NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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giovedì 22 ottobre 2020

"Argonautiche" di Apollonio Rodio. 6. I canto (911-980) . Excursus su Giasone quale seduttore professionista

Inferno - G. Stradano, Ruffiani e seduttori
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Argomento

 Testimonianze di Dante, Ovidio, Stazio e Kierkegaard

 

Giasone dunque nel corso di questo viaggio sedusse Issipile prima di Medea.

Dante mette questo antico don Giovanni nella prima bolgia dell’VIII cerchio dove si trovano i seduttori e i ruffiani. In fondo i seduttori sono ruffiani di se stessi.

Questi peccatori vengono frustati da “demon cornuti con gran ferze,/che li battìen crudelmente di retro” (Inferno, XVIII, 35 - 36)

Virgilio lo presenta a Dante con queste parole:

“mi disse: “Guarda quel grande che vene,

e per dolor non par lagrima spanda

quanto aspetto reale ancor ritene! (vv. 83 - 85).

 

il seduttore in genere è bello e comunque i tanti successi avuti con le donne lo hanno reso sicuro di sé.

Ma procediamo con Dante:

“Quelli è Iasòn, che per cuore e per senno

li Colchi del monton privati féne.

Ello passò per l’isola di Lemno,

poi che l’ardite femmine spietate

tutti li maschi loro a morte dienno.

Ivi con segni e con parole ornate

Isifile ingannò, la giovinetta

Che prima avea tutte l’altre ingannate.

Lasciolla quivi, gravida, soletta;

tal colpa a tal martiro lui condanna;

e anche di Medea si fa vendetta” ( vv. 86 - 96).

 

Il cuore e il senno, ossia il pathos e il logos con le “parole ornate” ci dicono che Giasone non solo è bello e ha lo stile noncurante tipico di chi ha avuto successo, ma sa pure parlare seduttivamente.

 

Kierkegaard sostiene che “una bellezza maschile, un aspetto lusinghevole eccetera, sono ottimi mezzi. Con essi si può anche giungere a varie conquiste, ma non mai a una vittoria completa. Perché? Perché con essi si porta guerra a una fanciulla nel suo stesso campo, e proprio nel campo dove ella è sempre la più forte.

Con tali mezzi si può spingere una fanciulla ad arrossire, ad abbassare gli occhi, ma mai si arriva a ingenerarle quell’ansia soffocante e indescrivibile che rende interessante la bellezza” (Diario del seduttore, p. 75).

Kierkegaard suggerisce che il seduttore può anche non essere bello, citando un distico Ovidio nel Diario del seduttore [1]:

: "Non formosus erat, sed erat facundus Ulixes

et tamen aequoreas torsit amore deas " (Ars amatoria II, 123 - 124)

bello non era, ma era bravo a parlare Ulisse, e pure fece struggere d'amore le dee del mare.

Nei versi precedenti Ovidio consiglia di imparare bene il latino e il greco, per potenziare lo spirito e controbilanciare l'inevitabile decadimento fisico della vecchiaia:"Iam molire animum qui duret, et adstrue formae:/solus ad extremos permanet ille rogos./Nec levis ingenuas pectus coluisse per artes/cura sit et linguas edidicisse duas" (Ars amatoria II, vv. 119 - 122), oramai prepara il tuo spirito a durare, e aggiungilo all'aspetto: solo quello rimane sino al rogo finale. E non sia leggero l'impegno di coltivare la mente attraverso le arti liberali, e di imparare bene le due lingue.

 

Ovidio immagina una lettera Hypsipyle Iasoni

La donna abbandonata lamenta rinfaccia al suo ex amante di essere sparito senza nemmeno mandarle una riga scritta da lui. Ella ha ricevuto notizie dei successi di Giasone da altri, non dall’amante che l’ha lasciata. Ha saputo dei tori domati, dei seminati uccisi e del vello d’oro sottratto al vigile drago. Sa anche della - barbara venefica - (Heroides, VI, 21) Medea, raccolta nella parte del letto promessa a me

Quindi il lamento di Hypsypile: “Heu! Ubi pacta fides? Ubi coniugalia iura? (…) Non ego sum furto tibi cognita; pronuba Iuno” (vv. 43 e 45) dove è la lealtà concordata? Dove i diitti coniugali? Non sono stata da te conosciuta attraverso un adulterio: Giunone fu testimone del fidanzamento e Imeneo, ma poi la tristis Erīnys sanguinolenta praetulit infaustas faces ( 47 - 48).

 

Giasone potrebbe ribattere citando Kierkegaard: “Di tutte le cose ridicole è dunque il fidanzamento la più ridicola. Il matrimonio ha pure un senso, anche se questo senso a me risulta fastidioso. Il didanzamento è una pura invenzione dell’uomo e certamente non fa onore al suo inventore. Non è né carne né pesce, e sta all’amore come l’uniforme del bidello sta alla cattedra professorale” (Diario del seduttore, 3 agosto).

