NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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sabato 31 ottobre 2020

Introduzione a Virgilio

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Argomenti

Laudatores e obtrectatores della poesia di Virgilio.

L’eresia è una “scelta” da rispettare e discutere. L’ortodossia una “retta opinione” che deve essere considerata con spirito critico.

La logica dei Greci era aperta al contrasto: Ares contro Ares e Dike contro Dike nelle Coefore di Eschilo:  [Arh" [Arei xumbalei', Divka/ Divka (v. 461)

Concluse le Argonautiche e l’epica greca, tra due lezioni passerò all’epica latina: Virgilio, Lucano e Stazio.

 

Vediamo dunque come presenterò il percorso latino che partirà da Virgilio

Il latino verrà presentato e reso interessante attraverso il tema amoroso, con i suoi aspetti topici e le parole chiave del sermo amatorius (servitium amoris, domina, urere, ardor, vulnus, ulcus, sagitta) usate dagli auctores più accrescitivi nei testi più significativi.

Questo percorso attraversa diverse epoche e molti autori, greci, latini e dell'Europa moderna. Tra questi è centrale Virgilio che con la sua poesia raccoglie gran parte delle correnti culturali del mondo classico anticipando non pochi aspetti della cultura europea moderna.

Sentiamo T. S. Eliot:" fra i grandi poeti greci e romani, credo che andiamo massimamente debitori del nostro ideale di classicità a Virgilio (…) La speciale natura della sua comprensività è dovuta alla posizione, unica nella nostra storia, dell'Impero romano e della lingua latina: una posizione che può dirsi conforme al suo fato. Questo senso del fato prende coscienza di sé nell'Eneide. Lo stesso Enea è, dal principio alla fine, una creatura del fato: un uomo che non è un avventuriero o un intrigante, un vagabondo o un arrivista; un uomo che compie il proprio destino non per forza o per decreto arbitrario - né certamente per brama di gloria - ma sottomettendo la propria volontà a un potere più alto (…) e dal punto di vista umano non è uno che sia felice o abbia successo. Ma è il simbolo di Roma, e quello che è Enea per Roma, l'antica Roma è per l'Europa. Così Virgilio si conquista la "centralità" del classico supremo; è lui il centro della civiltà europea, in una posizione che nessun altro poeta può condividere o usurpare"[1]

 

 Eliot è, con Dante, uno dei più convinti laudatores moderni del poeta mantovano, ed è un suo allievo ortodosso: in fondo il metodo mitico[2] è praticato già da Virgilio, quando, come vedremo, attraverso Didone l'autore dell'Eneide ripropone Medea, sia quella di Euripide, sia quella di Apollonio Rodio.

  

Non mancano d'altra parte gli obtrectatores di cui anche voglio dare conto per mettere a disposizione dello studente una critica contrastiva dentro la quale gli sia possibile fare una scelta autonoma attraverso un giudizio - krivsi" - personale.

 

Parto dunque dalla stroncatura nauseata di Huysmans: il protagonista di Controcorrente, Des Esseintes, dà giudizi dissacratòri su alcuni classici usualmente celebrati come sommi e ribalta le valutazioni canoniche, al punto che il giovane può magari trovare autorizzata la sua antipatia per questo o quell'altro autore universalmente consacrato dalla critica scolastica.

"Virgilio (…) gli appariva non solo uno dei più esosi pedanti, ma anche uno dei più sinistri rompiscatole che l'antichità abbia mai prodotto. I suoi pastori, usciti pur mo' dal bagno e azzimati di tutto punto, che si scaricano a vicenda sul capo filastrocche di versi sentenziosi e gelati; il suo Orfeo ch'egli paragona a un usignolo in lacrime[3]; il suo Aristeo che piagnucola per delle api; il suo Enea, questo personaggio indeciso e ondeggiante che si muove come un'ombra cinese, con mosse da marionetta".

Virgilio avrebbe per giunta compiuto "impudenti plagi[4] di cui fan le spese Omero, Teocrito, Ennio, Lucrezio"; la metrica sarebbe stata "tolta in prestito alla perfezionata officina di Catullo". In conclusione: "quella miseria dell'epiteto omerico che torna ogni momento e non dice nulla, non evoca nulla; tutto quell'indigente vocabolario sordo e piatto, lo mettevano alla tortura"[5].

