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Incipit della conferenza che terrò
il 20 ottobre a Brescia
Umanesimo è amore per l’umanità e per
quanto il meglio dell’umanità ha creato scrivendo, parlando, operando
Espressioni di umanesimo
L’ espressione di umanesimo più
efficace e sintetica è quella che il vecchio Sofocle attribuisce a Teseo nell'Edipo a Colono: "e[xoid j ajnh;r w[n"(v.567), so di essere un uomo. E' la coscienza della propria umanità
senza la quale ogni atto violento è possibile.
Il sapere di essere uomo che cosa comporta? Significa incontrare una
creatura ridotta a un rudere come è Edipo vecchio, provarne pietà, incoraggiarla ponendo domande
e ascoltandolo: "kaiv s j oijktivsa" - qevlw jperevsqai[1], duvsmor j Oijdivpou, tivna - povlew"
ejpevsth" prostroph;n ejmou' t j e[cwn", vv. 556 - 558, e sentendo compassione, voglio
domandarti, infelice Edipo, con quale preghiera per la città e per me ti sei
fermato qui.
Questo significa comprendere
che siamo tutti effimeri, sottoposti al dolore e destinati alla morte. Quindi
aiutare chi è nel bisogno.
"Anche io - dice il re di Atene
al mendicante cieco - sono stato allevato xevno" esule come te" (vv.562 - 563)."Dunque
so di essere uomo e che del domani nulla appartiene più a me che a te" (vv.
567 - 568).
E' una dichiarazione di quella filanqrwpiva che si diffonderà in età
ellenistica e partorirà l'humanitas
latina.
Una simile dichiarazione di umanesimo,
quale interesse per l'uomo e disponibilità ad ascoltarlo, leggiamo nel più famoso
verso di Terenzio:" :"Homo sum: humani nil a me alienum puto" [2].
E’ quanto risponde Cremete a
Menedemo che gli ha chiesto se abbia tanto tempo libero da prendersi cura di
guai non suoi.
Questa idea dell'humanitas del
circolo scipionico è stata e sarà ripresa nei secoli dei secoli: in Devotions
upon Emergent Occasion di John Donne (1572 - 1631), per esempio, leggiamo: "Nessun
uomo è un'isola conclusa in sé; ogni uomo è una parte del Continente, una parte
del tutto. Se il mare spazza via una zolla, l'Europa ne è diminuita, come ne
fosse stato spazzato via un promontorio (…) la morte di qualsiasi uomo mi
diminuisce, perché io appartengo all'umanità, e quindi non mandare mai a
chiedere per chi suona la campana ("for whom the bell tolls "[3] ): suona per te.
"La comprensione permette di
considerare l'altro non solo come ego alter, un altro individuo
soggetto, ma come alter ego, un altro me stesso con cui comunico,
simpatizzo, sono in comunione. Il principio di comunicazione è dunque incluso
nel principio d'identità e si manifesta nel principio di inclusione"[4].
Insomma: ama il prossimo tuo perché
è te stesso.
Enea viene salvato dalla
compassione, quella di Didone che pure non è in alcun modo ricompensata
dall’esule troiano.
La regina che ha fondato Cartagine
prima di decadere a donna abbandonata esprime con queste parole il suo tw/' pavqei
mavqo" :
" non ignara mali miseris succurrere disco ", Eneide,
I, 630, non ignara del male imparo a soccorrere gli sventurati.
Un soccorso che verrà mal
ricompensato dal “pius” Enea, antenato di Augusto, secondo il poeta
cortigiano Virgilio.
L’autore che scrive quale
panegirista del despota non può avere lo spessore etico, e neppure estetico, di
chi scrive con la prospettiva di un popolo che lo legge o lo ascolta, come
avevano i tre auctores maximi: Eschilo, Sofocle, Euripide, e pure
Aristofane.
L’ humanitas della
compassione viene affermata dalle prime parole del Decameron :
"Umana cosa è l'aver compassione degli afflitti.
Cicerone nel III libro
del De Officiis dice che l'umanità è un unico corpo del quale i
singoli individui sono le membra. Dobbiamo aiutare l'uomo perché ogni uomo è
parte di noi stessi :"Etenim multo magis est secundum naturam
excelsitas animi et magnitudo itemque comitas, iustitia, liberalitas quam
voluptas, quam vita, quam divitiae, quae quidem contemnere et pro nihilo ducere
comparantem cum utilitate communi magni animi et excelsi est. Detrahere autem
de altero, sui commodi causa, magis est contra naturam quam mors, quam dolor,
quam cetera generis eiusdem "(III, 24). Infatti è molto più secondo
natura l'elevatezza e la grandezza d'animo, e parimenti la cortesia, la
giustizia, la generosità, che il piacere, che la vita stessa e le ricchezze;
quindi disprezzare questa roba e valutarla nulla paragonandola con l'utilità
comune è proprio di un animo grande ed elevato. Sottrarre invece a un altro per
il tornaconto proprio, è più contro natura che la morte, il dolore e altre cose
del medesimo genere.
E più avanti (III, 25):" ex
quo efficitur hominem naturae oboedientem homini nocere non posse ",
da ciò deriva che l'uomo il quale obbedisce alla natura non può nuocere
all'uomo.
Marco Aurelio, imperatore (161 - 180
d. C.) e filosofo, scrive (A se stesso , II, 1): noi siamo nati per
darci aiuto reciproco ("pro;" sunergivan"), come i piedi, le mani, le palpebre, come le
due file dei denti. Dunque l'agire uno a danno dell'altro è cosa contro natura
("to; ou\n ajntipravssein ajllhvloi" para; fuvsin").
Marco Aurelio sa che il potere kravto" non è potenza duvnami" e dice dice a se stesso: “
bada a non cesarizzarti: “ o{ra mh; ajpokaisarwqh'/" " ( A se stesso,
VI, 30).
Umanesimo è non presumere.
Nelle Baccanti di
Euripide, Tiresia profetizza a Penteo il fatto che Dioniso verrà cooptato e
accolto nell’ombelico del mondo, l’oracolo delfico su cui svettano le due cime
del Parnaso
“Un giorno lo vedrai anche sulle
rupi Delfiche
saltare con le fiaccole
sull’altopiano a due cime
agitando e scagliando il bacchico
ramo,
grande per l’Ellade. Via
Penteo, da’ retta a me:
non presumere che il potere abbia
potenza sugli uomini”. (vv. 306 - 310).
Il potere non è potenza dunque - mh; to;
kravto" au[cei duvnamin ajnqrwvpoi" e[cein - come il sapere non è sapienza - to; sofo;n d j
ouj sofiva (Baccanti,
395)
Umanesimo è passare dal sapere alla
sapienza, ossia alla paideia che potenzia la vita.
[1] = ejperevsqai: infinito aoristo di ejpeivromai, domando.
[2] Heautontimorumenos ,77.
[3] E', notoriamente, il titolo di un
romanzo di Hemingway, 1940
[4] E. Morin, op. cit., p. 132.
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