Michael Ayrton, Talos |
PER VISUALIZZARE IL GRECO SCARICA IL FONT HELLENIKA QUI E GREEK QUI
Argomenti
Gli Argonauti giungono dai Feaci
dove vengono accolti ospitalmente. Subito dopo sopravvengono i Colchi che
reclamano Medea. Alcinoo dice che la consegnerà solo se la ragazza è ancora
vergine. Medea lo è, sicché Arete protettiva, avverte gli ospiti che devono
consumare il matrimonio.
I due fanno l’amore in un antro,
senza gioia.
Quindi il viaggio continua. Una
tempesta li sbatte in Libia nella rena dove la nave si insabbia. Gli Argonauti
devono portarla sollevata sulle spalle per 12 giorni e 12 notti, pagando così
l’affitto ad Argo che, come una madre, li ha tenuti a lungo dentro il suo
ventre. Finalmente, aiutati da Tritone, ritrovano la via del mare e della
navigazione. Procedono metodicamente verso nord. A Creta vengono tempestati di
pietre da Talos, l’uomo di bronzo, ma ancora una volta Medea aiuta e salva gli
Argonauti incantando e facendo morire il mostro tremendo. A forza di lottare
con i mostri, Medea diverrà un mostro a sua volta uccidendo i propri figlioli.
“Chi lotta coi mostri deve guardarsi dal diventare un mostro anche lui. E
se tu guarderai a lungo in un abisso, anche l’abisso vorrà guardare te” [1].
Dopo un paio di soste gli Argonauti possono
procedere fino alla riva di Pàgase dove termina il viaggio e il poema.
Gli Argonauti giunsero all’isola dei
Feaci nello Ionio dove è interrata la falce con cui Crono recise i genitali del
padre spietatamente (986 - 7). Altri dicono che con quella falce Demetra
mieteva. Ecco perché la terra dei Feaci si chiama Drepavnh (990). I Feaci sono del sangue
di Urano. Alcinoo accolse gli Argonauti bene e con gioia.
Si festeggiava, ma arrivano i Colchi
bramosi di guerra. Alcinoo li trattenne: voleva evitare lo scontro.
Medea, come già Odisseo, abbracciava
spesso le ginocchia di Arete la moglie di Alcinoo ( - polla; de;
cersivn - jArhvth" gouvnwn ajlovcou qivgen jAlkinovoio - (1012 - 1013) e la prega di non
consegnarla ai Colchi.
Si noti l’utilizzo con variazioni del modello omerico ( ajmfi; d j a[r j j arhvth" bavle gouvnasi cei`ra" j Odusseuv", Odissea, VII, 142)
Medea dice di avere sbagliato
per leggerezza ed errore, non per lussuria ouj me;n e[khti margosuvnhς (1019). Tra l’altro lei è ancora
vergine mivtrh mevnei (1024) la cintura rimane. Poi prega anche i
Greci di non abbandonarla. Di notte piangeva come una vedova.
Arete parla con Alcinoo e intercede
in favore di Medea minacciata da Eeta. I genitori sono troppo severi livhn duvszhloi verso le loro figlie (eJai'ς paisiv 1089) come Acrisio con Danae o
Niseo con Antiope che generò a Zeus Anfione e Zeto.
Alcinoo decide che restituirà Medea
al padre solo se la ragazza è ancora vergine.
Allora Arete fece sapere a
Giasone che doveva consumare le nozze: Alcinoo non avrebbe spezzato un’unione
legittima 1120
Quindi i Greci prepararono il letto
nuziale nell’antro divino dove una volta viveva Macride, la figlia di Aristeo
che scoprì il lavoro delle api e il succo dell’olivo. Era l’aveva costretta a
fuggire là poiché Macride aveva unto con il miele le labbra di Dioniso
bruciacchiato dal fuoco di Semele.
Nel letto posero il vello d’oro e le
Ninfe portavano fiori.
Orfeo suonava e gli eroi cantavano
l’imeneo.
Medea e Giasone avrebbero preferito
farlo a Iolco ma noi stirpe infelice degli uomini non possiamo entrare
nella gioia con piede intero o{lw/ podiv (1166) e l’amara
afflizione - pikrh; ajnivh - sempre si insinua in mezzo ai momenti del nostro
piacere.
Giasone e Medea avevano paura.
Quando l’aurora sciolse con la sua luce la nera notte, le rive dell’isola
ridevano. Alcinoo mantenne i patti e i Colchi temendo l’ira di Eeta, rimasero
con i Feaci fino alla colonizzazione di Corcira da parte dei Bacchiadi di
Corinto.
Dopo sette giorni, gli Argonauti
lasciarono Drepane. Passarono il golfo di Ambracia, il paese dei Cureti e le
Echinadi, ma quando si vedeva la terra di Pelope, una tempesta di Borea li
portò verso la Libia, e si insabbiarono nella Sirte. La sabbia (a[maqoς 1239) si stende fino al cielo, e
la nave si arenò. Il pilota Anceo e gli altri erano disperati. Vagavano sulla
lunghissima riva o aspettavano la morte seduti. Ne ebbero pietà le tre eroine
di Libia, quelle che bagnarono Atena nel lago Tritone quando la dea balzò fuori
dal capo del padre. Le eroine dicono a Giasone che devono pagare il debito
alla madre che li ha portati per tanto tempo nel ventre.
