"Pseudo-Seneca", poi identificato come busto di Esiodo |
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Parte III
della prima conferenza che terrò alla Primo Levi il 13 ottobre dalle 18 alle 20
con probabili successivi ampliamenti
Argomenti
Esiodo padre dell’antifemminismo. Pandora, Epimeteo e Prometeo. Luoghi di
antifemminismo diventati comuni. Eva Cantarella invece sostiene che la genesi
dell’antifemminismo si trova già nell’Odissea.
Esiodo (fine dell’VIII
secolo a. C.) è il padre
dell’antifemminismo letterario europeo.
Si pensi
alla storia di Pandora, il “bel malanno”.
Questa prima
donna esiodea, chiamata Pandora poiché tutti gli dèi le avevano fatto un dono,
questo inganno scosceso e senza rimedio ("dovlon aijpu;n
ajmhvcanon" Opere
e giorni , v. 83), venne accolto incautamente da Epimeteo.
Oggi i politici incapaci e gli scrittori insignificanti hanno un
atteggiamento epimeteico riguardo agli eventi dei quali parlano o scrivono.
Epimeteo è quello che pensa dopo e troppo tardii (ejpimhqevomai).
Il critico accorto invece è prometeico, preveggente (promhqhv").
Conosce il passato,
capisce il presente ed è capace di prevedere il futuro come il Temistocle
delle Storie di Tucidide. Egli
"oijkeiva/ xunevsei" con la propria facoltà di capire, era "tw'n te
paracrh'ma di j ejlacivsth" boulh'" kravtisto" gnwvmwn", ottimo giudice della situazione presente attraverso un rapidissimo
esame" e "tw'n mellovntwn ejpi; plei'ston tou' genhsomevnou
a[risto" eijkasthv"" (I, 138, 3), e ottimo a
congetturare il futuro per ampio raggio in quello che sarebbe accaduto.
Prevedeva benissimo i danni o i vantaggi quando erano ancora avvolti
nell’oscurità: “tov te a[meinon h] cei'ron ejn tw/' ajfanei' e[ti
proewvra malista”.
Epimeteo
dunque, invano messo in guardia da Prometeo, accolse Pandora la quale diffuse
mali e malattie sulla terra e sul mare togliendo il coperchio all'orcio dove le
sciagure erano rinchiuse, sicché ora: "pleivh me;n ga;r gai'a kakw'n,
pleivh de; qavlassa", v.
101, piena è la terra di mali e pieno il mare. Nel vaso, sul quale infine la
prima donna, questa Eva dei Greci, ripose il coperchio per volere di Zeus,
rimase solo la Speranza (Mouvnh d j aujtovqi jElpiv", v. 96).
La speranza
dunque è forse un male.
La donna secondo Esiodo è il più delle volte una cosa bella e
cattiva:"kalo;n kakovn" (Teogonia ,
585). E' piena di grazia, ma ha una mente da cane e un carattere scaltro (ejpivklopon
h\qo" - Opere e giorni, 67). Le donne
partecipano solo alle opere malvagie (Teogonia , 601 sgg.), e chi
sposa una donna cattiva ha un'angoscia costante.
Dal mito di Pandora (Opere e giorni e Teogonia) traspare
un apprezzamento crudo e malevolo della donna. Zeus si era sdegnato poiché
Prometeo l'aveva ingannato "ejxapavthse" (Opere e giorni, 48). Una volta gli uomini potevano vivere
senza lavorare, ma Zeus li punì per colpa di Prometeo che rubò il fuoco per
darlo ai mortali. Allora Zeus decise che agli uomini in cambio del fuoco
avrebbe dato un malanno: "Toi'" d jejgw; ajnti; puro;" dwvsw kakovn", 57. Efesto allora fece la donna mescolando terra con acqua: con questi
elementi formò un incantevole corpo di vergine.
Atena le insegnò l'arte di tessere, le diede il cinto e gli ornamenti (66);
Afrodite le versò sul capo il fascino e la passione struggente"cavrin (...)
kai; povqon ajrgalevon (66) e gli affanni che fiaccano le
membra. Le Grazie Cavrite" e Persuasione
possente - kai; povtnia Peiqwv (73) le
posero collane d'oro intorno al collo;
le Ore dalle belle chiome - |Wrai kalliivkomoi - 75 la incoronarono con i fiori di primavera.
Infine Ermes infuse in lei un animo sfacciato e un costume da ladro (Opere,
67), menzogne, discorsi seducenti e un carattere scaltro, inoltre le diede la
parola e la chiamò Pandora poiché tutti le avevano dato un dono (81).
Vedremo poi altri scrittori frustrati dalle donne e malevolentissimi verso
di loro
Ma torniamo
per un momento a Jaeger e all’Odissea per mettergli a confronto una
critica contrastiva di tipo “femministico”.
