NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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domenica 11 ottobre 2020

Le figure femminili nei poemi epici greci e latini. XIV. "Argonautiche" di Apollonio Rodio III

Paolo delle Noci, gli Argonauti
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Argomenti

Le Argonautiche costituiscono un epos che contiente diversi epilli autonomi. Predomina il tema erotico. Giasone è un uomo seducente e un seduttore piuttosto che un eroe.

 

Aggiungo programma del corso di 10 incontri per venti ore che inizierò martedì 13 ottobre alla Primo Levi e terminerò il 22 dicembre. Passeremo così, credo bene, l’autunno.

 

Un forte intellettualismo caratterizza i filologi alessandrini che volevano possedere e sistematizzare tutta la cultura precedente, mentre i Tolomei utilizzavano la tradizione greca quale elemento di coesione per il loro regno etnicamente composito.

Apollonio ha scritto un poema epico rinunciando alla grandezza eroica per chiara scelta. E' dunque un epos che presenta procedimenti antiepici in quanto mette al centro l'eros .

 Fin dall'inizio il poeta mette in rilievo il suo io e colloca le Muse in posizione subordinata invocandole quali ministre del canto: "uJpofhvtore" ei\en ajoidh'""(22). In realtà le Argonautiche sono impregnate della poetica callimachea, rielaborata in chiave molto personale. Il viaggio di Apollonio infatti è costellato di episodi collaterali che sono come degli epilli autonomi. Callimaco rifiutava il poema unitario e continuo ( e}n a[eisma dihnekev") e le Argonautiche vivono di una dialettica fra la poetica callimachea della discontinuità - e la tendenza epica al racconto unitario.

 

 La struttura aperta e innovativa ammette l'inserimento di una storia amorosa intima e privata e l'eros era uno dei temi prediletti della nuova poetica alessandrina, assunta poi da Catullo e dagli altri neoteroi

C'è un'andata (libri I e II) con un lungo crescendo verso il meraviglioso e l'ignoto, ancora controllati però dalla ragione umana, poi c'è il contatto con l'eros, la magia, il potere (III), quindi c'è il ritorno (IV) che è un errare angoscioso e labirintico in cui l'iniziativa umana è quasi azzerata. Già l'episodio di Lemno racchiude alcuni temi chiave di tutto il poema: l'eros, il suo uso strumentale, l'inganno e la caratterizzazione di Giasone quale non eroe[1], capo poco responsabile e convinto di un'impresa dura e angosciosa, di cui si sarebbe dimenticato se Eracle non lo avesse richiamato al dovere.

 

Goethe nel Faust lo presenta in altro modo attraverso parole attribuite a Chirone: “Fra gli Argonauti, in quella schiera eletta,/ ognuno era prode a suo modo…Riflessivo, forte, savio, accorto nel consiglio,/ si imponeva così, caro alle donne (Frauen angenehm), Giasone”[2]

 

Il principale nucleo assiologico è l'opposizione amore/guerra.

A Cizico (nella Propontide) gli Argonauti per sbaglio uccidono i loro amici, i Dolioni, in una tragica battaglia notturna che sembra visualizzare la cecità degli uomini: questa è l'unica vera battaglia del poema, ed è svuotata di ogni senso positivo. Alla fine del I libro Eracle abbandona l'impresa in preda al delirio amoroso.

 

Nel secondo libro Polluce sconfigge Amico re dei Bebrici nella gara di pugilato con una tecnica sapiente e controllata: la forza bruta viene svalutata. E' anche una contrapposizione tra forze olimpiche e forze ctonie. Uno insulta, l'altro sorride senza rispondere. Polluce schiva i colpi dia; mh'tin (II, 75), grazie all'intelligenza.

 

 La barriera delle Simplegadi (II 549 - 608) è simbolica della divisione tra due mondi e il timoniere Tifi che le supera valorizza l'abilità e la tecnica umana.

Che non bastano più nel passaggio delle Plancte (IV 920 - 967) dove le Nereidi si palleggiano la nave sottolineando l'impotenza umana. Rupi erranti o fuorvianti (plavzw) dello stretto di Messina.

Per questi nomi cfr. sumplhvssw, “faccio urtare e plavzw, “faccio errare” e

 

Il III libro è quello dell'amore di Medea: infatti è invocata Erato quale musa della poesia amorosa.

La psiche di Medea è il centro semantico di tutto il libro. Medea si innamora a prima vista (III, 451 - 462) idealizzando la persona amata. Inoltre usa il monologo.

 

Bologna 11 ottobre 2020. giovanni ghiselli

 

p. s. 

Il tredici ottobre inizierò il mio corso alla Primo Levi.

Dopo le donne nell’Iliade e quelle dell’Odissea, passerò a raccontare questo poema alessandrino dando largo spazio alla figura di Medea.

Non mancheranno collegamenti con la Medea di Euripide e con quella di Seneca.

 

Quindi ci occuperemo dell’epica latina partendo dall’Eneide, con l’amore di Didone non contraccambiato dalla spietata ingratitudine del “pio” Enea.

 

Se ci saranno richieste, vedremo anche la storia di Euridice e Orfeo nella Georgica IV di Virgilio, e nel X libro delle Metamorfosi di Ovidio.

 

Poi verrà la volta della Pharsalia di Lucano con le figure femminili della sposa Cornelia, della dissoluta Cleopatra e dell’infernale strega negromante Erichto. Ovviamente parlerò anche di Cesare e di Pompeo.

Se ne verrò richiesto, suggerirò collegamenti con tre drammi di Shakespeare.

 

 Quindi passeremo alla Tebaide di Stazio con Antigone, Argia, Evadne e altre figure femminili presenti anche in più di una tragedia greca. Faremo degli opportuni collegamenti con i drammi di Eschilo, Sofocle, Euripide.

Infine l’Achilleide dello stesso poeta, tornando a Tetide quale madre che in questo poema incompiuto cerca di sottrarre il figlio alla guerra di Troia, ma il ragazzo Achille, che da bambino era stato educato all’agonismo eroico da Chirone, dopo un primo tempo di obbedienza alla volontà materna, si ribella e parte per la guerra di Troia abbandonando Deidamia, già messa incinta sebbene il Pelide si trovasse nell’isola di Sciro travestito da robusta fanciulla.

 

 

 

 



[1] Cfr. Oblomov, Emilio Brentani, Totò Merumeni

[2] Faust II, Notte di Valpurga classica, Peneio inferiore, 7372 - 7374

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