domenica 18 ottobre 2020

La domenica ideale e reale quando non piove

La domenica studio, pedalo, corro e vado al cinema. Oggi ho studiato Apollonio per la Primo levi, , Kafka per arteCento e ho migliorato il mio percorso Esseri Umani per Filosofi lungo l’Oglio di Brescia dove terrò la mia lectio martedì 20 ottobre.

La domenica trovo anche il tempo di leggere un paio di giornali: “la Repubblica” e l’inserto domenicale di “Il Sole 24 ore”

A volte trovo qualche pezzo degno di commento

Oggi riporto qui una frase di Pietro Citati. Si trova in un articolo a pagina 30 del quotidiano fondato da Scalfari. Il titolo è “Nell’abisso meraviglioso di Fellini”.  Sentiamo dunque Citati che si intrattiene sugli occhi del regista: “quegli occhi strani e profondi, con le soprsacciglia lunghe ed alte, mobili, ed arcuabili a piacere. Erano bovini, come i Greci chiamavano gli occhi della dea Era (…) com’erano prensili e lungimiranti, quegli occhi! La gente diceva che non era religioso. E invece aveva la profondità religiosa di un personaggio di Kafka. Il suo sguardo, a volte, assomigliava a quello dell’eroe del Processo, o agli introvabili, stupefacenti personaggi del Castello”.

Io conosco Fellini solo come regista  e mi  fa piuttosto venire in mente  personaggi del Satyricon di Petronio, lazzaroni e sdilinquiti.

Anche Fellini dipinge I vizi di una civiltà decrepita partendo e tornando sempre ai fatti propri. Cerca molto spesso di suscitare stupore con lo stravagante fino al mostruoso. Kafka altra cosa.

 

Su “Il Sole 24 ore” invece trovo un articolo (“Viaggio nella biblioteca di Vincent”, III pagina)  dove Massimo Bucciantini cita un brano da una lettera di Vincent van Gogh che suscita la mia totale simpatia o meglio ancora sumpavqeia.

Copio la citazione preceduta da poche parole di didascalia: “Vincent non poteva vivere senza libri. “Ho una passione pressoché irresistibile per i libri e sento continuamente il bisogno di istruirmi. Se non studio, se non cerco più, allora sono perduto”

Un’attitudine odissiaca e socratica. Platone fa dire al suo maestro: oJ de; ajnexevtastoς bivoς ouj biwto;ς ajnqrwvpw/ (Apologia 38a), la vita senza indagine non è vivibile per l’uomo.

Mi permetto di aggiungere che per me non sarebbe vivibile anche la vita senza l’ a[skhsi" pagana, veramente olimpica della corsa e quella più moderna della bicicletta.

Cicerone nelle Tusculanae (V, 97) racconta che

Socrate passeggiava di buona lena (contentius) fino a sera usque ad vesperum e diceva se, quo melius cenaret , obsonare ambulando famem, che per cenare meglio si procurava l’appetito attraverso una passeggiata.

Qualche decennio più tardi, Dioniso il vecchio recatosi a Sparta, disse che il brodo nero (ius nigrum[1]) non gli era piaciuto.

Il cuoco spartano  rispose: “Minime mirum; condimenta enim defuerunt”

Quae tandem? –inquit ille

Labor in venatu, sudor, cursus ad Eurotam, fames, sitis; his enim rebus Lacedaemoniorum epulae condiuntur” (Tusculanae, V, 98)

giovanni ghiselli

studente e povero

 

Bologna 18 ottobre 2020 ore 20

 

p. s.

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[1] Era lo zwmo;~ mevla~ degli Spartani (cfr. Plutarco, Licurgo, 12, 12)

 

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