ArgomentiKonstantinos Volanakis, Argo
Il catalogo degli eroi argonauti:
sono i padri di quelli che andranno a Troia elencati nel II canto dell’Iliade.
Il mito greco è genealogico e pure la storia tende a esserlo.
La morte dei profeti
Prima parte
Apollonio compila il catalogo degli
eroi.
Il primo è Orfeo (v. 23) consigliato
da Chirone.
Dicono che con il suo canto egli
ammaliasse - qevlxai - le dure pietre dei monti e le correnti dei fiumi
(26 - 27) . Con l’incanto della sua cetra fece scendere le querce giù dalla
Pieria - qelgovmeno" fovrmiggi kathvgage Pierivhqen - 31 -
Chirone aveva suggerito a Giasone di
invitarlo all’impresa associarselo. Orfeo saprà superare con il suo canto
quello delle sirene durante il ritorno (IV canto)
“Orfeo, delicato e pensoso - tutti
vinceva col suono della lira”[1].
Poi c’era Polifemo che veniva da
Larisa in Tessaglia. Aveva partecipato alla lotta dei Lapiti contro i centauri
che durante le nozze di Piritoo con Ippodamia tentarono di fare violenza alle
donne, come viene raffigurato dal maestro di Olimpia nel fontone occidentale
del tempio di Zeus. La sconfitta dei centauri è il superamento del caos.
C’era Ificlo il fratello di Alcimede
e zio materno di Giasone.
C’era Admeto signore di Fere ricca
di greggi, 51 la cui moglie Alcesti era la più bella tra le figlie di Pelia.
E anche la più intelligente e la più buona. Infatti non cadde nella rete ordita
da Medea e salvò la vita del marito (cfr. l’Alcesti di Euripide).
E’ Omero che la ricorda
appunto come donna divina, la più bella tra le figlie di Pelia - [ Alkesti"
Pelivao qugatrw`n ei\do" ajrivsth - Iliade II, 725
Viene ricordata durante il catalogo
delle navi come madre di Eumelo il re di Fere e Iolco che guidò 11 navi a
Troia.
Poi il vate Mopso. Il suo destino
era morire in terra di Libia : “nessun male è così remoto dagli uomini che non
lo incontri” (I, 82).
Cfr. la sventura versatile (III. 600
- a[thn poluvtropon - )
Mopso morirà morso da un serpente e
rimarrà sepolto in Libia lontana dalla Colchide quanto l’Oriente e il tramonto
Poi c’erano i due figli di
Eaco re di Egina: Telamone (padre del primo Aiace, quello più grosso e più
grande) e Peleo
Avevano ucciso il loro fratello Foco
ed erano docuti fuggire da Egina, Telamone a Salamina e Peleo a Ftia, in
Tessaglia.
C’era Favlhro", l’eroe eponimo del porto di Atene.
Invece una acatena invisibile ajivdhlo"
desmov" tratteneva
sotto terra uJpo; cqovna e[ruke Teseo invece, il maggiore tra i
figli di Eretteo, siccome aveva seguito Piritoo per una inutile strada keinh;n oJdovn (103) mancanza di mevqodo". Volevano rapire Persefone. Se ci fossero stati, avrebbero reso più facile
l’impresa.
Il timoniere Tifi era
abilissimo nel valutare la rotta osservando il sole e le stelle.
Atena aveva istruito Argo a
costruire la nave, la migliore, se non la prima.
Poi c’è Eracle che
rappresenta l’eroismo arcaico. Aveva appena catturato il cinghiale
dell’Erimanto e lo aveva scaricato vivo e incatenato nella piazza di Micene.
Era accompagnato dal giovane amasio Ila.
Poi Nauplio il padre di Palamede che
verrà fatto morire da Odisseo e Idmone, l’altro indovino destinato a
morire ucciso da un cinghiale (II libro) . Si imbarcò pur sapendo dagli uccelli
il suo destino di morte (140).
Cfr. la Sibilla del Satyricon
I profeti muoiono quando tramontano
gli dèi
Una Sibilla cui dio non dà segni poiché gli uomini non sono religiosi (quia
nos religiosi non sumus , 44), è quella del Satyricon (48):
"Nam Sibyllam quidem Cumis ego ipse oculis meis vidi in ampulla
pendere, et cum illi pueri dicerent: Sivbulla, tiv
qevlei"; , respondebat illa: jApoqanei'n
qevlw.
[1] Goethe, Faust II, Notte di Valpurga classica, 7375 - 7376
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