secondo libro
giovanni ghiselli
[1] Nome derivato da una caverna del
Parnaso
[2] Stenelo (gr. Σϑένελος) Mitico figlio di
Attore, re di Ftia
in Tessaglia, compagno di Eracle nella spedizione contro le Amazzoni, fu
ferito e morì in Paflagonia.
Da non confondere con Stenelo figlio
di Capaneo.
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