per visualizzare il greco scarica il font hellenika qui e greek quiPasolini sul set di Medea
Argo nipote di Medea (figlio di
Frisso e Calciope, sorella di Medea) propone di ricorrere all'aiuto della
ragazza e la proposta riceve anche l'avallo di un segno divino interpretato dal
profeta Mopso cui si oppone solo il blasfemo Ida (III, 558 sgg.).
Fallisce il modello epico
rappresentato da Peleo e Telamone, e anche quello oratorio diplomatico
rappresentato da Giasone: l'impresa riuscirà solo grazie a eros e
all'inganno.
Il termine ajmhcaniva condensa in pieno la passività del
protagonista. Questo d'altra parte è il termine chiave delle Argonautiche :
molte scene sono dominate da atti mancati, come quella di Linceo che avvista
Eracle sì e no.
Cfr. il Giasone di Valerio Flacco[1]: “sed non sponte feror” (Argonautica,
I, 200)
C'è la tendenza a storicizzare il
mito, ad attualizzarlo proiettandolo nel presente: tutto converge verso il
presente e sulla figura dell'autore dotto all'opposto che in Omero dove tutto
si annulla nel passato.
Il mondo come biblioteca (Borges).
Gli Argonauti assistono alla tortura
di Prometeo (II, 1246 - 1259). che nutriva col proprio fegato l'aquila ingorda.
L’aquila sconvolse le vele con un
battito d’ali che muoveva simili ai remi.
Apollonio non ha drammatizzato
l'epica come sostengono in parecchi, poiché limitato è l'uso del discorso
diretto.
C'è una consonanza di Apollonio con
il linguaggio pittorico e una tendenza al cromatismo, un'efficace
raffigurazione del quotidiano.
Cromatismo: il vello d’oro era
simile a una nuvola arrossata dai raggi del sole nascente (IV libro)
Le descrizioni di oggetti hanno una
precisione referenziale e un sovrasenso retorico. Esempio del manto donato da
Issipile a Giasone (IV, 421 - 434) e usato per attirare Apsirto nella trappola
mortale. Un dono di amore che diventa dono di morte
La tunica è un grande inganno (mevga"
dovlo") ordito
contro Apsirto. Era purpurea, profumata perché ci aveva dormito Dioniso dopo
che era stata tessuta dalle Grazie. Dioniso l’aveva regalata a suo figlio
Toante e Toante alla figlia Issipile e lei a Giasone. Dioniso ci aveva dormito
stretto ad Arianna dopo che Teseo l’aveva lasciata nell’isola di Dia.
C’è 2 volte il tema della donna
abbandonata (Arianna e Issipile)
L'oggetto ha un valore
simbolico connesso al tema della donna.
abbandonata.
Vi sono anche similitudini estese.
La lingua di Apollonio si basa su un
tessuto fittissimo di reminiscenze e variazioni da Omero ma vi si trova anche
un ri - uso della lingua lirica e tragica.
Le Argonautiche presuppongono
la complicità erudita di un destinatario colto, pronto a cogliere il dialogo
con la tradizione e con il mito. Non sappiamo come fu accolto il poema
nell'ambiente iperletterario di Alessandria. Venne tradotto in Argonautae
dal neoterico Varrone Atacino (nato ad Atax nella Gallia Narbonese nell'82
a. C., morto verso il 35. Restano frammenti) , venne seguito da Virgilio,
soprattutto nell'episodio di Didone, e fu tradotto da Valerio
Flacco (morto nel 92 d. C.) nell'età dei Flavi: Argonautica in
otto libri di esametri che accentuano l'elemento patetico. Arrivano fino
al momento in cui Absirto chiede ai Greci la restituzione della sorella.
Valerio Flacco inizia con
l’invocazione a Vespasiano.
Il Giasone di Valerio Flacco dice,
pregando Poseidone: “ so che cerco strade vietate e merito una tempesta, sed
non sponte feror, non è la mia volontà che mi porta (I, 196 - 198).
Nettuno maledice la navigazione: le
navi crederanno di poter viaggiare, mentre sono causa di morte nuova (mortis
causa novae, I, 648). Il dio dice ad Argo: “ miseris tu gentibus,
Argo, fata paras (I, 648, 649), tu Argo prepari il destino per genti
infelici.
Cfr. la Medea di
Seneca con i cori che denunciano il male della navigazione.
C’è Giove che approva l’impresa:
come in Virgilio biasima gli ozi dei tempi saturni: patrii neque enim probat
otia regni (I, 500)
Cfr. il veternus
Virgilio nella Georgica
I I dà questa spiegazione della genesi dell'età moderna: Giove procurò agli
uomini fatiche e angosce (curae ) in quanto non lasciò che il suo
regno restasse paralizzato in un pesante letargo"nec torpere gravi
passus sua regna veterno " (v. 124). Infine il lavoro ostinato
vinse tutte le difficoltà: “Labor omnia vicit - improbus” (vv. 145 - 146).
Il compito di Virgilio nelle Georgiche in effetti è quello di
celebrare il lavoro del bonus agricola.[2]
" Centrale è il concetto
di veternus , una specie di pigra indolenza, un torpore che
affliggeva l'umanità nell'età dell'oro, e che avrebbe indotto Giove a
introdurre il lavoro nel mondo, per stimolare l'ingegno umano e rendere gli
uomini attivi, vigile e intraprendenti"[3] .
Pasolini non sfruttò Apollonio per
la sua Medea ma per il romanzo incompiuto Petrolio .
Era amava Giasone, come si legge
già nel XII libro dell’Odissea dove Circe dice a Ulisse di evitare
le Plagktaiv poiché esse
non risparmiano nemmeno le colombe. Passò solo una nave: quella Argo che tutti
cantano ( jArgw; pasimevlousa) tornando dal regno di Eeta (XII, 70): Era la spinse
oltre il flutto, poiché le era caro Giasone (72).
Nelle Argonautiche,
all'andata Giasone supera le Simplegadi con l'aiuto di Atena (I libro), al
ritorno le Plancte con l'aiuto di Tetide e delle Nereidi le quali sollevano
Argo sopra le onde, come le ragazze si passano una palla (IV, 949).
Sono gli scogli della vita ,
gli ostacoli – problhvmata.
Giasone e Medea vanno da Circe,
sorella di Eeta, poi a Corcira, l'isola dei Feaci, e finiscono in Libia dove
devono trasportare per 12 giorni la nave sulla terra.
Era ed Atena fanno visita ad
Afrodite perché Eros colpisca Medea e sono come due grandi dame di
Alessandria in visita ad una persona di posizione sociale inferiore cui però
devono chiedere un favore.
Eros è un bambino cui la madre
promette un giocattolo: una palla formata da cerchi d'oro: "se tu la
lanci/lascia per l'aria un solco splendente come una stella"(III, 140 - 141).
In questa epoca gli autori amano rappresentare i bambini.
giovanni ghiselli
[1] Morto nel 92 d. C. Il poema in sette
libri interi e parte dell’ottavo arriva all’inizio del viaggio di ritorno.
[2] “Il protagonista delle Georgiche
- il paziente, tenace agricola capace di coronare la sua fatica con
il successo - è anche un carattere non privo di ombre, e richiede, anche lui,
della vittime” . Tradotto dall’inglese di Gian
Biagio Conte, Aristaeus, Orpheus, and the Georgics: Once Again ,
in Poets And Critics Read Vergil, Yale University Press., n. 30, p. 205. Tale è Aristeo, e non farà meno
vittime il “pio”Enea.
[3]M. Bettini, La
letteratura latina, 2, p. 453.
Nessun commento:
Posta un commento