NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

LE NUOVE DATE! Protagonisti della Storia Antica | Biblioteche Bologna   -  Tutte le date link per partecipare da casa:    meet.google.com/yj...

venerdì 9 ottobre 2020

Le figure femminili nei poemi epici greci e latini. XII. "Argonautiche" di Apollonio Rodio. introduzione

 PER VISUALIZZARE IL GRECO SCARICA IL FONT HELLENIKA QUI GREEK QUI



Inizio dello studio relativo al poema di Apollonio Rodio con particolare riguardo alle figure femminili.

 

Introduzione: le Argonautiche . Alcuni significati del poema di Apollonio Rodio

Le Argonautiche: poema di 5835 esametri un 4 libri. Dialetto ionico


E’ l'unico grande poema che resta di tutta la produzione epica compresa tra Omero e Nonno di Panopoli in Egitto (le Dionisiache , V sec. d. C., 25OOO mila versi, 48 libri).

 Apollonio visse tra il 290 e il 200. Fu prefetto della biblioteca di Alessandria fra Zenodoto ed Eratostene.

Fu educatore di Tolomeo III Evergete (246 - 221) ma cadde in disgrazia e dopo il 260 si trasferì a Rodi dove fece due edizioni del poema: una narrazione continuata di fatti eroici.

 

All'inizio c'è un ampio catalogo degli Argonauti , “Que’ gloriosi che passaro al Colco”[1]. Corrisponde al catalogo delle navi del II dell'Iliade , poi i primi due libri descrivono il viaggio verso la Colchide, il terzo l'amore di Medea e la conquista del vello d'oro, il quarto il ritorno in Tessaglia.

 

Ci sono molti episodi, come per esempio quello dello sbarco degli Argonauti a Lemno dove gli eroi si sollazzano con "l' ardite femmine spietate" (Inferno , XVIII, 89) che avevano trucidato i maschi dell’isola come vedremo. Oppure l’episodio dell'irrisione degli oracoli da parte dell'empio Ida (I, 465) il quale afferma che in battaglia con Ida si vince anche senza gli dèi, empio non meno dell'Aiace (vv.768 - 769) di Sofocle.

 

Motivo razionalistico che torna nel III (560 - 561) libro dove Ida irride la forza seduttiva di Afrodite e gli auspici che "non badano più alla grande forza di Ares ma a colombe e sparvieri".

Per Ida cfr. la Nemea X di Pindaro, quella di Castore e Polluce.

 Ila invece viene rapito dalle ninfe: così Eracle (che incarnava l'eroismo arcaico con tanto di pederastia) abbandona la spedizione e Giasone diviene l'eroe principale.

 Nel II libro c'è il pugilato di Polluce contro Amico re dei Bebrici in Bitinia.

Secondo alcuni l'opera è arida e impoetica: il mito vivente di Omero è diventato mitologia.

L'imitazione omerica presenta variazioni costanti e meditate:"quando l'Aurora splendida vide con gli occhi lucenti le alte vette del Pelio"(I, 519 - 520) per esempio, variazione del formulare favnh rjododavkyulo" j Hwv" (Odissea XIII, 241, il canto del rivonoscimento di Odisseo da parte di Penelope, ricordato la volta scorsa)

Apollonio dà largo spazio alle storie eziologiche.

E' sulla linea euripidea quando descrive i sentimenti umani, soprattutto quelli erotici.

 Il meglio sta nei tormenti e nei dubbi di Medea e nelle descrizioni della natura: quando la nave Argo parte, lunghi sentieri biancheggiavano come una via in mezzo alla verde pianura (I, 545 - 546).

 Quintiliano dice che Apollonio rese l'opera comunque non spregevole con una certa mediocrità uniforme:"Apollonius (...non tamen contemnendum reddidit opus aequali quadam mediocritate "(Institutio oratoria, X, 1, 54).

 

Frequenti sono le similitudini. Molto nota è quella del cuore di Medea che si agita come guizza e vibra un raggio di sole nell'acqua appena versata in un vaso (III, 756 sgg.). Quando poi vede Giasone, egli sembra Sirio che si leva in alto sopra l'Oceano: sorge nitido e bello, eppure porta infinite sciagure alle greggi; così Giasone le portava il travaglio di una passione angosciosa (III, 957 e sgg.).

Subito dopo vengono descritti gli effetti d'amore in maniera saffiana: il cuore cadde dal petto alla principessa figlia di Eeta, nipote di circe e del Sole, poi le si annebbiarono gli occhi, un caldo rossore le invase le guance, non poté alzare le ginocchia né avanti né indietro, i piedi sotto erano come inchiodati ( ejk d’ a[ra oiJ kradivh sthqevwn pevsenall j uJpevnerqe pavgh[2] povda~ III 963 - 965).

Giasone per farsi aiutare da Medea fa l'esempio di Teseo che fu salvato da Arianna, anche lei nipote del Sole (Argonautiche, III, 997 sgg.) e qui forse Apollonio è ironico, come Admeto di Euripide che vorrebbe avere la voce di Orfeo (Al cesti).

Infatti Arianna venne abbandonata da Teseo, Euridice risucchiata dalla morte (Virgilio, Georgica IV; Ovidio Metamorfosi X)

 

 

L'antieroe ellenistico non manifesta le sue migliori qualità nella pratica dell'agire, ma piuttosto nell'arte della parola, del persuadere e dell'ingannare. In questo simile a più Odisseo che al Pelide.

La descrizione del mantello di Giasone che va ad incontrare Issipile (I, 720 ss.) contrasta con quella dello scudo di Achille (Iliade, XVIII): l’impresa di Giasone non è guerresca come quella del Pelide, bensì erotica.

 

Il sublime (33) definisce Apollonio nelle Argonautiche "a[ptwto"", privo di cadute, ma poi aggiunge: ma non preferiresti essere Omero piuttosto che Apollonio?

giovanni ghiselli

 

p. s.

suggerisco a quanti seguiranno il mio corso alla Primo Levi di dare almeno un'occhiata alle anticipazioni presenti nel blog. Ogni argomento potrà essere ampliato in seguito a domande e richieste. Non escludo, ovviamente, momenti di discussione, magari situati nei venti minuti conclusivi.



[1] Dante, Paradiso I, 16.

Que’ gloriosi che passaro al Colco

Non s’ammiraron come voi farete

Quando Iasòn vider fatto bifolco

E ancora;

Quelli è Iasòn, che per cuore e per senno

Li Colchi del monton privati féne

Ello passò per l’isola di Lenno

Poi che l’ardite femmine spietate

Tutti li maschi loro a morte dienno

Ivi con segni e con parole ornate

Isifile ingannò, la giovinetta

Che prima avea tutte l’altre ingannate

Lasciolla quivi, gravida, soletta;

tal colpa a tal martirio lui condanna;

e anche di Medea si fa vendetta” Inferno, XVIII, 86 - 90. Cerchio VIII, prima bolgia, seduttori (Giasone appunto) e ruffiani (Caccianemico)

Infine

“Un punto solo m’è maggior letargo

Che venticinque secoli all’impresa

Che fe’ Nettuno ammirar l’ombra d’Argo ( Paradiso, XXXIII, 94 - 96)

[2] Aor. passivo di phvgnumi, “fisso”. Cfr. lat. pango, ficco, pianto

Nessun commento:

Posta un commento