sabato 10 ottobre 2020

Il culto del Sole in Platone. Ricordo e rimpianto di Carlo Flamigni

 Alle manifestazioni contro il caldo presunto foriero di mali rispondo, da adoratore del Sole, che la nostra stella favorisce la vita. Tra giugno  e luglio al culmine della sua altezza e potenza nel nostro emisfero  aveva fatto retrocedere il virus.

Nel romanzo Il processo di Kafka non si vede mai il sole

Questa assenza del sole che è nel visibile quello che è Dio nell’intelligibile è l’impossibilità di capire il Bene.

 

Dobbiamo dunque considerare   il Sole  figlio del Bene to;n tou' ajgaqou' e[gkonon, che il Bene generò analogo a se stesso o{n tajgaqo;n ejgevnnhsen ajnavlogon eJautw'/, e quello che è il Bene ejn tw'/ nohtw'/ nell’intelligibile, è il sole ejn tw'/ oJratw'/, nel visibile (Platone, Repubblica 508b. 

 

L’idea del Bene conferisce verità alle cose ed è causa di conoscenza e di verità. . Chi non vede il Sole non vede il Bene, che è il  mevgiston   mavqhma, la massima scienza che è hJ tou' ajgaqou' ijdeva l’idea,  la visione del Bene Dio stesso che si rende visibile nel Sole  (Platone, Repubblica, 505). Quanti  possiedono tutta l’erudizione del mondo ma non hanno la visione e la conoscenza del Bene che avvalora tutti i saperi, ebbene costoro sanno molte cose ma le sanno tutte male

Cfr  Alcibiade II di Platone.

 

Fece una citazione di questo dialogo il compianto Carlo Flamigni una notte di Capodanno a casa di un amico comune.

Gli avevo domandato, conoscendo la sua bella carriera e competenza scientifica, se la medicina fosse una scienza esatta. Mi rispose che non è nemmeno una scienza.

Quindi mi citò queste parole: poll¦ mn ºp…stato

œrga, kakîj dš, fhs…n, ºp…stato p£nta.  

 

Gliele seppi tradurre, naturalmente, ma non fui capace di contestualizzarle. Fu lui, da umanista di alta levatura quale era, a indirizzarmi sull’Alcibiade II. Arrivato a casa molto tardi andai a vedermi questo dialogo che colpevolmente non conoscevo.

 

Ricordo questo episodio per affetto e gratitudine all’amico che mi manca come presenza fisica ma è rimasto nei miei pensieri e credo che mi aiuti ancora. Ne sono sicuro.

SW. `Or´j oân, Óte g' œfhn kinduneÚein tÒ ge tîn ¥llwn

™pisthmîn ktÁma, ™£n tij ¥neu tÁj toà belt…stou ™pist»mhj

kekthmšnoj Ï, Ñlig£kij mn çfele‹n, bl£ptein d t¦ ple…w

tÕn œconta aÙtÒ, «r' oÙcˆ tù Ônti Ñrqîj ™fainÒmhn lšgwn;   

vedi dunque, dice Socrate ad Alcibiade: quando dicevo che il possesso delle altre scienze se uno non possiede la scienza di quanto è ottimo (l'idea del Bene), di rado giova, mentre per lo più danneggia chi ce l'ha, non ti sembra che io parlavo dicendo quanto è sostanzialmente corretto? 

Alcibiade  dà ragione a Socrate il quale aggiunge

Ð d d¾ t¾n kaloumšnhn polumaq…an te kaˆ polutecn…an

kekthmšnoj, ÑrfanÕj d ín taÚthj tÁj ™pist»mhj, ¢gÒ-

menoj d ØpÕ mi©j ˜k£sthj tîn ¥llwn, «r' oÙcˆ tù Ônti

dika…wj pollù ceimîni cr»setai, ¤te omai ¥neu kubern»tou

diatelîn ™n pel£gei, crÒnon oÙ makrÕn b…ou qšwn; éste

sumba…nein moi doke‹ kaˆ ™ntaàqa tÕ toà poihtoà, Ö lšgei

kathgorîn poÚ tinoj, æj ¥ra poll¦ mn ºp…stato

œrga, kakîj dš, fhs…n, ºp…stato p£nta.  (Alcibiade secondo, 147b)

 e chi possiede la cosiddetta conoscenza enciclopedica e politecnica , ma sia privo di questa scienza (del Bene), e venga spinto da ciascuna delle altre, non farà uso sostanzialmente di una grande tempesta senza un nocchiero, continuando a correre sul mare, non a lungo del resto? Sicché mi sembra che anche qui capiti a proposito quello che dice il poeta criticando uno che effettivamente sapeva molte cose ma le sapeva tutte male 

giovanni ghiselli

   

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