 

Robert Graves nel suo pamphlet antivirgiliano[6] presenta l'autore dell'Eneide " come l'antipoeta per eccellenza, seguace di Apollo (non di Dioniso) nel costruire un poema come gioco di alta matematica letteraria e politica"[7].

 

Non è detto però che la matematica, quella alta in particolare, sia in contrasto con la poesia: E.Pound[8] ha scoperto il correlativo oggettivo scrivendo:"Poetry is a sort of inspired mathematics, which gives us equations, not for abstract figures, triangles, spheres, and the like, but equations for the human emotions "[9], la poesia è una specie di matematica ispirata che ci dà equazioni non per figure astratte, triangoli, sfere, e simili, ma equazioni per le emozioni umane.

 

Nemmeno Pound d'altra parte si trova tra i laudatores, anzi: "negli anni più crudi del primo conflitto mondiale il canone di Pound escludeva seccamente Virgilio epico, e questi sono appunto gli anni del primo incontro con Eliot e del sodalizio con Yeats (traducendo rinuncio alle sfumature dialettali del testo inglese):"L'abisso che esiste fra Omero e Virgilio, fra Ulisse ed Enea, può venire illustrato in termini profani da uno degli aneddoti preferiti di Yeats[10]. Un semplice marinaio si mette in mente di studiare latino; si rivolge a un maestro e questi lo avvia all'Eneide. Dopo molte lezioni, il maestro fa una domanda riguardante l'eroe del poema. Il marinaio dice:"Quale eroe?" E il maestro: "Ma come? Enea, maturalmente, l'eroe". E il marinaio;"Cosa, un eroe? Lui un eroe? Diavolo, credevo che fosse un prete" (E. Pound, ABC of Reading, London 1961, p. 44)"[11].

 

La libertà e gli autori dell’età imperiale

 

Per quanto riguarda la libertà e il servilismo, sentiamo Leopardi : “ Le Filippiche di Cicerone , contengono l’ultima voce romana, sono l’ultimo monumento della libertà antica, le ultime carte dov’ella sia difesa e predicata apertamente e senza sospetto ai contemporanei. D’allora in poi la libertà non fu più oggetto di culto pubblico, né delle lodi e insinuazioni degli scrittori (…) E infatti colla libertà romana spirò per sempre la libertà delle nazioni civilizzate. Quelli che vennero dopo, la celebrarono nel passato come un bene, la biasimarono e detestarono nel presente come un male. I suoi fautori antichi furono esaltati nelle storie, nelle orazioni, nei versi, come Eroi: i moderni biasimati ed esecrati come traditori (Zibaldone, 459 )

Se non altro non si potè più né lodare né insinuare e inculcare la libertà ai contemporanei espressamente, e la libertà non fu più un nome pronunziabile con lode, riguardo al presente e al moderno. Quando anche non tutti si macchiassero della vile adulazione di Velleio, e Livio fosse considerato come Pompeiano nella sua storia, e sieno celebrati i sensi generosi di Tacito, ec. Ma neppur egli troverete che, sebbene condanna la tirannia, lodi mai la libertà in persona propria[12]. Dei poeti, come Virgilio, Orazio, Ovidio non discorro. Adulatori per lo più de’ tiranni presenti, sebbene lodatore degli antichi repubblicani.

Il più libero è Lucano” (Zibaldone 463).

 

Leopardi dice di preferire Achille a Enea che è privo di difetti, ossia troppo perfetto. E trova Omero altrettanto superiore a Virgilio.

"Omero ha fatto Achille infinitamente men bello di quello che poteva farlo(...) e noi proviamo che ci piace più Achille che Enea ec. onde è falso anche che quello di Virgilio sia maggior poema ec." ( Zibaldone, 2).

A pagina 471 leggiamo:"L'eroismo e la perfezione sono cose contraddittorie. Ogni eroe è imperfetto. Tali erano gli eroi antichi (i moderni non ne hanno); tali ce li dipingono gli antichi poeti ec. tale era l'idea ch'essi avevano del carattere eroico; al contrario di Virgilio, del Tasso ec. tanto meno perfetti, quanto più perfetti sono i loro eroi, ed anche i loro poemi".

