Omero contrapposto da Auerbach
alla Genesi della Bibbia. Questo commento è riferibile anche
ai romanzi di Kafka
Vengono a proposito a questo punto
le parole di Auerbach sulla "fondamentale tendenza dello stile
omerico a presentare le cose in una forma finita ed esatta, palpabili e
visibili in tutte le loro parti e nelle loro relazioni di spazio e di
tempo"[1].
Tale stile è contrapposto a quello
del racconto del sacrificio di Isacco nella Genesi ( 22) dove
"Dio tentò Abramo e gli disse: - Abramo! - Ed egli rispose - Sono
qui!" Già questo inizio - fa notare lo studioso di stilistica - , quando
noi veniamo da Omero, ci lascia sorpresi. Da dove vengono i due interlocutori?
Non viene detto. Ma il lettore sa benissimo che non si trovano sempre nel
medesimo luogo, che uno di essi, Dio, può venir da dovunque e irromper sulla
terra da qualsiasi altezza o profondità, per parlare ad Abramo. Di dove viene?
Di dove si rivolge ad Abramo? Non ne è detto nulla. Non viene come Zeus o
Posidone dagli Etiopi, dove si è allietato al banchetto sacrificale. Nè è detto
nulla della ragione che l'ha mosso a tentar così orribilmente Abramo. Non ne
ha, come Zeus, ordinatamente discusso nel concilio degli dèi, e nemmeno ci vien
detto quello che si è agitato nel suo cuore. Inopinato ed enigmatico egli
arriva sulla scena da altezze o profondità sconosciute, e grida: - Abramo!...Si
pensi, per ben convincersi della differenza, alla visita d'Ermete alla grotta
di Calipso, dove l'incarico, il viaggio, l'arrivo e il ricevimento del
visitatore, la condizione e l'occupazione della visitata sono ampiamente
narrati in molti versi"[2]
Cfr. Pavese "il realismo, in
arte, è greco; l'allegorismo è ebraico"[3].
[1]E.
Auerbach, Mimesis , p. 6.
[2]E. Auerbach, Mimesis ,
pp. 8 - 9.
[3]Il mestiere di vivere , 29
settembre 1946.
Nessun commento:
Posta un commento