NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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sabato 24 ottobre 2020

"Argonautiche" di Apollonio Rodio. 8. II (vv. 675-1285)


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Gli Argonauti viaggiano sul Ponto Eusino. L’indovino Idmone ucciso da un cinghiale. Manca Eracle. Il pilota Tifi muore di malattia. Culture diverse: le Amazzoni, i Calibi scopritori del ferro, i Tibareni e la couvade, la mimesi del parto fatta dagli uomini, i Mossimeli che praticano il coitus publicus. Incontrano i figli di Frisso che era giunto nella Colchide sul montone dal vello d’oro. Il maggiore, Argo, ne ricorda la storia. Genesi del centauro Chirone. Appare Prometeo straziato dall’aquila.

Approdano presso la foce del Fasi. Sono arrivati.

 

Quando giunsero nel porto dell’isola di Tiniade sul Ponto Eusino apparve Apollo con i riccioli d’oro che si agitavano sulle sue guance come grappoli d’uva (II, 676 - 677). Nella sinistra aveva l’arco d’argento e la faretra sulle spalle. Orfeo lo prega. Poi celebrarono dei riti in suo onore e l’aedo cantò la storia del dio che sotto il Parnaso uccise con le sue frecce il mostruoso Pitone. 

Le ninfe coricie[1] gridavano i{h i{e per incitarlo e da questo grido deriva il ritornello in onore di Febo (713). Cfr. i{ei “lancia!”

Poi costeggiarono la terra dei Mariandini (Eraclea in Bitinia). Lico, il re del paese, li accolse con amicizia poiché Polluce aveva ucciso Amico e loro erano in guerra con i Bebrici.

Giasone racconta gli episodi del viaggio già compiuto e Lico ascoltava con l’animo in preda all’incanto.

Prima della ripartenza l’indovino Idmone, esperto di vaticini, muore ucciso da un cinghiale, un mostro che terrorizzava anche le ninfe dell’acqua. Ida ammazzò il cinghiale.

Cfr. il cinghiale dell’Erimanto ucciso da Eracle

Poi muore Tifi di malattia e i compagni temettero di non tornare più indietro.

Cfr. Exigit poenas mare provocatum " (Seneca, Medea, v.616

 

Allora Anceo incoraggiato da Era si offre come pilota.

Peleo rimprovera i compagni per l’inutile lutto. Si muore per il destino e bisogna mettere da parte il dolore.

Giasone risponde che senza pilota rischiano di invecchiare là inutilmente, ma anche Nauplio ed Eufemo e Ergino fratello di Anceo si fecero avanti e la maggioranza scelse Anceo. C’è democrazia dunque.

Quindi partirono e giunsero presso la foce del fiume Callicoro così chiamato (dalle belle danze - corovς - oJ) perché Dioniso, tornando dall’India istituì danze davanti alla grotta dove passò notti sacre, senza sorriso (910). In età ellenistica si ricordava questo viaggio di Dioniso in India in quanto precedente divino della spedizione di Alessandro Magno.

Poi il profeta Mopso esorta i compagni a rendere onore alla tomba di Stenelo figlio di Attorre[2]. Orfeo vi consacrò la lira e ora quel luogo si chiama Lira (929).

 

Ripartono e la nave Argo avanzava veloce come sparviero con le ali aperte e ferme nel vento. Sbarcarono a Sinope (Bithynia et Pontus) che prende il nome dalla ragazza ostinatamente vergine : rifiutò Zeus, Apollo e il fiume Halys. Quindi ripartirono e approdarono alle foci del Termodonte dove Ippolita diede il suo cinto a Eracle per riscattare la sorella Melanippe.

 Qui abitano le Amazzoni, le figlie di Ares e della ninfa Armonia che amano sopra ogni cosa la guerra. Si stavano armando contro gli Argonauti ma Zeus mandò il vento Argeste che li portò via. Uno dei tanti atti mancati da questi strani eroi. Poi costeggiarono il paese dei Calibi che aprono la terra per il ferro e lo vendono e ne traggono mezzi di vita.

 

Catullo li menziona maledicendoli nel carme 66 dove la chioma di Berenice, tagliata dal ferro, rimpiange la testa della regina invita, o regina, tuo de vertice cessi, - invita ", contro voglia o regina mi sono allontanata dal tuo capo, contro voglia, le fa dire, con un verso (39) che verrà in gran parte utilizzato anche da Virgilio (Eneide , VI, 460) a proposito della partenza quasi coatta di Enea dal lido cartaginese:"invitus, regina, tuo de litore cessi ".

Per quanto riguarda la forza non resistibile del ferro che scava canali tra i monti, Catullo scrive (66, vv.45 - 47):

"cum Medi peperere novum mare, cumque iuventus

per medium classi barbara navit Athon.

