venerdì 30 ottobre 2020

Kafka, "Il processo". Capitolo VIII. Il commerciante Block. Licenziamento dell’avvocato

Argomenti

Il servilismo canino del commerciante Block nei confronti di Huld

Gli occupati otiosi di Seneca

Fare confusione è la regola dei truffatori ( anche in Aristofane e Gogol)

Leni trova belli amabili tutti gli imputati. K revoca il mandato all’avvocato Huld

 

“Infine K. Si era deciso a revocare il patrocinio che aveva affidato all’avvocato (183). Va dal legale la sera verso le 10, suona alla porta ma tardano ad aprire. Incontra un ometto segaligno con una grande barba che invece  vuole avere a tutti i costi il patrocinio degli avvocati (184). L’uomo era senza giacca. K gli domandò se fosse l’amante di Leni “Per il solo fatto di possedere un pesante soprabito si sentiva superiore a quel magrolino”.

 

Sopravvalutazione del guscio rispetto al gheriglio

L’uomo si presenta come Block, commerciante Block. Ma K dubita del nome: “Pensavo che potesse avere qualche motivo di nascondere il suo nome” gli fa.

 

Diffidenza generalizzata, totale - cfr. Penelope e Odisseo nel XXIII canto dell’Odissea 

K. accompagnato da Block cerca Leni e la trova in una grande cucina che versava uova in un tegame. 183.

 K le domanda se Block sia il suo amante186.

 No, Block dorme là perché l’avvocato gli impone lunghe attese

Leni dice a K che non tutti pensano che tutto gli sia dovuto alludendo a lui. C’è una schermaglia tra i due poi Leni va a portare la minestra all’avvocato e K parla con Block che gli confessa di venire patrocinato da altri cinque avvocati: “perciò ho impiegato nel pocesso tutti i miei averi. Se si vuol fare qualcosa per il processo ci si può occupare ben poco di altre cose”.

Il processo dunque per questi personaggi è la passion predominante o addirittura lo scopo della vita.

 

 Come per altri la famiglia o il denaro, o lo studio o l’attività letteraria. Si atrofizzano tutti gli altri interessi e le altre capacità. E’ dunque bene non specializzarsi troppo: mantenere per lo meno “orandum est ut sit mens sana in corpore sano” (Giovenale, X, 356)

Questi maniaci dei processi sono persone mancate sul genere degli occupati otiosi di Seneca.

Nel 49 il filosofo fu richiamato a Roma da Agrippina  e scrisse il De brevitate vitae. La vita è breve per chi la consuma in una affaccendata scioperataggine: gli occupati otiosi.

Chi deturpa la vita sono gli occupati otiosi, gli  indaffarati in occupazioni futili, quelli la cui vita è una desidiosa occupatio[1], un’occupazione inoperosa e sono  pieni di noia, colmi di malevolenza.

 

Il commerciante bazzicava lui pure il tribunale e aveva visto K quando ci era andato. Dice che i frequentatori del tribunale sono superstiziosi: quando videro K, per esempio, credettero di antivedere l’esito negativo del suo processo dalla forma del suo viso, soprattutto dalle labbra. 

Cfr. le labbra aperte di Enomao nel frontone orientale del tempio di Zeus a Olimpia. Bocca aperta è preludio di disfatta.  Il re padre di Ippodamia perderà la gara con Pelope che sposerà la ragazza.

“Un tale non le rispose perché aveva notato sulle sue labbra anche il segno della propria condanna” aggiunge Block. Un segno sinistramente ominoso.

 

La superstizione è un altro segno di insicurezza

Eppure  Polibio sostiene che la deisidaimoniva (6, 56, 7), la superstizione, se altrove può essere oggetto di biasimo, a Roma tiene insieme lo Stato:" kaiv moi dokei' to; para; toi'" a[lloi" ajnqrwvpoi" ojneidizovmenon tou'to sunevcein ta;    JRwmaivwn pravgmata”.

 

Comunque gli imputati non hanno niente in comune e non possono lottare insieme contro il tribunale che tiene i casi separati.

 

Il potere cerca sempre di separare i soggetti. Cfr. divide et impera 

Block porta avanti il suo processo da cinque anni e considera K un novellino.

Il commerciante ricorda le lungaggini i ritardi, le more del suo processo che non procedeva mai. Con la complicità dell’avvocato - dum pendet, reddet - Tra gli avvocati come tra i giudici c’è una gerarchia: avvocaticchi, piccoli avvocati e grandi avvocati. I grandi avvocati non si possono raggiungere mai. Difendono solo quelli che vogliono difendere.

 

Sembra che Block li veda come complici del destino.

Si pensi alle caste chiuse: della nostra società.

