PER VISUALIZZARE IL GRECO SCARICA IL FONT HELLENIKA QUI E GREEK QUI Girolamo Macchietti, Giasone e Medea
Argomenti
Gli Argonauti scoraggiati dalle
difficoltà e dalla loro impotenza cercano aiuto. Medea innamorata di Giasone
desidera e teme la possibile storia d’amore. I suoi pensieri manifestano le
contraddizioni di un animo lacerato. Anche i suoi passi sono contraddittorî.
Le appare una soluzione del dilemma
angoscioso quando la sorella Calciope la prega di aiutare Giasone. Tuttavia
l'angoscia permane.
Per strada, fuori dalla città, Argo
ricorda a Giasone che c’è una fanciulla la quale pratica incanti sotto la guida
di Ecate. Il figlio di Frisso vuole parlare con sua madre Calciope.
Giasone risponde che la speranza è
vana se il loro ritorno rimane affidato alle donne.
Arrivano alla nave e Giasone
racconta le prove che ai compagni sembrarono impossibili ajnhvnutoς a[eqloς (502) - ajnuvw e ajnuvtw compio. Erano abbattuti dalla sventura e
dall’impotenza
- a[th/
ajmhcanivh/ te kathfeve" (504) -
Peleo allora disse che, se non se la
sentiva Giasone, ci provava lui: la morte sarà il dolore più cane
possibile qavnatoς to; kuvntaton
e[ssetai a[lgoς (514). Non può capitare di peggio.
Argo interviene e menziona
l’aiuto che può venire dalla madre Calciope e descrive le capacità della zia
Medea istruita da Ecate (III, 529).
Medea sa fermare i fiumi e
incatenare gli astri.
Un buon segno: una colomba
inseguita da uno sparviero si rifugia nel grembo di Giasone. Mopso dice parole
profetiche: l’uccello di Afrodite è scampato alla morte e, come aveva detto
Fineo, in Afrodite risiede la speranza del ritorno.
Dunque seguiamo il consiglio di
Argo.
Ma Ida si alzò infuriato poiché si
badava più agli sparvieri e alle colombe che alla forza di Ares (v. 561)
Dunque e[rrete voi che non pensate più alla guerra ma a sedurre
fragili vergini.
Argo tornò da Eeta e gli Argonauti
sbarcarono.
Eeta convocò l’assemblea dei Colchi
che tramavano inganni e mali contro gli eroi. I tori avrebbero fatto a pezzi
Giasone e loro avrebbero incendiato la nave. Eeta dice che non avrebbe accolto
nemmeno Frisso nella sua casa, il nipote di Eolo (padre di Atamante padre di
Frisso), se non glielo avesse chiesto Zeus attraverso Ermes. Tanto meno
sarebbero stati accolti e lasciati impuniti quei pirati appena arrivati. Li
avrebbe puniti con i figli di Frisso che si erano uniti a quei malfattori per
togliergli il trono. Il Sole lo aveva avvisato di guardarsi dalla sventura
versatile (a[thn poluvtropon, 600) callidissima iunctura,
accortissimo accostamento di parole.
Eeta non temeva i figli suoi
Medea e Apsirto e Calciope ma i figli di questa, i nipoti. Argo raccomandò Giasone
a sua madre, però Calciope e Medea temevano il padre Eeta
Medea fa un sogno ingannevole: che
Giasone è andato là non per il vello d’oro ma per portare lei a casa sua kouridivhn
paravkoitin ( 623)
come legittima sposa. Vedeva se stessa che lottava con i tori e li vinceva. Nel
sogno lei lasciava i genitori e seguiva lo straniero. I familiari gridavano e
lei si svegliò.
Sogno dai desideri non camuffati
come accade quasi sempre.
Segue il secondo monologo. Dice che
le pesanti notturne angosciose barei`" o[neiroi le hanno messo addosso paura:
teme una grossa sciagura deivdia mevga kakovn (636 - 637). Palpita per lo
straniero il mio cuore. Lui torni pure in patria e sposi una donna greca, a me
sta a cuore la mia vita di vergine e la casa dei miei genitori, a[mmi de;
parqenivh te mevloi kai; dw`ma tokhvwn (640)
Tuttavia è incerta e spera che la
sorella Calciope le chieda aiuto.
Quindi uscì a piedi nudi e con la
sola tunica addosso, voleva vedere Calciope. Però il pudore la trattenne nel
vestibolo poi tornò nella sua stanza. Uscì e rientrò di nuovo: thu?sioi
povde" fevron e[nqa kai; e[nqa (651) piedi senza meta né metodo la portavano di
qua e di là.
Aijdwvς la tratteneva
mentre qrasu;ς i{meroς il desiderio audace la spingeva (654). Tentò e
si fermò tre volte, alla quarta cadde prona nel letto. Piange come una vedova
cui il destino moi`ra ha ucciso il marito prima che godessero del reciproco amore.
Un’ancella la vede e riferisce a
Calciope la quale va a domandarle il motivo, ma l’aijdw;ς parqenivh, il pudore
di vergine (681) la trattenne dal parlare. La storia spuntava talora sulla
punta della lingua Mu`qo" d j a[llote me;n oiJ ejp j
ajkrotavth" ajnevtelle - glwvssh" (682 - 683) - , poi piombavano nel petto o
correvano sulla bocca ma non diventavano suono.
Finalmente Medea parla ma dovlw/ (687), con inganno. Dice di
temere per i nipoti mentre spera che Calciope le chieda aiuto. Cosa che accade.
Poi intonarono insieme un lamento (govon, 708). Medea promette che li
aiuterà o{sson sqevnoς ejsti;n
ejmei'o (
716), per quanta forza ho.
Calciope allora le dice che Argo ha
chiesto aiuto per Giasone
A Medea balzò lo qumovς dalla gioia
(ajnevptato cavrmati qumovς) e il suo bell’incarnato divenne di porpora (foinivcqh - foinivssw)
Medea dice che ama i nipoti che le
sono pure fratelli poiché hanno giocato insieme da bambini e Calciope ha
allattato anche lei. Chiede di tenere il segreto con il padre loro e dice che
porterà qelkthvria favrmaka (739) il filtro incantatore allo
straniero.
Calciope va dai suoi figli contenta
mentre Medea ha paura. Di notte dormiva perfino la madre che ha perduto i suoi
figli, ma non Medea: il cuore si agitava fitto dentro il petto pukna; de; oiJ
kradivh sthqevwn e[ntosqen e[quien (755).
Il cuore vibrava (ejlelivzeto, 760 ejlelivzw senza aumento) nel petto della
fanciulla come un raggio di sole nell’acqua appena versata in un vaso. L’amore
la faceva soffrire.
giovanni ghiselli
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