sabato 31 ottobre 2020

"Argonautiche" di Apollonio Rodio. 16. IV (966-1781). Conclusione del poema

Michael Ayrton, Talos

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Argomenti

Gli Argonauti giungono dai Feaci dove vengono accolti ospitalmente. Subito dopo sopravvengono i Colchi che reclamano Medea. Alcinoo dice che la consegnerà solo se la ragazza è ancora vergine. Medea lo è, sicché Arete protettiva, avverte gli ospiti che devono consumare il matrimonio.

I due fanno l’amore in un antro, senza gioia.

 

Quindi il viaggio continua. Una tempesta li sbatte in Libia nella rena dove la nave si insabbia. Gli Argonauti devono portarla sollevata sulle spalle per 12 giorni e 12 notti, pagando così l’affitto ad Argo che, come una madre, li ha tenuti a lungo dentro il suo ventre. Finalmente, aiutati da Tritone, ritrovano la via del mare e della navigazione. Procedono metodicamente verso nord. A Creta vengono tempestati di pietre da Talos, l’uomo di bronzo, ma ancora una volta Medea aiuta e salva gli Argonauti incantando e facendo morire il mostro tremendo. A forza di lottare con i mostri, Medea diverrà un mostro a sua volta uccidendo i propri figlioli.

“Chi lotta coi mostri deve guardarsi dal diventare un mostro anche lui. E se tu guarderai a lungo in un abisso, anche l’abisso vorrà guardare te” [1].

Dopo un paio di soste gli Argonauti possono procedere fino alla riva di Pàgase dove termina il viaggio e il poema.

 

Gli Argonauti giunsero all’isola dei Feaci nello Ionio dove è interrata la falce con cui Crono recise i genitali del padre spietatamente (986 - 7). Altri dicono che con quella falce Demetra mieteva. Ecco perché la terra dei Feaci si chiama Drepavnh (990). I Feaci sono del sangue di Urano. Alcinoo accolse gli Argonauti bene e con gioia.

Si festeggiava, ma arrivano i Colchi bramosi di guerra. Alcinoo li trattenne: voleva evitare lo scontro.

Medea, come già Odisseo, abbracciava spesso le ginocchia di Arete la moglie di Alcinoo ( - polla; de; cersivn - jArhvth" gouvnwn ajlovcou qivgen jAlkinovoio - (1012 - 1013) e la prega di non consegnarla ai Colchi.

Si noti l’utilizzo con variazioni del modello omerico ( ajmfi; d j a[r j j arhvth" bavle gouvnasi cei`ra" j Odusseuv"Odissea, VII, 142)

 

 Medea dice di avere sbagliato per leggerezza ed errore, non per lussuria ouj me;n e[khti margosuvnhς (1019). Tra l’altro lei è ancora vergine mivtrh mevnei (1024) la cintura rimane. Poi prega anche i Greci di non abbandonarla. Di notte piangeva come una vedova.

Arete parla con Alcinoo e intercede in favore di Medea minacciata da Eeta. I genitori sono troppo severi livhn duvszhloi verso le loro figlie (eJai'ς paisiv 1089) come Acrisio con Danae o Niseo con Antiope che generò a Zeus Anfione e Zeto.

Alcinoo decide che restituirà Medea al padre solo se la ragazza è ancora vergine.

 Allora Arete fece sapere a Giasone che doveva consumare le nozze: Alcinoo non avrebbe spezzato un’unione legittima 1120

 

Quindi i Greci prepararono il letto nuziale nell’antro divino dove una volta viveva Macride, la figlia di Aristeo che scoprì il lavoro delle api e il succo dell’olivo. Era l’aveva costretta a fuggire là poiché Macride aveva unto con il miele le labbra di Dioniso bruciacchiato dal fuoco di Semele.

Nel letto posero il vello d’oro e le Ninfe portavano fiori.

Orfeo suonava e gli eroi cantavano l’imeneo.

Medea e Giasone avrebbero preferito farlo a Iolco ma noi stirpe infelice degli uomini non possiamo entrare nella gioia con piede intero o{lw/ podiv (1166) e l’amara afflizione - pikrh; ajnivh - sempre si insinua in mezzo ai momenti del nostro piacere.

 

Giasone e Medea avevano paura. Quando l’aurora sciolse con la sua luce la nera notte, le rive dell’isola ridevano. Alcinoo mantenne i patti e i Colchi temendo l’ira di Eeta, rimasero con i Feaci fino alla colonizzazione di Corcira da parte dei Bacchiadi di Corinto.

Dopo sette giorni, gli Argonauti lasciarono Drepane. Passarono il golfo di Ambracia, il paese dei Cureti e le Echinadi, ma quando si vedeva la terra di Pelope, una tempesta di Borea li portò verso la Libia, e si insabbiarono nella Sirte. La sabbia (a[maqoς 1239) si stende fino al cielo, e la nave si arenò. Il pilota Anceo e gli altri erano disperati. Vagavano sulla lunghissima riva o aspettavano la morte seduti. Ne ebbero pietà le tre eroine di Libia, quelle che bagnarono Atena nel lago Tritone quando la dea balzò fuori dal capo del padre. Le eroine dicono a Giasone che devono pagare il debito alla madre che li ha portati per tanto tempo nel ventre.