“Questa sua
(scilicet della moglie del re) dignità spirituale influisce anche sul
comportamento amoroso dell'uomo. Nel primo canto dell'Odissea, che
rappresenta in tutto idee morali più raffinate che le parti più antiche
dell'epopea, troviamo un tratto notevole quanto alla relazione tra i due sessi.
Quando Euriclea, la fida e onorata servente, scorta con la fiaccola Telemaco
sino alla stanza da letto, il poeta, al modo epico, ne narra brevemente la
vita. Il vecchio Laerte la comperò un giorno, quand'era una bella fanciulla, a
carissimo prezzo. Per tutta la vita la tenne nella sua casa in onore pari a
quello in cui era la nobile consorte, ma, per riguardo a questa, senza mai
divider con essa il letto" [1].
Eva Cantarella non
condivide questa visione e riporta dei versi che contraddicono quelli citati
sopra. La figlia di Raffaele Cantarella, accademico dei Lincei sicuramente dunque
“non sprotetta”, scrive:
“La donna
omerica non è solo subalterna, ma è anche vittima di un’ideologia
inesorabilmente misogina. Sotto il paravento di un affetto paternalistico,
peraltro assai fragile, l’eroe omerico diffida della donna, foss’anche la più
devota e sottomessa. Ulisse, tornato a Itaca, aspetta di aver ucciso i Proci,
prima di rivelarsi alla moglie. Egli si rivela a Telemaco, a Euriclea, a Eumeo:
a Penelope, invece, solo dopo che la vendetta è stata compiuta. E non a caso
…con la
donna non essere mai dolce,
non
confidare ogni parola che sai,
ma di’ una
cosa, e lascia un’altra nascosta
gli aveva
consigliato l’ombra di Agamennone nell’Ade[2].
Agamennone
(ucciso dalla moglie Clitennestra), aveva, questo è vero, i suoi buoni motivi
per pensarla così. Ma dalla sua esperienza personale aveva tratto una
generalizzazione:
Altro ti
voglio dire e tu mettilo in cuore:
nascosta,
non palese, alla terra dei padri
fa approdare
la nave: è un essere infido la donna[3].
Neanche
Penelope, dunque (che, pure, Agamennone loda per la sua fedeltà), è al riparo
dal sospetto”[4].
Vediamo meglio questa storia della misoginia di Agamennone.
Nella Nevkuia, il canto dei morti dell’Odissea (XI),
appare a Ulisse la yuchv di Agamennone che è stato scannato come un bue dalla
moglie e dall’amante di lei, Egisto.
L’ex
capo degli Achei combattenti a Troia dunque dice a Odisseo: “oujk
aijnovteron kai; kuvnteron a[llo gunaikov~” (Odissea, XI, 427), non c’è altro
elemento più atroce e cane di una donna che tali orrori si getti nell’animo.
Quel perfido mostro, Clitennestra, ha meditato un misfatto sconcio (ejmhvsato
e[rgon ajeikev~, v.
429) e ha coperto di infamia tutte le donne future.
A dirla
tutta, Agamennone tornò da Troia con Cassandra, la bellissima e folle figlia di
Priamo.
Euripide,
nell’Ifigenia in Aulide, userà questo e altri argomenti per
giustificare e rivalutare Clitennestra. Lo vedremo se verrà richiesto.
Ma qualche
giustificazione dell’odio di Clitennestra possiamo indicarla già ora:
Agamennone nell' Iliade , afferma
di preferire Criseide alla moglie in quanto la schiava - amante non era
inferiore a Clitennestra " né per il corpo né per la figura né per la
mente né per le opere" (I, 115).
Leggendo l'Agamennone di Eschilo anzi. pare che sia stato questo amore ancillare
troppo elogiato a mettere in moto il risentimento di Clitennestra che dopo
l'assassinio dello sposo grida: "kei'tai gunaiko;" th'sde
lumanthvrio" - Crushivdwn meivligma tw'n uJp j jIlivw/" (vv. 1438 - 1439), giace a terra il distruttore di questa donna,/la
delizia delle Criseidi sotto Ilio.
Ma torniamo
al canto dei morti dell’Odissea e concludiamo l’argomento “Tu,
continua Agamennone, non essere mite con la donna, e non confidarti: fai
approdare la nave di nascosto: “ejpei; oujkevti pista; gunaixivn ” (v. 456), con le donne non
ci sono patti fidati.
Quanto alla
diffidenza di Odisseo nei confronti di Penelope denunciato dalla Cantarella,
ancora più grande e ostinata è nel poema omerico quella di Penelope verso il
marito pure dopo che avrà ucciso i proci. Ma questo vedremo più avanti.
Bologna 4 ottobre
2020, ore 18, 20 giovanni ghiselli
[1] Jaeger, Paideia 1, pp. 63 - 64.
[2] Od., 11, vv. 441 - 443.
[3] Od., 11, vv. 454 - 456.
[4] Eva Cantarella, L’ambiguo
malanno, p. 46.
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