Il tw`/ pavqei mavqo" e il virus
Stiamo soffrendo da mesi per il virus. Gli intelligenti hanno capito dopo tante pene e tanti morti che dobbiamo fare dei sacrifici (di libertà e di tempo) per superare questo provblhma (ostacolo), mentre i cretini e i farabutti vorrebbero addirittura tenere aperte le discoteche dicendo che i giovani devono divertirsi.
Non a costo di contagiarsi e contagiare ribatto io.
Dunque tali farabutti o idioti non giungono al tw`/ pavqei mavqo".
Menandro invece, messi da parte gli eroi del mito, ne crea altri più umani i quali arrivano alla comprensione attraverso la sofferenza, come suggerisce l'Agamennone (v. 177) di Eschilo e l’Alcesti di Euripide (v. 940)
Nella commedia L'arbitrato (Epivtreponte") di Menandro troviamo un vero momento di mavqo" (comprensione) tragico quando Carisio, il protagonista, definisce se stesso, ironicamente, l'uomo senza peccato attento alla reputazione ( ejgwv ti" ajnamavrthto", eij" dovxan blevpwn, v. 588). Allora comprende che l'errore sessuale della moglie Panfile è stato un "infortunio involontario"( ajkouvsion gunaiko;" ajtuvchm j, v. 594).
E’ questo il centro ideologico della commedia. Disumano è rimanere arretrati nella civiltà di vergogna del tempo di Omero.
Impara il vedovo di Alcesti, Admeto che ha chiesto alla moglie di sostituirlo nella morte. Ma, ottenuta la sopravvivenza, soffre la desolazione nella quale è rimasto e dice:"lupro;n diavxw bivoton: a[rti manqavnw", condurrò una vita penosa: ora comprendo (v.940). In seguito, come si sa, gli verrà restituita la compagna dalla possa di Eracle.
Anche Il lunatic king [1] di Shakespeare, re Lear, impara ad ascoltare e a vedere attraverso le proprie sofferenze.
Lear nel dolore scopre i poveri e diviene capace di carità: “Poor naked wretches (…) O, I have ta’en/ too litle care of this! take physic, pomp;/ expose yourself to feel what wretches feel,/ that thou may’st shake the superflux to them”, poveri disgraziati (…) O, io mi sono preso troppa poca cura di voi! pompa regale prendi la medicina, rimani allo scoperto e senti quello che sentono i poveri, perché tu possa scuoterti di dosso il superfluo e darlo loro ( Re Lear, III, 4, 28-36).
“ Si diventa morali appena si è infelici (…) I castighi si crede di evitarli, perché stiamo attenti alle carrozze quando si attraversa la strada, perché evitiamo i pericoli. Ma ve ne sono di interni. L’incidente viene dalla parte cui non si pensava, dal di dentro, dal cuore”[2].
Aggiungo Musil: “" sostengo che non vi è profonda felicità senza morale profonda"[3].
Bologna 14 ottobre 2020 ore 9, 10 giovanni ghiselli
p. s,
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