Giasone non capì e andò a parlarne
ai compagni.
Peleo spiegò che la madre era la
nave. Bisognava prenderla sulle spalle e portarla nella direzione indicata
da un cavallo apparso. Camminarono con la nave Argo sulle spalle per 12 giorni
e 12 notti. Giunsero al lago Tritonide, e alla pianura delle mele d’oro
vegliate dal drago Ladone. Le custodi Esperidi che di solito cantano,
piangevano. Il drago era stato colpito dalle frecce di Eracle e muoveva appena
la coda. Le frecce erano state avvelenate con la bile dell’Idra di Lerna. Le
Esperidi piangevano ma al loro arrivo divennero polvere e terra. Orfeo le pregò
e le ninfe fecero crescere erba e alberi dal suolo: loro stesse divennero
alberi. Poi Egle, una di loro, parla. Racconta di Eracle che uccise il serpente
e si abbeverò disteso come una vacca al pascolo. Egle indicò la fonte e i Greci
andarono a bere come le mosche si precipitano a frotte sopra una goccia di
miele.
I Greci dissero che Eracle salvava i
compagni anche in assenza.
E andarono a cercarlo. Solo
Linceo credette di vedere Eracle in lontananza come si scorge o sembra di
scorgere la luna annebbiata nel primo giorno del mese (1479 - 1480)
Imitato da Virgilio: Enea scorge
Didone
Obscuram qualem primo qui surgere
mense
Aut videt aut vidisse putat per
nubila lunam (VI,
452 - 453)
Canto venne ucciso mentre cercava di
rubare delle pecore del pastore Cafauro e pure il profeta Mopso morì poiché
non c’è possibilità di stornare la morte oujj ga;r tiς ajpotropivh qanatovio (1505).
Sulla sabbia giaceva un deino;ς o[fiς un serpente tremendo ma
pigro nwqhvς. Non attaccava, ma il suo veleno era terribile. Era nato dal sangue della
Gorgone gocciato sul suolo quando Perseo ci volava sopra.
Mopso gli urtò la coda e il serpente
gli morse la carne. Morì e fu compianto
Argo cercava di uscire dal lago
Tritonide ma non trovava un varco
Arriva Tritone figlio di Poseidone
offrendo una zolla di terra e indica la via d’uscita per il Peloponneso. Non
devono scoraggiarsi: non c’è fatica che possa fiaccare membra floride di
giovinezza (1585)
Poi prese il grande tripode che gli
Argonauti gli avevano offerto e scomparve. Ma riapparve dall’acqua e spinse la
nave. Aveva un corpo simile a quello degli dei fino al ventre ma sotto i
fianchi si allungava una coda a due punte simile a mostro marino. E’ l’ibrido
antico.
Tritone spinse la nave fino al mare.
Navigarono tenendo a destra il
deserto. Poi si avvicinarono a Creta ma Talos l’uomo di bronzo (Tavlwς cavlkeioς 1638) scagliava pietre e impediva
alla nave di entrare nel porto Ditteo. Talos era della stirpe degli uomini di
bronzo nata dai frassini. Zeus ne aveva fatto il guardiano dell’isola.
Era tutto di bronzo ma sulla
caviglia aveva una vena di sangue coperta da una sottile membrana. Medea
ammaliò con occhi nemici gli occhi dell’uomo di bronzo e digrignando gli mandò
immagini terribili.
A forza di combattere i mostri Medea
diverrà un mostro anche lei uccidendo i propri figli
“Chi lotta coi mostri deve guardarsi dal diventare un mostro anche lui. E
se tu guarderai a lungo in un abisso, anche l’abisso vorrà guardare te”[2].
Talos alzò una pietra per tirarla ma
urtò la caviglia su uno spunzone di pietra e precipitò come un pino. Così i
Greci dormirono a Creta
Poi navigarono nel buio, alla cieca,
finché Apollo levò in alto l’arco dorato che diffuse un chiarore fulgente e gli
Argonauti videro una piccola isola delle Sporadi che chiamarono Anafe (presso
Thera - Santorini) per l’apparizione del dio che ajnevfhne
(1718), l’aveva
mostrata in mezzo all’angoscia. Fecero sacrifici modesti e vennero canzonati
dalle ancelle feacie di Medea che nella reggia di Alcinoo vedevano sacrificare
dei buoi.
Ancora oggi le donne dell’isola
fanno quegli scherzi quando gli uomini sacrificano. Partiti di là arrivarono a
Egina dove si sfidarono in gare di corsa. Quindi costeggiarono la terra
Cecropia e quella di Aulide, quella di Locresi Opunzi e giunsero a Pagase
(1781)
Fine del poema 31 ottobre 2020 ore
12
Presenterò tutte le Argonautiche nelle
prossime due lezioni (3 e 10 novembre) alla Primo Levi .
giovanni ghiselli
p. s.
Statistiche del blog
Sempre1047027
Oggi101
Ieri382
Questo mese10588
Il mese scorso10941
[1] Di là dal bene e dal male ,
Aforismi e interludi, 146.
[2] Di là dal bene e dal male ,
Aforismi e interludi, 146.
Nessun commento:
Posta un commento