Frederic Leighton, Avvampante giugno |
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Argomenti
Ecuba. Segue un’appendice con un confronto tra i
momenti di irrazionalità dell’Andromaca di Omero e quelli che la poetessa Saffo
attribuisce a se stessa. Su Andromaca tornerò riferendo l’interpretazione che
ne dà Euripide, anche a lungo, se richiesta.
Vediamo brevemente un aspetto di Ecuba nell’Iliade.
Segnalo il gesto della madre dolorosa che mostra il petto[1] a Ettore per indurlo a non
affrontare Achille: la vecchia regina, aperta la veste, con una mano solleva il
seno, e prega il figlio di ricordare che gli aveva dato la mammella che fa
scordare le pene: "ei[ potev toi laqikhdeva[2] mazo;n ejpevscon - tw'n mnh'sai" (XXII, vv. 83 - 84)[3].
Ecuba è la
protagonista delle tragedie Ecuba (424) e Troiane (415)
di Euripide.
Ho scritto
due lunghi commenti di queste tragedie e l’intera traduzione delle Troiane.
Se durante il corso all’università Primo Levi mi arriveranno richieste di
raccontare questi miei lavori o di inviarli, ovviamente le soddisferò.
Saffo e Andromaca. Il femminismo di Saffo
Partiamo dal mainovla quvmw/ del v. 18 dell’Ode ad Afrodite di Saffo (1D.) nel folle
cuore, nell’animo pazzo. Ovviamente il verbo è maivnomai, “sono pazzo”.
Riporto qui la mia traduzione:
"Immortale Afrodite dal trono
variopinto,
figlia di Zeus tessitrice di inganni (dolovploke), ti prego
non domarmi il cuore con affanni
né angosce, o signora,
ma vieni qua, se mai anche l'altra volta
udendo la mia voce da lontano
mi desti ascolto, e, lasciata la casa d'oro
del padre, giungesti
aggiogato il carro; passeri belli
ti portavano veloci sopra la nera terra
fitte roteando le ali dal cielo
nel mezzo dell'aria.
Subito giunsero, e tu, o beata,
sorridendo nel volto immortale
chiedesti che cosa soffrissi di nuovo e perché
di nuovo chiamassi
e che cosa più di tutto volevo che mi toccasse
nel folle cuore: "chi debbo ancora
persuadere per te, v.18
in modo da condurla di nuovo al tuo amore? chi ti
fa
torto o Saffo?
E infatti se fugge, presto inseguirà
(kai; ga;r aij feuvgei, tacevw~ diwvxei[4],
se non accetta doni, anzi li farà,
e se non ama, presto amerà
anche se non vuole.
Vieni da me anche ora (e[lqe moi kai;
nu'n), liberami dai
tormentosi
affanni, e quanto il mio cuore
desidera compiere, compilo, e tu stessa
sii alleata".
Strofe saffiche
Il fr. 2D è la parte dell'Ode di Saffo conservata dall'Anonimo trattato di
estetica Sul sublime. del I secolo d. C.
E' forse la poesia più nota di Saffo poiché è stata tradotta da Catullo nel
carme 51.
Cominciamo con il darne una traduzione nostra:
"Quello mi sembra pari agli
dei
essere l'uomo quello che - o[tti" - davanti a te
sta seduto e da vicino ti ascolta
dolcemente parlare a\du fwneivsa"
e sorridere amabilmente - kai; gelaivsa" ijmevroen[5], cosa che a me certo 5
sconvolge il cuore nel petto[6]: 6
appena infatti ti guardo per un momento, allora
non
è permesso più che io dica niente
ma la lingua mi rimane spezzata
ka;m glw'ssa m j e[age
un fuoco sottile subito corre sotto la pelle
e con gli occhi non vedo nulla e mi
rombano le orecchie
e un sudore freddo mi cola addosso, e un tremore
mi prende tutta, e sono più verde
dell'erba, poco lontana dall'essere morta
appaio a me stessa
ma bisogna sopportare tutto
poiché...". strofe saffiche
Qui finisce
la citazione dell'Anonimo Sul
Sublime il quale si chiede (10) dove stia la grandezza di Saffo e
risponde:“Saffo prende le sofferenze che capitano nelle follie amorose dai
fatti conseguenti e dalla verità stessa in ogni occasione. Dove mostra la sua
capacità? Nel fatto che è straordinaria nello scegliere e collegare tra loro i
vertici e gli aspetti di massima tensione”.
Quindi cita
i versi che ho tradotto sopra e ripete che il capolavoro è prodotto dalla
scelta dei momenti più intensi e dal loro collegamento. “ hJ lh'yi~ d j
wJ~ e[fhn tw'n a[krwn kai; hJ eij~ taujto; sunaivresi~ ajpeirgavsato th;n
ejxochvn”, la
scelta, come dicevo, dei vertici e la loro concentrazione nello stesso
componimento nel medesimo punto ha prodotto l’eccellenza”.
Leopardi, quando tratta di bellezza
nello Zibaldone (pp. 3443 - 3444), cita, in greco, i vv. 5 - 6
di questo carme, dopo avere riportato questi della Canzone XIV di
Petrarca (Rime , CXXVI, 53 - 55):
"Quante
volte diss'io
allor pien
di spavento/
"Costei
per fermo nacque in paradiso!".
Quindi fa
seguire un commento relativo a entrambi gli autori: "E' proprio
dell'impressione che fa la bellezza (...) su quelli d'altro sesso che la
veggono o l'ascoltano o l'avvicinano, lo spaventare, e questo si è quasi il
principale e il più sensibile effetto ch'ella produce a prima giunta, o quello
che più si distingue e si nota e risalta."
Continua
[1] Il denudamento del seno verrà
attribuito da Eschilo al
personaggio di Clitennestra che mostra il petto a Oreste per indurlo a
compassione:" ejpivsce", w\ pai', tovnde d j ai[desai, tevknon,
- mastovn"(Coefore ,
vv. 896 - 897), fermati, figlio, abbi rispetto di questo seno, creatura.
[2] Alceo attribuisce al vino (oi\non…laqikavdea, fr. 96 D. , v. 3) questo aggettivo
formato da lanqavnw e kh̃do~.
[3] “Sulla terra sono molte buone
invenzioni, le une utili, le altre gradevoli: per esse la terra è amabile. E
certe cose vi sono così bene inventate, da essere come il seno della donna:
utili e al tempo stesso gradevoli” F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra,
p. 252.
[4] Cfr.
Ovidio, Amores, 2, 20, 36: “Quod sequitur, fugio; quod
fugit, ipse sequor”.
[5] Cfr. Orazio: “dulce
ridentem Lalagen amabo,/dulce loquentem” (Odi, I, 22, 23 - 24).
[6] Una dolorosa
palpitazione cardiaca per amore, ma del denaro, e per il terrore di perderlo,
si trova nell'Aulularia di Plauto, denunciata dall'avaro Euclione:
"Continuo meum cor coepit artem facere ludǐcram
atque in pectus emicare "(626 - 627), subito il
mio cuore ha cominciato a fare l'arte del ballerino e a saltare in petto.
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