 

Tornò Leni con il piatto in mano. K aveva rivalutato il commerciante, se non altro perché era ricco di esperienze e le sapeva comunicare.

Block dorme  nella casa dell’avvocato che lo riceve con grande difficoltà e lui non si allontana per non perdere l’invito a entrare nello studio

“Eh sì - disse Block - in seguito si diventa schiavi del proprio avvocato”.

Tale sciagura può capitare anche con il medico o l’amante o chiunque ti plagi dandoti l’identità che vuole lui.

 

Block dunque possedeva esperienze, ma le aveva anche pagate care, pensa

K poi dichiara che va a licenziare l’avvocato.

L’avvocato Huld inizia a chiacchierare, dice che Leni è invadente e trova belli tutti gli imputati. Si attacca a tutti, li ama tutti.

A guardarli bene infatti gli imputati sono tutti belli.

K pensa che l’avvocato voglia distrarre la sua attenzione dalla causa.

Fare confusione è il mezzo più usato per imbrogliare

 

Nei Cavalieri di Aristofane,  il Salsicciaio  dice a Paflagone-Cleone: ti comporti come i pescatori di anguille, i quali le acchiappano, solo se mettono sottosopra il fango: “kai; su; lambavnei", h]n th;n povlin taravtth/" (v. 867), anche tu arraffi, se scompigli la città.

 

Nelle Anime morte di Gogol’ (1842) un farabutto suggerisce di confondere le idee per rendere impossibile il compito di fare giustizia: “Confondere, confondere: e nient’altro…introdurre nel caso nuovi elementi estranei, che coinvolgano altri, complicare e nient’altro. E che si raccapezzi pure il funzionario pietroburghese incaricato. Che si raccapezzi…Mi creda, appena la situazione diventa critica, la prima cosa è confondere. Si può confondere, aggrovigliare tutto così bene che nessuno ci capirà nulla” (p. 375).

 

Ancora a proposito di confusione, C. Marx, commenta Shakespeare[2] scrivendo che nel denaro il grande drammaturgo inglese rileva:"la divinità visibile, la trasformazione di tutte le caratteristiche umane e naturali nel loro contrario, la confusione universale e l'universale rovesciamento delle cose"[3].

Quindi K comunica al legale la popria decisione. Dice che la presenza di lui ha reso il processo più angoscioso: “mi stringe sempre più da vicino” (199). Allora Huld rinfaccia la sua fatica e lamenta che sia stata disconosciuta. L’avvocato propone di fare entrare Block perché K capisca come gli fosse stato riservato un trattamento di favore.

K acconsente perché “era sempre disposto a imparare” (201).

Questo può essere un motivo per accettare difficoltà e sofferenze. Cfr. Odisseo e le Sirene (Odissea, XII canto).


Leni chiamò Block, poi si diede ad accarezzare K riluttante.

Il commerciante viene maltrattato dall’avvocato: “Sei stato chiamato ma arrivi a sproposito” Sono gli stilemi prepotenti del padre di Franz Kafka con il figlio.

Block sputa una sentenza in faccia a K: “per chi è sospetto il moto è migliore del riposo perché chi sta fermo può essere pesato sul piatto della bilancia con tutte le sue colpe” (203).

 Block si lagnò di K poi si inginocchiò a ridosso del letto. Infine baciò la mano del patrono. Leni parlò in favore di Block.

K. ritenne che recitassero tutti ed era più che mai fermo nella sua decisione. Pensò che quelle recite dovevano far dimenticare al cliente il mondo intero e farlo procedere per anni su quella strada falsa.

E’ il metodo infame della pubblicità che ripete menzogne all’infinito per fuorviare, per traviare gli indifesi da una buona educazione.

 Block non era più il cliente ma il cane dell’avvocato il quale gli dice che ha parlato con un giudice maldisposto.

Block “è diventato un cane come  l’uomo della leggenda che prega le pulci del cusode” (Citati, Kafka, p. 147). Lo vedremo nel capitolo seguente

Il suo processo aggiunge non è nemmeno iniziato. Block si spaventa e l’avvocato si offende per la mancanza di fiducia nel patrono. Quindi Huld  si contraddice dicendo che le parole del giudice non hanno alcuna importanza.  

Il capitolo si interrompe qui.


Bologna 30 ottobre 2020 ore 10, 5

giovanni ghiselli


p. s

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[1] Seneca, De brevitate vitae, 12, 2. Cfr. anche Plinio il Giovane, Ep.9, 6, 4: otiosissimae occupationes.

[2] Il quale nel Timone d'Atene chiama l'oro "comune bagascia del genere umano"; l'universale mezzana che "profuma e imbalsama come un dì di Aprile quello che un ospedale di ulcerosi respingerebbe con nausea" (IV, 3)  

[3] Manoscritti economico-filosofici del 1844, p. 154.

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