 

 La pia ipocrisia di Enea eroe di regime

Una rilettura del personaggio virgiliano dall’abbandono di Didone al mito di Augusto

di Gustavo Zagrebelsky “la Repubblica” 14.5.15

SIAMO sinceri! Enea non ci piace. Se dovessimo fare una graduatoria tra i personaggi dell’epopea troiana, in cima metteremmo probabilmente non lo spocchioso Achille, ma “il domator di cavalli Ettorre” dell’ Iliade. In fondo alla graduatoria, metteremmo proprio Enea il “pio”. In mezzo, l’astuto e inquieto Ulisse. Questo nostro atteggiamento ci dice che sono mutati i paradigmi. Ciò che piaceva allora, oggi infastidisce

E, in primo luogo, non ci piace la poesia al servizio del potere. Neppure Virgilio, infatti, ci è mai troppo piaciuto, perché fece della sua arte strumento di persuasione politica. Scrive bene, è levigato.

Ma non riusciamo a dimenticare che è stato un poeta di regime, stipendiato dal committente interessato a farsi tessere panegirici «di natura quasi mussoliniana» (Canfora). Il suo eroe letterario è Enea, ma l’eroe politico è Augusto, il destinatario del mito. Instauratore il primo; restauratore, il secondo, dopo i torbidi delle guerre civili e il disfacimento della Repubblica. Non una poesia civile, ma una poesia interessata, dunque, e, perciò malsana”.

 

Una reputazione consolidata di pietas può essere criticata, o derisa.

Come da Ovidio riguardo alla fama del pius Enea. "Tra gli amanti infedeli è menzionato Enea, che causò la morte di Didone; e tuttavia egli “famam pietatis habet “ (Ars III 39): giocosa polemica con Virgilio che aveva giustificato il suo pio eroe"[13]. Nel proemio dell'Eneide[14] in effetti Virgilio domanda con meraviglia:"Musa, mihi causas memora, quo numine laeso,/quidve dolens regina deum tot volvere casus/insignem pietate virum, tot adire labores/impulerit. Tantaene animis caelestibus irae?" (vv, 8 - 11), o Musa, dimmi le ragioni, per quale offesa volontà divina, o di che cosa dolendosi la regina degli dèi abbia spinto un uomo insigne per la devozione a passare per tante peripezie, ad affrontare tante fatiche. Così grandi sono le ire nell'animo dei celesti?

 Ebbene Ovidio trova la ragione delle grandi ire divine: dopo avere affermato che gli uomini ingannano spesso, più spesso delle tenere fanciulle (saepe viri fallunt, tenerae non saepe puellaeArs, III, 31) il poeta aggiunge Enea al duetto dei seduttori perfidi, il fallax Iaso (Ars, III, 33) e Teseo[15]: "et famam pietatis habet, tamen hospes et ensem[16]/praebuit et causam mortis, Elissa, tuae" (Ars, III, 39 - 40), ha la nomèa di uomo pio, tuttavia da ospite ti offrì la spada e il motivo della morte tua, Elissa.

In A midsummer - night’s dream Hermia accoglie questa interpretazione di Enea e lo menziona come amante infido: “when the false Troyan under sail was seen” (I, 1), quando il Troiano falso fu visto alzare la vela.

  

A proposito della superiorità di Omero su Virgilio, vediamo anche l'Estetica di Hegel:" Per citare un altro paio di esempi, ricordiamo l'episodio tragico di Didone, che è di colore così moderno da spingere Tasso ad imitarlo, anzi a tradurlo in parte letteralmente, e da suscitare ancor oggi l'ammirazione dei francesi. E tuttavia che differenza con l'umana ingenuità, verità e spontaneità degli episodi di Circe e Calipso![17] Lo stesso si può dire della discesa di Ulisse nell'Ade. Questa oscura e crepuscolare dimora delle ombre appare in una nube tetra, in una mescolanza di fantasia e realtà, che ci incanta e stupisce. Omero non fa scendere il suo eroe in un mondo sotterraneo bello e pronto; ma Odisseo stesso scava una fossa, in cui versa il sangue dell'ariete che ha ucciso, poi invoca le ombre che sono costrette ad affollarsi intorno a lui ed egli chiama le une a bere il sangue vivificante, perché gli parlino e gli possano dare notizie, mentre scaccia con la spada le altre che si affollano intorno a lui assetate di vita. Tutto accade qui in modo vivo ad opera dell'eroe stesso, che non si comporta umilmente come Enea o Dante. In Virgilio invece Enea discende ordinatamente agli Inferi, e le scale, Cerbero, Tantalo e tutto il resto acquistano l'aspetto di una casa ben tenuta, come in un freddo manuale di mitologia"[18].

