NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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sabato 3 ottobre 2020

Le figure femminili nei poemi epici greci e latini. IV. Le donne dell’"Iliade"

Frederic Leighton, Avvampante giugno

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Argomenti

Ecuba. Segue un’appendice con un confronto tra i momenti di irrazionalità dell’Andromaca di Omero e quelli che la poetessa Saffo attribuisce a se stessa. Su Andromaca tornerò riferendo l’interpretazione che ne dà Euripide, anche a lungo, se richiesta.

 

Vediamo brevemente un aspetto di Ecuba nell’Iliade.

 Segnalo il gesto della madre dolorosa che mostra il petto[1] a Ettore per indurlo a non affrontare Achille: la vecchia regina, aperta la veste, con una mano solleva il seno, e prega il figlio di ricordare che gli aveva dato la mammella che fa scordare le pene: "ei[ potev toi laqikhdeva[2] mazo;n ejpevscon - tw'n mnh'sai" (XXII, vv. 83 - 84)[3].

Ecuba è la protagonista delle tragedie Ecuba (424) e Troiane (415) di Euripide.

Ho scritto due lunghi commenti di queste tragedie e l’intera traduzione delle Troiane. Se durante il corso all’università Primo Levi mi arriveranno richieste di raccontare questi miei lavori o di inviarli, ovviamente le soddisferò.

 

Saffo e Andromaca. Il femminismo di Saffo

 

Partiamo dal mainovla quvmw/ del v. 18 dell’Ode ad Afrodite di Saffo (1D.) nel folle cuore, nell’animo pazzo. Ovviamente il verbo è maivnomai, “sono pazzo”.

Riporto qui la mia traduzione:

 

"Immortale Afrodite dal trono variopinto,

figlia di Zeus tessitrice di inganni (dolovploke), ti prego

non domarmi il cuore con affanni

né angosce, o signora,

 

ma vieni qua, se mai anche l'altra volta

udendo la mia voce da lontano

mi desti ascolto, e, lasciata la casa d'oro

del padre, giungesti

 

aggiogato il carro; passeri belli

ti portavano veloci sopra la nera terra

fitte roteando le ali dal cielo

nel mezzo dell'aria.

 

Subito giunsero, e tu, o beata,

sorridendo nel volto immortale

chiedesti che cosa soffrissi di nuovo e perché

di nuovo chiamassi

 

e che cosa più di tutto volevo che mi toccasse

nel folle cuore: "chi debbo ancora persuadere per te,    v.18

in modo da condurla di nuovo al tuo amore? chi ti fa

torto o Saffo?

 

E infatti se fugge, presto inseguirà

(kai; ga;r aij feuvgei, tacevw~ diwvxei[4],

se non accetta doni, anzi li farà,

e se non ama, presto amerà

anche se non vuole.

 

Vieni da me anche ora (e[lqe moi kai; nu'n), liberami dai tormentosi

affanni, e quanto il mio cuore

desidera compiere, compilo, e tu stessa

sii alleata".

Strofe saffiche 

 

Il fr. 2D è la parte dell'Ode di Saffo conservata dall'Anonimo trattato di estetica Sul sublime. del I secolo d. C.

E' forse la poesia più nota di Saffo poiché è stata tradotta da Catullo nel carme 51.

Cominciamo con il darne una traduzione nostra:

 

"Quello mi sembra pari agli dei

 essere l'uomo quello che - o[tti" - davanti a te

sta seduto e da vicino ti ascolta

dolcemente parlare a\du fwneivsa"

e sorridere amabilmente - kai; gelaivsa" ijmevroen[5], cosa che a me certo 5

sconvolge il cuore nel petto[6]: 6

appena infatti ti guardo per un momento, allora non

è permesso più che io dica niente

ma la lingua mi rimane spezzata

ka;m glw'ssa m j e[age

un fuoco sottile subito corre sotto la pelle

e con gli occhi non vedo nulla e mi

rombano le orecchie

e un sudore freddo mi cola addosso, e un tremore

mi prende tutta, e sono più verde

dell'erba, poco lontana dall'essere morta

appaio a me stessa

ma bisogna sopportare tutto poiché...". strofe saffiche

 

Qui finisce la citazione dell'Anonimo Sul Sublime il quale si chiede (10) dove stia la grandezza di Saffo e risponde:“Saffo prende le sofferenze che capitano nelle follie amorose dai fatti conseguenti e dalla verità stessa in ogni occasione. Dove mostra la sua capacità? Nel fatto che è straordinaria nello scegliere e collegare tra loro i vertici e gli aspetti di massima tensione”.

Quindi cita i versi che ho tradotto sopra e ripete che il capolavoro è prodotto dalla scelta dei momenti più intensi e dal loro collegamento. “ hJ lh'yi~ d j wJ~ e[fhn tw'n a[krwn kai; hJ eij~ taujto; sunaivresi~ ajpeirgavsato th;n ejxochvn”, la scelta, come dicevo, dei vertici e la loro concentrazione nello stesso componimento nel medesimo punto ha prodotto l’eccellenza”.

 

 Leopardi, quando tratta di bellezza nello Zibaldone (pp. 3443 - 3444), cita, in greco, i vv. 5 - 6 di questo carme, dopo avere riportato questi della Canzone XIV di Petrarca (Rime , CXXVI, 53 - 55):

"Quante volte diss'io

allor pien di spavento/

"Costei per fermo nacque in paradiso!".

Quindi fa seguire un commento relativo a entrambi gli autori: "E' proprio dell'impressione che fa la bellezza (...) su quelli d'altro sesso che la veggono o l'ascoltano o l'avvicinano, lo spaventare, e questo si è quasi il principale e il più sensibile effetto ch'ella produce a prima giunta, o quello che più si distingue e si nota e risalta."

 

Continua



[1] Il denudamento del seno verrà attribuito da Eschilo al personaggio di Clitennestra che mostra il petto a Oreste per indurlo a compassione:" ejpivsce", w\ pai', tovnde d j ai[desai, tevknon, - mastovn"(Coefore , vv. 896 - 897), fermati, figlio, abbi rispetto di questo seno, creatura. 

[2] Alceo attribuisce al vino (oi\nonlaqikavdea, fr. 96 D. , v. 3) questo aggettivo formato da lanqavnw e kh̃do~.

[3] “Sulla terra sono molte buone invenzioni, le une utili, le altre gradevoli: per esse la terra è amabile. E certe cose vi sono così bene inventate, da essere come il seno della donna: utili e al tempo stesso gradevoli” F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra, p. 252. 

[4] Cfr. Ovidio, Amores, 2, 20, 36: “Quod sequitur, fugio; quod fugit, ipse sequor”. 

[5] Cfr. Orazio: “dulce ridentem Lalagen amabo,/dulce loquentem” (Odi, I, 22, 23 - 24). 

[6] Una dolorosa palpitazione cardiaca per amore, ma del denaro, e per il terrore di perderlo, si trova nell'Aulularia di Plauto, denunciata dall'avaro Euclione:

"Continuo meum cor coepit artem facere ludǐcram

atque in pectus emicare "(626 - 627), subito il mio cuore ha cominciato a fare l'arte del ballerino e a saltare in petto. 

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