venerdì 23 ottobre 2020

"Argonautiche" di Apollonio Rodio. 7. Conclusione del Primo libro (vv. 984-1362)

Hylas rapito dalle ninfe
Basilica Giunio Basso, Roma
Argomenti

L’insensatezza della guerra. Gli amici si uccidono tra loro senza riconoscersi. Eracle e Ila.

 

All’alba gli Argonauti salirono sul Dindimo, monte dell’Arctonneso (I, 984)

(Cfr. Catullo, 63, 11, simul ite Dindymēnae dominae vaga pecora[1], venite con me gregge errante della signora del Dindimo)

per vedere la rotta dall’alto. I tellurici però attaccano chiudendo con delle pietre il porto dove ci sono le navi.

Eracle rimasto sulla costa li stendeva con l’arco

Poi tornarono gli altri e fecero strage dei giganti che giacevano lungo il porto come alberi abbattuti. Ed erano tutti preda di pesci e di uccelli. Quindi gli Argonauti partono ma il vento li porta indietro dai Dolioni. Sbarcarono di notte e non si accorsero che il luogo era lo stesso da dove erano partiti, né i Dolioni compresero: credettero di essere assaliti dai nemici. Giasone uccise l’ospitale Cizico senza averlo riconosciuto.

Assurdità della guerra come nell’Elena e nell’Elettra di Euripide. Si ammazza il nemico che non si conosce

Questa è l’unica battaglia ed è assurda.

Cizico dunque compì il proprio destino, moi`ran ajnevplhsen. Quello che non possiamo evitare perché è un mevga e{rko~ un grande sbarramento steso intorno agli uomini (1035).

 Del resto ogni persona secondo Nietzsche coincide con il proprio destino: "Il fatalismo turco contiene l'errore fondamentale di contrapporre fra loro l'uomo e il fato come due cose separate (…) In verità ogni uomo è egli stesso una parte di fato (…) Tu stesso, povero uomo pauroso, sei la Moira incoercibile che troneggia anche sugli dèi"[2]. Cfr. h\qo~ ajnqrwvpw/ daivmwn[3] di Eraclito.

 

Molti Dolioni caddero, finché all’alba entrambi riconobbero l’ errore (eijsenovhsan ajmplakivhn, 1054) e ne ebbero un’angoscia tremenda. Piansero insieme per tre giorni interi gli eroi e i Dolioni. Fecero i giochi funebri e Clite, la sposa di Cizico si impiccò. Segue l’aition della sorgente Clite nata dalle lacrime versate dalle ninfe.

 

Arrivò un segno attraverso l’alcione che si posò su l’aplustre (ornamento della poppa). Allora Mopso svegliò Giasone e gli disse che doveva salire sul Dindimo nel santuario di Cibele e pregare la dea mhtevra sumpavntwn makavrwn (1094) madre di tutti i beati. Solo così cesseranno le tempeste come ha significato l’uccello marino che aveva volato sul capo di Giasone dormiente. Cibele è una deinh; qeav da cui dipendono i venti, il mare, la terra, i monti.

Quando sale in cielo, perfino Zeus le cede il posto.

Cfr. la Magna mater mediterranea.

Da lassù Giasone e altri vedono un ampio panorama: dalla Tracia al Bosforo alla Misia. Il gusto della geografia,

Fecero un rito per propiziarsi Cibele costruendo un simulacro ligneo di lei. I giovani danzarono in armi diretti da Orfeo. Percuotevano le spade con gli scudi.

Aition: da allora i Frigi onorano Cibele con tamburelli e cembali (piatti metallici)

Cfr. Lucrezio De rerum natura, II, 618 - 619.

Tympana tenta tonant palmis et cymbala circum

Concava, raucisonoque minantur cornua cantu

I tamburelli tessi tuonano sotto i palmi e i cembali concavi intorno, con il rauco suono minacciano i corni.