 

All'interno del nostro percorso incontreremo alcune altre valutazioni negative della figura di Enea, insieme con diverse positive.

La critica però va letta dopo i testi[19] dei quali presenterò un'ampia scelta.

 

giovanni ghiselli

 



[1] T. S. Eliot, Che cos'è un classico? , p. 973

[2] In una famosa recensione all'Ulisse di Joyce (Ulysse, Order and Myth , "The Dial", nov. 1923.) T. S. Eliot definiva il metodo mitico, in opposizione a quello narrativo, come il modo di controllare, di dare una forma e un significato all'immenso panorama di futilità e anarchia che è la storia contemporanea. "Instead of narrative method, we may now use the mythical method ", invece del metodo narrativo possiamo ora avvalerci del metodo mitico.

Alla fine di The Waste Land La terra desolata, del 1922., Eliot afferma:"These fragments I have shored against my ruins" (v. 430), con questi frammenti ho puntellato le mie rovine

[3] Cfr. Georgica IV: "qualis populeā maerens philomēla sub umbra/amissos queritur fetus… " ( vv. 511 - 512), quale l'usignolo addolorato, sotto l'ombra del pioppo, lamenta le creature perdute.

[4]Robert Musil (1880 - 1942) attraverso il suo protagonista Ulrich, il quale gioca sempre al ribasso, parla ironicamente di una "catena di plagi" (L'uomo senza qualità , p. 270.) che lega le grandi figure del mondo artistico l'una all'altra.

[5] Huysmans, Controcorrente, p. 42 ss.

[6] The White Goddess: A Historical Grammar of Poetic Myth, London 1948.

[7] M. Barchiesi, I moderni alla ricerca di Enea, p. 15.

[8] "Il miglior fabbro", secondo T. S. Eliot.[9]The Spirit of Romance , Londra, 1910, p. 5.

[10] 1865 - 1939.

[11] M. Barchiesi, I moderni alla ricerca di Enea,p.18.[12] Infatti: omnem potentiam ad unum conferri pacis interfuit (Hist.I, 1), fu utile alla pace che tutto il potere venisse riunito in una sola persona. Ndr. 

[13] A. La Penna, Fra teatro, poesia e politica romana , p. 189.

[14] Scritta fra il 29 e il 19 a. C.

[15] Tanto perfido questo che, se fosse dipeso da lui, Arianna avrebbe nutrito gli uccelli marini (Ars, III, 35 - 36). La Fedra di Seneca entrando in scena, afferma che la fedeltà di Teseo è quella di sempre: “stupra et illicitos toros/Acheronte in imo quaerit Hippolyti pater” ( Fedra, vv. 97 - 98), cerca adulterii e letti illegittimi il padre di Ippolito in fondo all’Acheronte. Interessante è la versione dell’Odissea (11, 324 - 325) : Artemide uccise Arianna in Dia in seguito alle accuse di Dioniso abbandonato per Teseo che comunque rimane il seduttore principe.

[16] Spada lasciata da Enea ( Eneide, IV, 507) e impiegata quale dono funesto (non hos quaesitum munus in usus., Eneide, IV, 647, dono richiesto non per questo uso. 

[17]Voglio fare allo studente - lettore un esempio di semplicità "verità e spontaneità" che ha sempre colpito i miei studenti - uditori (del resto dopo l'Edipo re sono andato a parlare in diversi licei e non pochi lettori mi hanno ascoltato, con una regressione, si fa per dire, alla fase aurale). Nel V libro dell' Odissea dunque Ulisse, che convive con Calipso nell'isola di Ogigia, piange in continuazione sospirando il ritorno. Immaginate le chiacchiere che ci farebbe sopra un moderno, psicologo, romanziere o azzeccagarbugli di qualsiasi parrocchia. Omero usa quattro parole per indicare la causa più plausibile e vera in questo tristissimo caso, non infrequente, di frequentazione obbligatoria:"ejpei; oujkevti hJvndane nuvmfh" (v. 153), piangeva poiché la ninfa non gli piaceva più. Punto e basta. 

[18]G. W. F. Hegel, Estetica , pp. 1422 - 1423.[19] Volvendi enim sunt libri, (Cicerone, Brutus, 298) i libri dobbiamo leggerli veramente, per non finire travolti dall'onda qualunquistica del didattichese applicabile nello stesso modo a qualsiasi materia. 

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