giovedì 29 ottobre 2020

Kafka, "Il processo". Capitolo VII. L'avvocato. l'industriale. Il pittore

 

Argomenti

Le chiacchiere dell'avvocato raffigurano un tribunale corrotto dove contano solo le conoscenze ossia le relazioni personali tra imputati e impiegati di questa mafia istituzionalizzata.

L'industriale suggerisce a K di fare visita al pittore Titorelli.

K va a trovarlo in un quartiere lercio, con fogne che insozzano la neve, topi, ragazzine corrotte.

Il pittore spiega a K che l’assoluzione definitiva è impossibile. Le opzioni da considerare sono l'assoluzione apparente e il differimento. Comunque l'imputato "non è libero mai".

K compra tre quadri tetri del "pittore pitocco". Nell'uscire da un secondo uscio  vede che lo studio di Titorelli fa parte delle cancellerie giudiziarie. Il tribunale è ovunque. Tribunal ubique est. Le ragazze fecero il giro necessario per corrergli incontro. K salì su una carrozza e portò i quadri nel suo ufficio.

 

Una mattina d'inveno K era in ufficio stanchissimo. Il pensiero del processo non lo abbandonava più. Pensa di mandare una difesa scritta al tribunale perché l'avvocato non gli va bene. Non lo interrogava e faceva lunghe chiacchiere inutili e noiose. Diceva che gli avvocati nel tribunale vengono disprezzati.

 La loro stanza è una sala bassa e stretta con una finestrella messa tanto in alto che per guardare fuori bisogna salire sulle spalle di un collega. Vicino alla finestrella c'è un camino il cui fumo entra nel naso di chi si affaccia e gli annerisce la faccia, Nel pavimento c'è un buco dove può sprofondare una gamba che poi pende nel corridoio dove c'è la gente in attesa.

In questo modo si vuole escludere gli avvocati dalla difesa: tutto deve dipendere dall'imputato stesso. Gli avvocati non possono essere presenti agli interrogatori tenuti da chi li inquisisce ma li sentono riferiti dagli imputati.

Il massimo valore della difesa è costituito dalle relazioni personali degli avvocati con gli impiegati.

Ci sono impiegati infidi che aprono squarci nella rigorosa clausura del tribunale. Gli avvocati spìano e corrompono: avvengono furti di documenti. Vi ricorrono però gli avvocaticchi. L'efficacia massima invece l'hanno le oneste relazioni personali dei gradi inferiori con gli impiegati superiori. Solo i grandi avvocati ne sono capaci.  

Questi non entravano nella stanza degli avvocaticchi ma avevano stretti rapporti con i funzionari del tribunale (p.145). K aveva visto giorni prima, in casa di Huld, che  funzionari anche piuttosto elevati andavano spontaneamente da avvocati come lui. Del resto costoro non erano affidabili. Ma la difesa deve sempre conservare la benevolenza dei padroni. Gli impiegati sono sempre impastoiati nel loro codice e non hanno contatti con la popolazione. Sicché vanno a chiedere consiglio agli avvocati. La loro graduatoria è infinita e imperscrutabile (147). Gli impiegati inferiori non conoscono la procedura davanti alla corte. Sicché sono frustrati e irascibili. Uno di loro buttava giù dalle scale gli avvocati finché si stancò. L'unica via giusta è accettare le condizioni esistenti (148). Chi cerca di cambiare qualcosa si scava il terreno sotto i piedi.

K , aggiunse Huld, aveva nociuto a se stesso con il suo comportamento davanti al direttore delle cancellerie, uomo influente e  ora quasi perduto alla loro causa.

Gli impiegati erano come bambini e si offendevano spesso per delle inezie. Ma a volte senza ragione si riconciliano. A volte il processo passa sotto la competenza di corti inaccessibili dove l'avvocato non può raggiungere l'accusato 150-

 

 K era sfinito da tutte quelle chiacchiere e presto gli parve chiaro che la sua difesa non era in buone mani. Aveva capito che il tribunale aveva intenzione di tenere l'accusato indifeso e isolato per poi sorprenderlo con la sentenza. Pensò di difendersi da solo. In banca aveva avuto successo e dunque aveva delle capacità che poteva usare nel processo.

cfr. Ammiano Marcellino bonis successibus instruendi: si deve imparare dai successi. Il guaio per molte persone è che non ne hanno mai avuto uno. .