Quid facient crines, cum ferro talia cedant? ",

 quando i Persiani crearono un nuovo mare, e quando la gioventù barbarica navigò con la flotta in mezzo all'Athos. Cosa possono fare i capelli, quando tali monti cedono al ferro?

Quindi la maledizione: “Iupiter, ut Chalybon omne genus pereat” v. 48).

Cfr. Erodoto I, 68, 4: il ferro è stato scoperto per il male dell’uomo”

 

Quindi gli Argonauti proseguirono costeggiando la terra dei Tibareni. Quando le donne devono partorire i maschi si mettono a letto e gemono, mentre le donne li accudiscono e preparano i bagni rituali del parto. E’ la couvade, la mimesi del parto fatta dagli uomini.

Poi costeggiano la terra dei Mossimeli che fanno tutto, sesso compreso coitus publicus, in mezzo alla strada come maiali al pascolo. Il re è infelice: se sbaglia un giudizio lo chiudono per tutto il giorno a digiuno. Di fronte all’isola di Ares un uccello scagliò una penna che come una freccia ferì Oileo a una spalla. Poi arrivò un’altra penna - freccia. Allora Amfidamante ricordò che Eracle in Arcadia disperse gli uccelli del lago Stimfalide facendo rumore con il bronzo, sicché pure loro spaventarono gli uccelli armati battendo gli scudi e mandando truci bagliori con gli elmi di bronzo. Gli scudi poi li protessero dall’ultimo lancio di frecce.

Intanto i figli di Frisso stavano andando a Orcomeno e in seguito a un naufragio il mare li gettò nell’isola di Ares dove erano sbarcati gli Argonauti.

Argo, figlio di Frisso, li prega invocandoli con oi{ tivneς ejste ajndrw'n (II, 1124) chiunque voi siate. Chiede l’aiuto che si dà ai supplici e agli ospiti. Giasone chiede chi siano e Argo racconta di Frisso che giunse nella città di Eeta cavalcando un montone il quale fu sacrificato a Zeus come chiese lo stesso animale parlante. Quindi Frisso sposò Calciope, figlia di Eeta. Frisso è morto vecchio e ora i 4 figli vanno a Orcomeno per raccogliere l’eredità di Atamante, padre di Frisso. Giasone dice loro che sono parenti in quanto il loro nonno Atamante era fratello di suo nonno Creteo padre di Esone. Quindi andarono nel tempio di Ares e sacrificarono dei cavalli. Poi Giasone chiede aiuto a sua volta ai Frissidi: diano una mano a riportare in Grecia il vello d’oro poiché lui compie l’impresa in espiazione del tentato sacrificio di Frisso ed Elle imposto dalla matrigna Ino, la seconda moglie di Atamante, una u{briς per cui Zeus si sdegnò con gli Eolidi (Eolo era il padre di Atamante)

 Argo disse che Eeta è crudele e terribile, inoltre il vello è custodito da un serpente insonne, immortale, figlio della terra fecondata dal sangue di Tifone colpito dal fulmine di Zeus. Peleo risponde che loro non hanno paura.

Poi oltrepassarono l’isola di Filira dove Crono che allora regnava si unì a Filira, ma Rea, moglie e sorella di Crono li sorprese nel letto, allora Crono fuggì mutandosi in un cavallo e quindi Filira partorì Chirone un mezzo cavallo. Poi passarono sotto il Caucaso dove Prometeo nutriva l’aquila con il proprio fegato. La videro muovere le ali simili a remi.

 

E’ il contrappasso per Prometeo che ha inventato la navigazione Nel Prometeo incatenato di Eschilo, Il Titano si vanta di avere dato agli uomini il numero, “la combinazione delle lettere, memoria di tutto” (vv. 460 - 461), di avere aggiogato gli animali selvatici, di avere inventato le navi, veicoli dalle ali di lino (v. 462), prefigurando addirittura il volo.

 

Gli Argonauti udirono anche il lamento di Prometeo straziato nel fegato. Quindi arrivarono al corso del Fasi, sugli estremi confini del Ponto. Giasone versò da una coppa d’oro nel fiume libagioni soavi di vino puro.

Anceo, il successore di Tifi disse che si doveva decidere se saggiare Eeta con maniere cortesi o in altro modo (II, 1278 - 1280)

Fine secondo libro

 

giovanni ghiselli

 



[1] Nome derivato da una caverna del Parnaso

[2] Stenelo (gr. Σϑένελος) Mitico figlio di Attore, re di Ftia in Tessaglia, compagno di Eracle nella spedizione contro le Amazzoni, fu ferito e morì in Paflagonia.

Da non confondere con Stenelo figlio di Capaneo.

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