ArgomentiLugli Aldo, Antigone che accompagna Edipo cieco
L’umanità dell’ascolto. Disumano è non sapere ascoltare. Egoismo e
altruismo. Quando uno è contento di se stesso ama l'umanità.
“Il primo
peccato mortale, ora credo, è il tradimento della cortesia. Il venir meno
dell'ascolto"[1].
Edipo a Colono, da cieco, impara ad ascoltare: "Egli chiede informazioni sul luogo
in cui si trova, sulla natura e gli usi che sono propri di tale luogo, nonché
sui modi di adeguarsi ad essi. "Nascondimi nel bosco, finché abbia sentito
che cosa diranno" (vv. 114 - 115), dice ad Antigone, quindi: "alla voce, vedo" (fwnh'/ ga;r oJrw' v.
138).. E il coro si rivolge a lui per la prima volta con queste parole:"Odi,
o infelice errante? (v. 165). Antigone lo avverte: "E' meglio che entriamo
ora, e che li ascoltiamo (v. 171). Essere vivi è ascoltare: il Coro descrive la
morte come una situazione "senza imenei senza lira senza cori" (v.
1222).
Edipo impara
la preghiera dal Coro ascoltando (ajkou'sai bouvlomai[2], v. 485). Se nel Tyrannos non
riusciva a smascherare con lo sguardo l'inganno di Creonte, nell' Epi
Kolonoi ci riesce con l'udito (ajkouveq', v. 881)"[3].
“Compresero
che un vero uomo è un fenomeno raro quanto una vera donna. Un uomo che non
vuole dimostrare nulla alzando la voce e facendo risuonare la spada, un uomo
che vuole soltanto dare e ricevere, senza fretta e senza avidità, perché ha
dedicato l’intera esistenza, ogni sua fibra, ogni barlume della sua coscienza e
ogni muscolo del suo corpo al richiamo imperioso della vita: un uomo simile è
un fenomeno estremamente raro”[4].
“E’ duro
avere a che fare con un vero uomo, mia cara, perché ha un’anima”[5].
Abbiamo già
citato l’homo sum di Terenzio. Sentiamo ora una voce meno umana.
Nella
letteratura latina la morale degli uomini ordinari viene enunciata dallo
schiavo Birria dell'Andria [6] di Terenzio: "Verum illud
verbumst, volgo quod dici solet,/ omnis sibi malle melius esse quam alteri "
(vv. 426 - 427), è vero quel proverbio che si dice spesso tra la gente: tutti
preferiscono il bene per sé piuttosto che per altri. Più avanti il suo padrone
Carino ribadisce, polemicamente, il concetto:"Heus, proxumus sum egomet
mihi " (636), ehi, il prossimo per me sono io stesso.
Humanitas dunque è interesse per l'uomo
"con tutto il suo bagaglio di qualità e debolezze, l'apertura mentale nei
confronti dell'essere umano, il prossimo e pure quello lontano.
L'abulico Oblomov di Gončarov nega valore all'intelligenza
che non comprende l'umanità:"Voi credete che il pensiero possa fare a meno
del cuore. No, il pensiero è reso fecondo dall'amore. Tendete la mano all'uomo
caduto per sollevarlo, o piangete lacrime amare su di lui, se egli è finito, ma
non lo schernite. Amatelo, riconoscete voi stesso in lui e trattatelo nel modo
in cui trattereste voi stessi"[7].
La mancanza
di solidarietà verso il prossimo è spesso la conseguenza del divide et
impera che è forse la prima regola di ogni potere ed è molto evidente,
anche se per i più costituisce uno dei tanti imperii arcana.
L’egoista è
più infelice dell’altruista.
"Una
ricerca Usa dimostra le radici biologiche dell'altruismo" che
provocherebbe una maggiore irrorazione sanguigna delle aree cerebrali e il
conseguente senso di benessere.