 

Torniamo al lamento di Issipile come lo racconta Ovidio

Giasone partendo aveva promesso:

vir tuus hinc abeo, vir tibi semper ero” (Heroides, VI, 62)

Giasone disse anche di volere il figlio che aspettavano pur se lui piangeva dare vela coactus (59) costretto a partire

Quod tamen e nobis gravida celatur in alvo,

vivat, et eiusdem simus uterque parens” (63 - 64).

 

Intanto lacrime scendevano sul suo volto ingannevole

Ipsipile sale su una torre per vedere l’orizzone e piange per lacrimas specto (73). Anche Odisseo piangeva guardando il mare ma lui perché Calipso non gli piaceva più e lo costringeva a rimanere nell’isola di lei. Invece Issipile piange siccome Giasone è scappato lasciandola sola nell’isola.

 

Poi l’abbandonata menziona gli atti di Medea, la strega nemica della vita: il mostro che cerca di tirare giù dal cielo la luna riluttante, erra tra le tombe e raccoglie le ossa tra i roghi. Compie fatture infilando aghi miserum in iecur nel misero fegato di simulacri di cera. Scelleratamente cerca per sé l’amore con erbe invece che con la virtù e la bellezza come sarebbe doveroso moribus et forma conciliandus amor (96)

Non ti approva tua madre Alcimède, continua Issipile, né a tuo padre va bene a gelido axe nurus una nuora boreale.

Tu sei mobilis vernaque incertior aura (111)

Ipsipile ricorda la propria stirpe: figlia di Toante, nipote di Minosse e discendente da Bacco. Ho messo al mondo due gemelli che riproducono le tue fattezze. Li ho mandati da te ma la saeva noverca non li ha fatti arrivare. Anzi Medea è plus noverca, è un’assassina: ha sparso per i campi il corpo del fratello Absirto.

Turpiter illa virum cognovit adultera virgo (135) e a noi due ha lasciato un a torcia pudica, un matrimonio senza sesso.

Medea ha tradito il padre Eeta, mentre io, scrive Ipsipile “rapui de caede Toante” 138. Nella chiusura della lettera l’abbandonata di Lemno maledice Medea: Nec male parta diu teneat peiusque relinquat 159 non tenga a lungo quello che ha acquistato male e lo perda peggio di me; che sia con il marito e con i figli quello che è stata con il padre e il fratello: “erret inops, expes, caede cruenta sua”, vada errando priva di mezzi e di speranza, insanguinata dalla sua strage.

Io, figlia di Toante coinugio fraudata, vi maledico

Vivite devoto nuptaque virque toro (166) possiate vivere moglie e marito in un letto maledetto.

Nel V libro della Tebaide di Stazio Ipsipile racconta la sua storia. Era la principessa figlia del re Toante di Lemno, poi, rapita e venduta dai pirati, era diventata schiava di Licurgo, re di Nemea. Racconta i fatti i Lemno, con l’uccisione dei maschi e gli amori con gli Argonauti.

Il bambino figlio di Licurgo affidato a Ipsipile morì siccome la sua nutrice l’aveva dimenticato. Tideo la protegge. Quindi arrivano i figli avuti da Giasone i quali riconoscono la madre. Il figlio di Licurgo Ofelte sarà divinizzato dice Anfiarao, l’indovino dei Sette contro Tebe.

Il destino non può essere cambiato.

Recto descendunt limite Parcae (736), le Parche scendono senza deviare.

 

 Ma torniamo alle Argonautiche

Arrivano a Samotracia, poi alla punta del Chersoneso seguendo le correnti di Elle. Poi Abido e percorsero l’Ellesponto.

Quindi la Propontide, tra l’Ellesponto e il Bosforo.

Poi l’Arctonneso, l’isola degli orsi (cfr. a[rkto", ursus) abitato dai Gegeneve~, i figli della terra (943, cfr. il Sofista di Platone) violenti e selvaggi con sei braccia possenti, due attaccate alle spalle, quattro ai terribili fianchi. L’istmo che collegava l’isola alla pianura era abitato dai Dolioni sui quali regnava Cizico. Poseidone li proteggeva dai tellurici.

Cizico e i Dolioni ricevono amichevolmente gli Argonauti. Sacrificano ad Apollo, il dio degli sbarchi. Cizico aveva avuto un oracolo che ordinava di accogliere cortesemente lo stuolo di eroi. Per cortesia i due capi si facevano a vicenda domande (980)

Cizico si era sposato da poco, ma lasciò la sposa nel talamo per gli ospiti. Anche qui c’è la polarità amore - guerra presente in tutto il poema.

 

Bologna 22 ottobre ore 18,30

giovanni ghiselli

 

p. s.

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[1] 3 giugno (p. 75).

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