Alle manifestazioni contro il caldo presunto foriero di mali rispondo, da adoratore del Sole, che la nostra stella favorisce la vita. Tra giugno e luglio al culmine della sua altezza e potenza nel nostro emisfero aveva fatto retrocedere il virus.
Nel romanzo Il processo di Kafka non si vede mai il sole
Questa assenza del sole che è nel visibile quello che è Dio nell’intelligibile è l’impossibilità di capire il Bene.
Dobbiamo dunque considerare il Sole figlio del Bene to;n tou' ajgaqou' e[gkonon, che il Bene generò analogo a se stesso o{n tajgaqo;n ejgevnnhsen ajnavlogon eJautw'/, e quello che è il Bene ejn tw'/ nohtw'/ nell’intelligibile, è il sole ejn tw'/ oJratw'/, nel visibile (Platone, Repubblica 508b.
L’idea del Bene conferisce verità alle cose ed è causa di conoscenza e di verità. . Chi non vede il Sole non vede il Bene, che è il mevgiston mavqhma, la massima scienza che è hJ tou' ajgaqou' ijdeva l’idea, la visione del Bene Dio stesso che si rende visibile nel Sole (Platone, Repubblica, 505). Quanti possiedono tutta l’erudizione del mondo ma non hanno la visione e la conoscenza del Bene che avvalora tutti i saperi, ebbene costoro sanno molte cose ma le sanno tutte male
Cfr Alcibiade II di Platone.
Fece una citazione di questo dialogo il compianto Carlo Flamigni una notte di Capodanno a casa di un amico comune.
Gli avevo domandato, conoscendo la sua bella carriera e competenza scientifica, se la medicina fosse una scienza esatta. Mi rispose che non è nemmeno una scienza.
Quindi mi citò queste parole: poll¦ mn ºp…stato
œrga, kakîj dš, fhs…n, ºp…stato p£nta.
Gliele seppi tradurre, naturalmente, ma non fui capace di contestualizzarle. Fu lui, da umanista di alta levatura quale era, a indirizzarmi sull’Alcibiade II. Arrivato a casa molto tardi andai a vedermi questo dialogo che colpevolmente non conoscevo.
Ricordo questo episodio per affetto e gratitudine all’amico che mi manca come presenza fisica ma è rimasto nei miei pensieri e credo che mi aiuti ancora. Ne sono sicuro.
SW. `Or´j oân, Óte g' œfhn kinduneÚein tÒ ge tîn ¥llwn
™pisthmîn ktÁma, ™£n tij ¥neu tÁj toà belt…stou ™pist»mhj
kekthmšnoj Ï, Ñlig£kij mn çfele‹n, bl£ptein d t¦ ple…w
tÕn œconta aÙtÒ, «r' oÙcˆ tù Ônti Ñrqîj ™fainÒmhn lšgwn;
vedi dunque, dice Socrate ad Alcibiade: quando dicevo che il possesso delle altre scienze se uno non possiede la scienza di quanto è ottimo (l'idea del Bene), di rado giova, mentre per lo più danneggia chi ce l'ha, non ti sembra che io parlavo dicendo quanto è sostanzialmente corretto?
Alcibiade dà ragione a Socrate il quale aggiunge
Ð d d¾ t¾n kaloumšnhn polumaq…an te kaˆ polutecn…an
kekthmšnoj, ÑrfanÕj d ín taÚthj tÁj ™pist»mhj, ¢gÒ-
menoj d ØpÕ mi©j ˜k£sthj tîn ¥llwn, «r' oÙcˆ tù Ônti
dika…wj pollù ceimîni cr»setai, ¤te omai ¥neu kubern»tou
diatelîn ™n pel£gei, crÒnon oÙ makrÕn b…ou qšwn; éste
sumba…nein moi doke‹ kaˆ ™ntaàqa tÕ toà poihtoà, Ö lšgei
kathgorîn poÚ tinoj, æj ¥ra poll¦ mn ºp…stato
œrga, kakîj dš, fhs…n, ºp…stato p£nta. (Alcibiade secondo, 147b)
e chi possiede la cosiddetta conoscenza enciclopedica e politecnica , ma sia privo di questa scienza (del Bene), e venga spinto da ciascuna delle altre, non farà uso sostanzialmente di una grande tempesta senza un nocchiero, continuando a correre sul mare, non a lungo del resto? Sicché mi sembra che anche qui capiti a proposito quello che dice il poeta criticando uno che effettivamente sapeva molte cose ma le sapeva tutte male
giovanni ghiselli
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