U. Galimberti commenta questa
scoperta sul quotidiano "la Repubblica"[8] affermando che è la stessa
sopravvivenza della nostra specie a richiedere la solidarietà e il sacrificio
dell'egoismo:" A conforto di quanto andiamo dicendo, Gregory Berns
riferisce che cinquanta scimpanzé che non si conoscono, adunati in uno spazio a
loro sconosciuto, incomincerebbero a scannarsi determinando un'esplosione
sociale, mentre cinquanta esseri umani nelle stesse condizioni incomincerebbero
subito a collaborare per sopravvivere. La cooperazione, la solidarietà, e
l'altruismo, in cui, ridotta all'osso, consiste la morale, sarebbero quindi
biologicamente iscritti nella costituzione della natura umana, per cui vien da
chiedersi se l'esasperata competizione, che stiamo importando dallo stile di
vita americano che si va diffondendo in tutto il mondo, è "secondo
natura" o non invece un tentativo inconsapevole di fare anche dell'uomo un
organismo geneticamente modificabile".
Penso che
l'amore di se stesso e quello dell'umanità non siano separabili. Nella seconda
commedia della Trilogia pirandelliana[9] del teatro nel teatro, Ciascuno a suo modo (1924), l'attrice Delia Moreno afferma: "Sapete che cosa significa
"amare l'umanità"? Soltanto questo: "essere contenti di noi
stessi". Quando uno è contento di se stesso "ama
l'umanità"[10].
.
Sentiamo
anche H. Hesse :"Se
i detti del Nuovo Testamento non li consideriamo come
comandamenti ma come espressione di una straordinaria, profondissima conoscenza
dei misteri dell'animo umano, la cosa più saggia che sia mai stata detta, il
breve compendio di tutta l'arte di vivere e di essere felici, è la frase
"ama il prossimo tuo come te stesso", che del resto si trova già
nell'Antico Testamento. Il prossimo lo si può amare meno di noi stessi: e
allora si è l'egoista, l'arraffone, il capitalista, il borghese, e si possono
accumulare quattrini e potenza ma è impossibile avere un cuore veramente lieto,
e ci restano precluse le più delicate e squisite gioie dell'anima. Oppure si
può amare il prossimo più di se stessi: e allora si è un povero diavolo, pieno di
sensi d'inferiorità, pieno di desiderio d'amare tutto, eppure colmo di rancore
e di crudeltà verso se stesso e si vive in un inferno che ci si apparecchia
ogni giorno da sé. Di contro a ciò: l'equilibrio dell'amore, la possibilità di
amare senza restare in debito ora in questo, ora in quello, un amore di se
stessi che non ruba niente a nessuno, un amore per gli altri che però non
diminuisce né violenta il nostro io! Il segreto di tutta la felicità, di tutta
la beatitudine è racchiuso in quella parola. E se si vuole, la si può rigirare
anche alla maniera indiana e darle il significato di: ama il prossimo tuo,
perché sei tu stesso!, una traduzione cristiana del "tat twam asi "[11].
Riferisco il
discorso finale del film di
Chaplin The great dictator (1940): il barbiere, sosia
di Hynkel - Hitler, scambiato per il grande dittatore deve fare un discorso che
legittimi e anzi esalti la prepotenza del tiranno, presentato alla folla come
il futuro imperatore del mondo dal ministro della propaganda Garlitsch - Goebbels.
Ebbene il piccolo grande uomo non rispetta la parte che gli hanno assegnato e
dice di non volere comandare su nessuno, ma aiutare tutti. Poi continua
dicendo: “Our knowledge has made us
cynical, our cleverness hard and unkind. We think to much and feel to little. More than machinery we need
humanity. More than cleverness we
need kindness and gentleness”, la nostra conoscenza ci ha resi
cinici, la nostra intelligenza duri e scortesi. Noi pensiamo troppo e sentiamo
troppo poco. Più che di macchinari abbiamo bisogno di umanità. Più che di
intelligenza abbiamo bisogno di bontà gentilezza.
[1] F. Frasnedi, La lingua, le
pratiche, la teoria , p. 55.
[2] Ascoltare voglio.
[3] J. Hillman, Variazioni su
Edipo , p. 129.
[4] S. Màrai, La recita di Bolzano,
p. 31.
[5] S. Màrai, La donna giusta,
p. 62.
[6] Rappresentata nel 166 a. C.
[7] I. Gončarov, Oblomov (del
1859), p. 53.
[8] 26 luglio 2002, p. 14.
[9] Le altre due sono Sei
personaggi in cerca di autore e Questa sera si recita a
soggetto
[10] L. Pirandello, Ciascuno a suo
modo (del 1924), atto I.
[11]H. Hesse, La cura , pp.
132 - 133.
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