Giasone non capì e andò a parlarne ai compagni.

Peleo spiegò che la madre era la nave. Bisognava prenderla sulle spalle e portarla nella direzione indicata da un cavallo apparso. Camminarono con la nave Argo sulle spalle per 12 giorni e 12 notti. Giunsero al lago Tritonide, e alla pianura delle mele d’oro vegliate dal drago Ladone. Le custodi Esperidi che di solito cantano, piangevano. Il drago era stato colpito dalle frecce di Eracle e muoveva appena la coda. Le frecce erano state avvelenate con la bile dell’Idra di Lerna. Le Esperidi piangevano ma al loro arrivo divennero polvere e terra. Orfeo le pregò e le ninfe fecero crescere erba e alberi dal suolo: loro stesse divennero alberi. Poi Egle, una di loro, parla. Racconta di Eracle che uccise il serpente e si abbeverò disteso come una vacca al pascolo. Egle indicò la fonte e i Greci andarono a bere come le mosche si precipitano a frotte sopra una goccia di miele.

I Greci dissero che Eracle salvava i compagni anche in assenza.

 E andarono a cercarlo. Solo Linceo credette di vedere Eracle in lontananza come si scorge o sembra di scorgere la luna annebbiata nel primo giorno del mese (1479 - 1480)

 

Imitato da Virgilio: Enea scorge Didone

Obscuram qualem primo qui surgere mense

Aut videt aut vidisse putat per nubila lunam (VI, 452 - 453)

 

Canto venne ucciso mentre cercava di rubare delle pecore del pastore Cafauro e pure il profeta Mopso morì poiché non c’è possibilità di stornare la morte oujj ga;r tiς ajpotropivh qanatovio (1505).

Sulla sabbia giaceva un deino;ς o[fiς un serpente tremendo ma pigro nwqhvς. Non attaccava, ma il suo veleno era terribile. Era nato dal sangue della Gorgone gocciato sul suolo quando Perseo ci volava sopra.

Mopso gli urtò la coda e il serpente gli morse la carne. Morì e fu compianto

Argo cercava di uscire dal lago Tritonide ma non trovava un varco

Arriva Tritone figlio di Poseidone offrendo una zolla di terra e indica la via d’uscita per il Peloponneso. Non devono scoraggiarsi: non c’è fatica che possa fiaccare membra floride di giovinezza (1585)

Poi prese il grande tripode che gli Argonauti gli avevano offerto e scomparve. Ma riapparve dall’acqua e spinse la nave. Aveva un corpo simile a quello degli dei fino al ventre ma sotto i fianchi si allungava una coda a due punte simile a mostro marino. E’ l’ibrido antico.

Tritone spinse la nave fino al mare.

Navigarono tenendo a destra il deserto. Poi si avvicinarono a Creta ma Talos l’uomo di bronzo (Tavlwς cavlkeioς 1638) scagliava pietre e impediva alla nave di entrare nel porto Ditteo. Talos era della stirpe degli uomini di bronzo nata dai frassini. Zeus ne aveva fatto il guardiano dell’isola.

Era tutto di bronzo ma sulla caviglia aveva una vena di sangue coperta da una sottile membrana. Medea ammaliò con occhi nemici gli occhi dell’uomo di bronzo e digrignando gli mandò immagini terribili.

A forza di combattere i mostri Medea diverrà un mostro anche lei uccidendo i propri figli

“Chi lotta coi mostri deve guardarsi dal diventare un mostro anche lui. E se tu guarderai a lungo in un abisso, anche l’abisso vorrà guardare te”[2].

 

Talos alzò una pietra per tirarla ma urtò la caviglia su uno spunzone di pietra e precipitò come un pino. Così i Greci dormirono a Creta

Poi navigarono nel buio, alla cieca, finché Apollo levò in alto l’arco dorato che diffuse un chiarore fulgente e gli Argonauti videro una piccola isola delle Sporadi che chiamarono Anafe (presso Thera - Santorini) per l’apparizione del dio che ajnevfhne (1718), l’aveva mostrata in mezzo all’angoscia. Fecero sacrifici modesti e vennero canzonati dalle ancelle feacie di Medea che nella reggia di Alcinoo vedevano sacrificare dei buoi.

Ancora oggi le donne dell’isola fanno quegli scherzi quando gli uomini sacrificano. Partiti di là arrivarono a Egina dove si sfidarono in gare di corsa. Quindi costeggiarono la terra Cecropia e quella di Aulide, quella di Locresi Opunzi e giunsero a Pagase (1781)

Fine del poema 31 ottobre 2020 ore 12

Presenterò tutte le Argonautiche nelle prossime due lezioni (3 e 10 novembre) alla Primo Levi .

 

giovanni ghiselli

 

p. s.

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[1] Di là dal bene e dal male , Aforismi e interludi, 146.

[2] Di là dal bene e dal male , Aforismi e interludi, 146.

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