Il processo non era che un grosso affare, pensava ancora K, come tanti che egli aveva concluso a vantaggio della banca, un affare con pericoli in agguato che bisognava stornare 152. L'avvocato lento e fiacco era un ostacolo da eliminare.

 Prima di tutto doveva convincersi di non essere in colpa. Non pensare a una possibile colpa, bensì al proprio vantaggio. Non doveva restare a metà strada che è sempre il contegno più assurdo. Doveva compilare un memoriale. Proprio ora che stava facendo carriera e minacciava già la posizione del vice direttore, ora che voleva godersi le brevi serate e le notti da scapolo 154.

Apre la finestra e una nebbia mista di fumo invade la stanza empiendola di un leggero sentore di bruciaticcio Il vento fece entrare alcuni fiocchi di neve.

 

Nebbia freddo e buio costituiscono l'habitat dell'anima di Kafka

“I miei sentimenti sono interamente staccati dalla famiglia. Una immagine della mia esistenza, in questo riguardo, sarebbe una pertica inutile, incrostata di brina e neve, infilata obliquamente nel terreno, in un campo profondamente sconvolto, al margine d’una grande pianura, in una buia notte invernale” Diari, 1914, 5 dicembre.

 Arriva un industriale cliente della banca. Era al corrente del processo

Consiglia a K di andare a trovare il pittore  Titorelli che faceva i ritratti ai giudici e poteva aiutarlo. K decide di andare e perde due clienti che erano in attesa di lui e il vicedirettore gli sottrae. La sua autorità nella banca subiva un danno irreparabile. Le rughe fitte e tirate del rivale erano segni non di vecchiaia ma di energia.

 K pensa che gliela farà pagare cara.

Va a cercare Titorelli in un quartiere povero dalle case grigie e le strade sporche, il sudiciume vagava lentamente nella neve squagliata

Da un buco sotto un battente aperto del portone uscì un liquido giallastro e fumante. Ne vennero fuori anche alcuni grossi topi che cercarono rifugio nel vicino canale. Ai piedi della scala un bambino piangeva con la pancia a terra, ma quasi non si udiva per il rumore di un'officina. K salì per delle scale strette. Uscirono da un appartamento delle fanciulle. Ne raggiunse una che era inciampata, una tredicenne un poco gobba. K le domandò dove abitasse Titorelli. La bambina era corrotta: lo guardò con un'occhia tagliente e invitante 164. K disse che voleva un ritratto. La bambina alzò la gonnella già molto corta e si diede a inseguire le altre.

Cfr. la sublata vestis cfr. Nicolao di Damasco storiografo dell'età di augusto (Storia di Persia fino al 398) che dipende da Ctesia, medico della regina Parisatide, la madre del principe Ciro il Giovane.

 

"Se Huld vive nel cuore della notte, Titorelli abita nell'Inferno.

Vive in un quartiere misero, dal portone  esce sterco liquido e fumante, ratti in fuga, la scala strettae quasi senza luce, la porta di legno malamente verniciata di rosso, le bambine corrotte  (…) e ora penetriamo nella misera cameretta di legno , piena di ritratti e di paesaggi, dove l'aria è opprimente, vicino ai solai del tribunale. Titorelli parla, chiacchiera a lungo con K., volubile, futile, sfacciato, cinico, impudente (…) intrattiene rapporti immondi con le bambine corrotte della scala, che penetrano a ogni istante nella sua stanza (…) sappiamo che è uno dei mille, ulissiaci trickster - imbroglioni - del mondo moderno. Il suo parente più prossimo è il Mefistofele di Goethe, dal quale deriva la lucida, corrosiva intelligenza. Nei libri di Kafka il cielo ama scegliere questi ironici e sconci mediatori tra il cielo e la terra (…) chiacchierando con K nella stanza afosissima. Titorelli lo informa che egli può sperare nella "assoluzione apparente" e nella "procrastinazione". I due procedimenti hanno in comune di impedire sia la condanna dell'imputato sia la sua assoluzione reale. Viviamo nella colpa eterna, rassegnati all'infinito procedimento, rinunciando alla salvezza, senza verità, senza assoluto, senza innocenza, libertà o speranza. La proposta avanzata da Titorelli è la vita moderna, come Kafka la immaginava: questa vita mediocre, questa monotonia, questa ripetizione, questo rinvio, questa disperata assenza di luce e di leggerezza: la vita che Josef K ha sempre conosciuto e amato prima della fatale mattina in cui, "senza che avesse fatto nulla di male", la guardia penetrò nella sua stanza" (Citati, Kafka, pp. 145 ss.)