 

La dea diede segni: la terra produceva fiori e frutti e le belve scodinzolavano. Cfr. l’età dell’oro

Sgorgò anche una fonte, poi chiamata di Giasone

 

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Arrivarono nella Misia dove vennero accolti in amicizia

Eracle aveva rotto un remo e andò nella selva a costruirsene un altro. Incarna l’eroismo arcaico. Il suo amico Ila intanto andava a cercare una fonte con una brocca di bronzo per preparare la cena a Eracle che l’aveva educato a questi usi quando l’aveva rapito bambino nella casa del padre Teodamante che l’eroe aveva ucciso tra i Driopi che non si davano pensiero della giustizia.

Ma questo mi porterebbe lontano dal mio cantare.

Ila dunque giunse alla fontana dove le ninfe celebravano Artemide con canti notturni.

Una ninfa dell’acqua vide Ila fiammeggiante di bellezza e di grazia : la luna piena lo illuminava e Afrodite sconvolse il cuore di lei. Th`~ frevna~ ejptoivhse Kuvpri~ (v. 1232 cfr. Saffo)

Come l’acqua entrò nella brocca mormorando, lei gli cinse il collo con il braccio sinistro, desiderando baciarlo nella bocca, e con la destra lo tirò per il gomito dentro il vortice, Ila gridò e lo sentì soltanto Polifemo che gridò a sua volta e andò a cercarlo.

Incontrò Eracle e gli diede la triste notizia.

Eracle divenne come il toro che, punto, si butta in avanti colpito dall’assillo spietato kakw``/ bebolhmevno~ oi[strw/ (bolevw come bavllw 1269). Correva, si fermava, urlava

Intanto viene l’alba con il vento favorevole e Tifi ordina la partenza

Gli Argonauti si accorsero della mancanza di Eracle quando lampeggia l’aurora uJpolavmpetai hjwv~ (1280),salendo sull’orizzonte, e i sentieri si illuminano e brillano i prati rugiadosi alla limpida luce (1281 - 1282).

 

Cfr. h\mo" hjrigevneia favnh rJododavktilo" hjwv" (Odissea, 2, 1), come mattutina apparve l’aurora dalle dita di rosa.

 

 Variazione sistematica del modello omerico che viene anche allungato da Apollonio.

 

Giasone oppresso da pena profonda si rode dentro.

Telamone invece lo accusa di avere complottato per non venire oscurato da Eracle.

Giasone viene accusato di volere abbandonare Eracle facendo tornare indietro la nave, ma i due figli di Borea, Zete e Calais, fermarono Telamone con dure parole perché gli Argonauti potessero ripartire

 Al ritorno i due fratelli vennero uccisi da Eracle nell’isola di Teno poiché avevano impedito la ricerca e sopra i cadaveri l’eroe pose due colonne che vibrano ai soffi di Borea.

 

Quindi agli Argonauti apparve Glauco ministro di Nereo

Il Nereide levato il capo dall’acqua disse che il destino di Eracle era un altro: portare a termine le 12 fatiche, poi essere assunto in cielo, perciò non deve esserci rimpianto (poqhv, 1320). Del resto di Ila si è innamorata una ninfa e lo ha fatto suo sposo.

Telamone e Giasone fanno la pace: il primo si scusa del proprio accecamento (ajasavmhn, 1333). Disperdiamo ai venti la colpa. Giasone accetta le scuse

Eracle minacciò i Misi che promisero di cercare Ila e gli diedero i primi giovani in ostaggio. Eracle li situò a Trachis che ancora oggi sta a cuore ai Ciani di Misia

Fine primo libro

 



[1] Carmen doctum di 93 galliambi.

[2]Nietzsche, Umano troppo umano ,. II, pp. 155 - 156. Uscito nel 1878. “Fu concepito come una quinta “considerazione inattuale”, intitolata Il vomere, ma poi fu trasformato nel libro di aforismo che conosciamo” (S. Giametta, Introduzione a Nietzsche, p. 236).

[3] Fr. 91 Diano, il carattere è il destino dell’uomo).

1 commento:

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