 

Tutte le bambine rivelavano un misto di ingenuità e corruzione. Rimangono fuori dalla porta del pittore e bisbigliano. Lo studio è una stanza misera: da fuori si vede solo nebbia.

L'aria della stanza era opprimente. Il pittore dice di essere un uomo di fiducia del tribunale. Domanda a K. se sia innocente. K rispose di sì e fu contento di non essersene assunto alcuna responsabilità poiché il loro era un colloquio privato. Ma il pittore replica che il tribunale, una volta che ha lanciato un'accusa, non può mai essere convinto dell'innocenza dell'accusato. Se dipingessi su una tela tutti i giudici e lei venisse a difendersi davanti a questa tela avrebbe maggiore possibilità di successo 170.

 

Il fatto è che siamo tutti condannati a morte e questa condanna è ineluttabile

Quando dissero ad Anassagora che i giudici lo avevano condannato, egli rispose: “Da tempo la natura ha condannato a morte i miei giudici e me stesso”[1].


Una ragazza da fuori della porta gridò a Titorelli di non dipingere un uomo tanto brutto 171. Il pittore accostò la porta e nello spiraglio si infilarono le mani giunte delle ragazzine tese a implorare 171

Titorelli disse all'orecchio di K che le ragazze facevano parte del tribunale. Tutto fa parte del tribunale

Il tribunale dunque è la vita. I giudici andavano guidati attraverso relazioni personali. Nel tribunale erano inaccessibili ma dato che erano vanitosi, il loro rapporto con il pittore era importante.

 Titorelli non aveva mai visto un'assoluzione vera. Allora fa K "un unico giustiziere potrebbe sostituire l'intero tibunale". p. 174

 

Josef K. sente caldo e vorrebbe aprire una finestra ma il pittore rispose che era una lastra fissa e non si poteva “Il senso che l’aria gli era preclusa gli dava il capogiro. Ed era pronto a respirare a bocca aperta persino la nebbia” (p. 175) .

Cfr. il soffocamento che proviene dalla difficoltà o impossibilità di vivere secondo la propria identità. Quando riusciamo a evadere da questa prigione, costituita secondo i casi e i caratteri, da una famiglia non senza un tiranno, o dai professori di una scuola cattiva, o da preti autoritari come ce n’erano tanti una volta,  pur di trasgredire quegli ordini, facciamo e ci facciamo pure del male.

Cfr. Esiodo

 La stirpe d'argento" gevno" ajrguvreon"(Oper e giorni, 127) era  diversa  nel corpo e nella mente dalla prima quella aurea, e molto peggiore.. Rimanevano per cento anni presso la madre solerte, infantilmente insensati[2], poi divenivano uomini e vivevano poco tempo, con angosce, a causa della loro stoltezza che non li teneva lontani dalla violenza e dall'empietà. Zeus li nascose sotto terra e divennero demoni di ordine inferiore.

  

Torniamo a Il processo

L’assoluzione definitiva può darla solo il tribunale supremo che è irraggiungibile per tutti, dice il pittore (177).

 Allora questo tribunale era  il contrario della nostra Corte suprema, la Cassazione presieduta dal giudice Carnevale, detto “l’ammazza sentenze”.

 Se uno riceve una assoluzione apparente, l’accusa gli penderà sempre sul capo. Gli incartamenti che riguardano l’imputato seguitano a girare dalle autorità inferiori alle superiori e viceversa. Gli atti non vanno mai perduti, il tribunale non dimentica mai, e un nuovo giudice può ordinare un nuovo arresto, quindi ricomincia il processo con la possibilità di ottenere una nuova assoluzione apparente. Bisogna raccogliere tutte le forze e non darsi mai per vinti (178). Eppure a una seconda assoluzione segue un secondo arresto e così via.

 Un’altra possibilità è il differimento, il rinvio, che consiste nel mantenere sempre il processo entro la fase più bassa (178). Bisogna farsi amico il giudice in questo caso. Se non si trascura niente e si rimane sempre nella prima fase, il processo non si conclude mai e non c’è la condanna.

 Credo che questo corrisponda a non opporsi mai al potere.

 

L’assoluzione definitiva è impossibile. Se con il rinvio ti asservisci però non avviene nemmeno la condanna.

 Titorelli che non smette mai di parlare: “Il differimento ha il vantaggio che l’avvenire dell’imputato è meno precario, a lui è risparmiato il terrore delle catture improvvise e non deve sobbarcarsi  sforzi e agitazioni. Certo, anche il differimento ha i suoi svantaggi. E qui non penso al fatto che l’imputato non è libero mai, a guardar bene, non lo è neanche con l’assoluzione apparente. Lo svantaggio è un altro”,  è accettabile

“Basta presentarsi ogni tanto al poprio giudice, subire un interrogatorio, accettare delle perquisizioni. E così via”.

E’ la scelta della mediocrità, della rinuncia alla libertà cosa che fa orrore a Franz Kafka e pure a Josef K.

 

Titorelli disse che entrambi i metodi - l’assoluzione apparente e il rinvio - hanno in comune il fatto che impediscono la condanna dell’imputato

“Ma impediscono anche l’assoluzione”, mormorò K quasi vergognoso di averlo capito 179.

 “Vantaggi e svantaggi differiscono per un pelo”  180.

Questo si può applicare al morire giovani come Kafka o vecchi come Sofocle.

K cerca di uscire dallo studio del pittore, ma le ragazze che erano rimaste appostate a spiare spingevano da fuoi sulla porta . Il pittore gli chiede se voglia essre molestato dalle ragazze e gli suggerisce un’altra uscita.

 Pima però il pittore vuole mostrare un quadro a K il quale “tremava dalla smania di uscire da quello studio”,  tuttavia accettò per  non essere scortese.

Titorelli trasse il quadro da sotto il letto e soffiando via la polvere provocò un turbinio che mozzò il respiro a K.

Un respiro mozzato che è tutt’altro dal laido luogo comune ora in voga  nella pubblicità pseudo ecologica “un panorama mozza fiato”. La pubblicità recupera tutto.

 “Un paesaggio di brughiera spiegò il pittore porgendogli il dipinto: rappresentava due miseri alberi, l’uno lontano dall’altro, in mezzo all’erba oscura, nello sfondo c’era un tramonto multicolore” p. 180.

 

La vita sulla terra, l’impossibilità della vicinanza tra i viventi e l’aspirazione al cielo. K prende tre quadi uguali per compiacere il pittore.

Titorelli dice “certe persone non li vogliono prché sono troppo tetri, altri, invece, lei tra loro, amano poprio questa tetraggine” Ma K non capiva le esperienza pofessionali del pittore pitocco. Nell'uscire da un secondo uscio vede che lo studio di Titorelli fa parte delle cancellerie giudiziarie. Il tribunale è ovunque. Le ragazze fecero il giro necessario per corrergli incontro. K salì su una carrozza e portò i quadri nel suo ufficio.

  

Molte cose e persone sono segni di altro. In questo romanzo è presente il ricordo di Delitto e castigo e l’omaggio a Dostoevskij.  L’aria nella quale si aggira K è afosa e pesante e spesso sta per svenire come Raskolnikov nell’ufficio di polizia. Il peccato di K può essere il peccato originale come “l’atroce senso di colpa che per tutta la vita tormentò Franz Kafka” (Pietro Citati, Kafka, p. 137, una ovvietà a dire il vero). “Se il tribunale è attratto dalla colpa, chi porta in sé il dono della colpa è attratto dal tribunale (…) il nostro senso di colpa è molto più tortuoso e inafferrabile di quello degli antichi” (Citati, 139). “dono” ?

I monoteismi ebraismo-cristianesimo-islamismo- si sono adoperati per potenziare il senso di colpa nei loro seguaci.

Cfr. Leopardi e Nietzsche sul cristianesimo.


Bologna 29 ottobre 2020 ore 18, 50. giovanni ghiselli

 

p. s

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[1] Diogene Laerzio, II, 3.

[2]Cfr. Leopardi, Dialogo di Tristano e di un amico (1832):"Amico mio, questo secolo è un secolo di ragazzi, e i pochissimi uomini che rimangono, si debbono andare a nascondere per vergogna, come quello che camminava diritto in un paese di zoppi".

 

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